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Elezioni in Francia, adesso Sarkozy punta tutto sui voti di Marine Le Pen

Il presidente uscente e il candidato del centrosinistra regoleranno i conti al secondo turno. Decisivi per entrambi il bacino dei voti degli sconfitti. Con Sarko che conta sull'18% incassato dalla zarina del Front national

La sinistra ha vinto (almeno per il momento) in un Paese che resta fondamentalmente, storicamente, irrimediabilmente di destra. E’ la fotografia schizofrenica che esce fuori da questo primo turno delle presidenziali. François Hollande è il favorito del ballottaggio. Ma Sarkozy ha un amplio bacino di elettori più o meno conservatori nel quale pescare consensi. L’iperpresidente è quasi finito. Non del tutto finito.

Analizzare i flussi dei voti al secondo turno rispetto al primo non è facile. Perché (e questo è l’errore che viene spesso commesso dagli analisti francesi) non è che il candidato del primo turno sia “proprietario” dei suoi consensi. Non è che un suo semplice appello a votare per uno dei due contendenti del ballottaggio basti a spostare in toto il proprio elettorato, in un Paese dove la volatilità politica è sempre più alta (un elettore su due ha assicurato di aver cambiato opinione almeno una volta negli ultimi sei mesi). E dove sono andati alle urne al primo turno tanti astensionisti dell’ultima ora: elettori poco convinti. Che potrebbero decidere di cambiare ancora.

Veniamo al dettaglio. Oltre ai voti del primo turno Hollande può contare teoricamente sugli elettori di Eva Joly (Verdi) e di Jean-Luc Mélenchon (estrema sinistra), che gli hanno ufficialmente promesso il proprio appoggio. Nel primo caso si tratta di appena il 2,28% dei voti (e i verdi dovrebbero effettivamente optare tutti per Hollande). L’elettorato di Mélenchon (l’11,3%), invece, è già più composito. Comprende una minoranza di comunisti e i sostenitori della sua formazione, il Front de gauche, vero popolo di sinistra, che dovrebbe confluire verso Hollande. Ma le file di Mélenchon, durante la campagna, si sono arricchite di tanti astensionisti, ceto medio–basso che ha serie difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Taluni con malcelate tentazioni qualunquiste. Non è sicuro che in blocco traslocheranno verso Hollande.

Sull’altro fronte, troviamo Marine Le Pen, la zarina dell’estrema destra. Ha ottenuto il 18%. I suoi elettori? Un gruppo appetibile per Sarkozy. Lei ha detto che il primo maggio dirà loro per chi votare al secondo turno. E’ probabile che, in realtà, non fornirà indicazioni precise, al pari di quanto fatto nel passato del padre. Ma, se ha fissato la scadenza, forse ha in testa di mettere un po’ di pressione sull’iperpresidente. Come per Mélenchon, la Le Pen non è “proprietaria” dei suoi voti. Il nocciolo duro (ma ormai una minoranza) è rappresentato dai militanti del Front National, che storicamente odiano la tradizione gollista dell’Ump, il partito di Sarkozy. E’ lo stesso rapporto che poteva esserci un tempo tra il Movimento sociale italiano e la Democrazia cristiana. Quelli dell’Fn in molti casi preferiscono votare scheda bianca o non presentarsi alle urne pur di non dover scegliere tra le file dell’Ump. Per il resto gli elettori della Le Pen sono ancora parte del ceto medio-basso (in generale con meno cultura rispetto a quelli attirati da Mélenchon), comunque cittadini dalle aspirazioni anti-sistema, arrabbiati con le élites socio-economiche di un Paese ancora oggi ingiusto e ghettizzato. Molti di loro nel 2007 votarono per Sarkozy. Molti di loro fino a pochi giorni fa non volevano andare a votare.

Infine, i centristi di François Bayrou. Si dice che è stato sconfitto. Ma ha comunque strappato il 9,11% al primo turno. Per cinque anni ha fatto la guerra a Sarkozy. Ma di recente ha iniziato a dire che il Presidente è “leggermente migliorato”. Alain Juppé, compare di Sarkozy, ha addirittura aggiunto pochi giorni fa che Bayrou sarebbe “un perfetto primo ministro”. Lui, il diretto interessato, riguardo al ballottaggio non si è ancora pronunciato. “Umanamente mi sento più vicino a Hollande – ha detto -. Programmaticamente, invece, a Sarkozy”. Anche i suoi elettori che, prima di mettere la croce sopra un socialista, ci penseranno più di una volta. Nel passato è solo una minoranza dei centristi che al secondo turno ha votato per il candidato della sinistra. In un Paese che, anche se vincerà Hollande, il superfavorito, resta fondamentalmente, storicamente, irrimediabilmente di destra.