Politica

Via Lenin? E noi paghiamo

Notizia di geografia: Roma è la capitale d’Italia, ha circa tre milioni di abitanti ed è una delle principali città storiche del mondo.

Detto questo, riuscite da soli ad immaginare la quantità di problemi che presenta l’amministrare una metropoli con tali caratteristiche. Ma forse nessuno di noi è in grado neppure di figurarsi l’enormità della sfida che deve affrontare un sindaco, in un momento di drammatica crisi come quello che stiamo vivendo. Tenere ferma la barra per tre milioni di cittadini che contano su di lui per gestire i tempi difficili a cui si va incontro, e senza precipitare nel caos. Una cosa da far tremare i polsi.

Alemanno è talmente compreso nel suo decisivo ruolo, da voler fermamente prendere in mano le questioni salienti della città. La prima di queste, è garantire ai romani la cancellazione di ogni residuo riferimento al comunismo. Non si può affrontare la crisi, il cambio di paradigma, il crollo della civiltà occidentale consentendo che nella topografia cittadina esista ancora via Lenin.

E così, ecco prontamente portato all’attenzione del Consiglio un provvedimento urgentissimo che non fa dormire la notte il sindaco e la cittadinanza tutta: la cancellazione di via Lenin dalle carte geografiche, e il suo nuovo battesimo come “Via dei martiri del comunismo”.

Ora, dovete sapere che via Lenin è una bella strada alberata e un po’ periferica in quel del Portuense. Non ci sono negozi, scuole, palazzi dove abitano migliaia di famiglie le quali, ogni volta che vanno al mare, distribuiscono agli amici conosciuti in spiaggia il vergognoso indirizzo facendo fare una figuraccia al sindaco. A via Lenin c’è praticamente solo e soltanto una cosa: la direzione subprovinciale dell’Inps. Una palazzone enorme pieno di uffici, di impiegati, e di cittadini che vanno a sottoporsi alle consuete trafile. Null’altro, in via Lenin.

Riuscite a dedurre quindi la conseguenza di questo importante gesto contro la piaga comunista? Esatto: l’Inps dovrà cambiare l’indirizzo su tutta la carta intestata, i documenti, i timbri, i moduli, le buste, su ogni e ciascun pezzo di carta con cui traffica e voi sapete da soli che di carta burocratica all’Inps se ne maneggia parecchia.

Chi paga? Noi. Un bell’appaltone per riscrivere da capo tutta la carta dell’Inps, diverse decine di migliaia di euro che i cittadini pagheranno per far contento il sindaco. Ne vale la pena però.

Volete mettere, affrontare la crisi globale senza lo spettro del comunismo al quartiere Portuense?