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Presidenziali francesi, Sarkozy perde pezzi. E il ‘ribelle’ Francois Hollande ringrazia

Il primo turno delle elezioni si avvicina e il presidente in carica è sempre più preoccupato: molti suoi sostenitori storici gli hanno voltato le spalle. Emblematico il caso del predecessore Chirac, che pur di votare Hollande tradirà il suo partito

E’ scoccata l’ora dei traditori. Almeno per Nicolas Sarkozy. Che negli ultimi giorni ha visto ex amici, presunti tali e personalità storiche della destra fare il grande salto. E passare nel campo di François Hollande. Perfino Jacques Chirac, il padrino della tradizione neogollista, avrebbe deciso di mettere la croce sul candidato socialista, già al primo turno delle presidenziali, domenica prossima.

Amara e Hirsch: finita l’epoca dell’ouverture Correva il 2007. E Sarkozy, appena eletto, era il volto umano e anticonformista della destra europea. Parlava di ecologia, di giustizia sociale. Diceva “cose di sinistra”. E attirò nella sua cerchia personalità come Fadela Amara e Martin Hirsch, classificati politicamente a sinistra, diventati così simboli della politica di “apertura” del Presidente. Amara, di origini maghrebine, fondatrice dell’associazione Ni putes ni soumises, un mito per le donne della periferia parigina, venne nominata sottosegretario alla politica urbana. Hirsch, alle spalle una carriera di integerrimo alto funzionario pubblico, già presidente di Emmaus, fedelissimo ai tempi dell’Abbé Pierre, fu nominato allo stesso momento alto commissario alle Solidarietà attive. Praticamente ha rivisto tutta la politica francese degli aiuti sociali.

Entrambi, la Amara e Hirsch, hanno lasciato l’Esecutivo nel 2010, dopo aver lottato non poco per imporre i loro punti di vista. Ebbene, a pochi giorni dal primo turno hanno detto chiaramente, ognuno per conto suo, che voteranno per Hollande. “E’ qualcuno che conosco, è un amico”, ha detto la paladina dei figli degli immigrati. “Ho sempre pensato che fosse il più intelligente a sinistra – ha aggiunto – E tutti quelli che sono attaccati ai valori della giustizia sapranno chi votare”. Quanto a Hirsch, un referente per una certa borghesia cattolica progressista, ha ammesso che già da un anno il candidato socialista gli chiede consigli per la politica sociale. “Non attendo nessuna ricompensa dalla mia presa di posizione”. Sarkozy ha subito commentato in modo piccato le esternazioni di Hirsch: “Era proprio il momento di farlo? E’ davvero elegante tutto questo? E’ un problema che bisognerebbe porre a Martin Hirsch. Io non ho altro da aggiungere”.

E tra ambiguità e omissioni, Chirac strizza l’occhio a HollandeAncora più scalpore destano le voci che girano intorno all’ex Presidente, predecessore di Sarkozy. Mentre la moglie, Bernadette Chirac, appare indefessa in diversi comizi del suo caro Nicolas, appoggiandolo con convinzione, l’anziano consorte, ormai malato, ma ancora con una popolarità sorprendente presso il francese medio, ha preso la decisione opposta: tradirebbe il suo partito (e quello di Sarkozy), l’Ump, per votare Hollande, già al primo turno. Lo ha assicurato Jean-Luc Barré, storico e scrittore, uomo della destra, molto amico di Chirac, che con lui condivide la stessa decisione rispetto a queste presidenziali. Altre indicazioni nello stesso senso sono arrivate dal clan Chirac, che, però, ufficialmente ha smentito l’eventualità, senza negarla, né confermarla.

E’ comunque risaputo che Chirac nutra molto rispetto per Hollande, mentre non abbia mai potuto sopportare Sarkozy. Questa inimicizia iniziò quando il giovane Nicolas si fece eleggere sindaco della sua città, Neuilly-sur-Seine, contro il volere di Chirac. Quanto a Hollande, già negli anni Ottanta sbarcò, catapultato da Parigi, nella Corrèze, la provincia da dove proviene il politico neogollista. A più riprese proprio lì Hollande è stato eletto deputato. E, dopo un’iniziale diffidenza, già molti anni fa Chirac iniziò ad apprezzarlo: soprattutto per la sua moderazione, rispetto ad altri compagni di partito. Oggi Hollande cavalca l’onda anti-finanza della crisi. Gioca a tratti la carta del ribelle. Ma il vecchio Chirac sa bene che in campagna un candidato può dire di tutto. Pur di vincere.