Politica

Ue, Sonia Alfano eletta presidente della Commissione speciale antimafia

La eurodeputata: "Una chiara manifestazione di volontà del parlamento per l'attuazione della politica contro la criminalità organizzata". La sua attività comincia dopo l'assassinio del padre, giornalista d'inchiesta ucciso dalle cosche nel 1993. Nel 2008 costituisce l'Associazione nazionale familiari vittime di mafia

Sarà Sonia Alfano, eurodeputata indipendente eletta nella lista dell’Italia dei valori, la presidente della Commissione speciale antimafia (Crim) del Parlamento europeo, costituita ufficialmente oggi a Strasburgo. Siciliano anche uno dei quattro vicepresidenti, Rosario Crocetta (Pd), e il relatore Salvatore Iacolino (Pdl). Gli altri vicepresidenti sono il verde portoghese Tavares, il conservatore britannico Kirkhope e il danese della Sinistra unita Soendergaard. Sono stati nominati tutti all’unanimità dai 45 membri della Commissione contro criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio. L’elezione, secondo la Alfano, è “una chiara manifestazione di volontà del parlamento per l’attuazione della politica antimafia europea”.

Il mandato della Crim avrà la durata di un anno, rinnovabile per una sola volta. L’obiettivo è quello di predisporre un piano di contrasto a livello europeo, con la previsione di un testo unico antimafia puntando in particolare ad aggredire i patrimoni criminali e contrastare corruzione e riciclaggio. Il capogruppo Pdl, Mario Mauro, ha affermato che l’istituzione della Crim “riconosce il carattere transnazionale del crimine organizzato”. “Siamo certi – ha aggiunto – che il riconoscimento del modello italiano, consentirà anche in Europa un intervento organico sull’aggressione ai patrimoni della criminalità organizzata”.

La Alfano per quasi quindici anni è stata funzionario della Regione siciliana, nel dipartimento di Protezione civile; venne assunta in Regione per chiamata diretta, in virtù della normativa in favore dei familiari delle vittime innocenti di mafia. L’8 maggio del 1993 infatti perse il padre Beppe, giornalista assassinato dalle cosche a causa delle sue numerosissime inchieste “scomode”.

Da quel giorno la Alfano comincia la sua battaglia contro la criminalità organizzata. Nel gennaio del 2003 denuncia i depistaggi nelle indagini riguardanti la morte del padre ed il coinvolgimento, nell’assassinio, dei servizi segreti italiani. Pochi giorni dopo la denuncia pubblica, la Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Messina, decide di riaprire le indagini, che sono ancora in corso. Nel 2006 chiede lo scioglimento del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto per infiltrazioni mafiose (è notizia di oggi che gli uffici del ministero dell’Interno stiano ancora valutando la documentazione trasmessa). Nel 2007, insieme a Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, scrive al presidente della Repubblica per chiedere il trasferimento del ministro della Giustizia Clemente Mastella perché il Guardasigilli aveva a sua volta chiesto il trasferimento del pm Luigi de Magistris, titolare dell’inchiesta Why Not. Nel febbraio del 2008, insieme ad altre 40 persone, costituisce l’Associazione nazionale familiari vittime di mafia.