Cronaca

Inchiesta sulla sanità lombarda, si consegna il presidente della fondazione Maugeri

Umberto Maugeri è rientrato oggi da un viaggio in India. E' destinatario di un'ordinanza ai domiciliari. La procura di Milano lo accusa di aver concorso nella sottrazione di 56 milioni di euro dalle casse della fondazione. Formigoni "La giunta regionale non c'entra nulla"

Umberto Maugeri, presidente dell’omonima fondazione con sede a Pavia e che gestisce cliniche in tutta Italia , si è costituito. Era destinatario di un provvedimento di arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della procura di Milano che indaga per la presunta sottrazione di 56 milioni di euro dalle casse dell’ente. Per lui il gip ha disposto una misura cautelare lieve in ragione della sua età, è infatti ultrassettantenne.

Secondo alcuni atti dell’indagine, l’attività di distrazione del patrimonio sarebbe addirittura cominciata “nel 2000” e “numerosi dati” raccolti dagli investigatori “sembrano suggerire un importo ancor più allarmante rispetto alla somma di oltre 50 milioni finora accertata, e cioè vicino ai 70 milioni di euro”.

Maugeri è rientrato in Italia e, come è stato riferito da fonti legali, si è presentato negli uffici della Guardia di Finanza. Tra gli arrestati nell’ambito dell’inchiesta, figura l’ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Antonio Simone. Gli ordini di custodia cautelare hanno colpito anche diversi dirigenti della fondazione, tra cui Costantino Passerino, direttore amministrativo della fondazione e Pierangelo Daccò, già in carcere per il crac del San Raffaele. Sono scattate le manette anche per il consulente Gianfranco Mozzali, il commercialista Claudio Massimo.

Le accuse sono, a vario titolo, associazione a delinquere aggravata dal carattere transazionale e finalizzata al riciclaggio, appropriazioni indebite pluriaggravate, frode fiscale ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

I fatti contestati vanno dal 2004 al 2011. A tutti è contestata l’associazione a delinquere transnazionale finalizzata al riciclaggio, appropriazioni indebite, frodi e emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il solo Daccò deve rispondere alcune attribuzioni fittizie di beni (tra Milano, Lussemburgo, Lugano, Vienna). La stessa ipotesi di reato è stata attribuita a Passerino, Mozzali, Massimo e Maugeri. Per Simone l’accusa è riciclaggio (dal 2004 al 2011), mentre il solo Massimo è anche accusato di emissione di false fatture.

Intanto oggi Roberto Formigoni ha voluto precisare che: “Non esiste nessun legame tra le vicende emerse e le responsabilità di Regione Lombardia. Nell’indagine sulla Maugeri non è indicata nessuna responsabilità di persone o strutture rappresentanti delle Regione stessa. Sono speciosi e offensivi anche i riferimenti ad un ex assessore regionale quando non sia specificato che egli operò oltre 20 anni fa, nella fase politica precedente”. Ma Antonio Simone, in una dichiarazione spontanea resa ai magistrati il 27 gennaio scorso dice: “Lasciai la politica perchè non volevo mescolare i profili personali e politici con Formigoni con il quale avevo uno strettissimo legame personale”.

Intanto dai dati raccolti nell’inchiesta emerge un particolare: l’ex assessore alla sanità della Regione Lombardia e l’uomo d’affari Pierangelo Daccò, il 5 agosto 2004, in un solo giorno, tramite la compravendita della Residenza Sanitaria Assistita (Rsa) di Via Camaldoli, in zona Lambrate, “hanno realizzato una indebita plusvalenza di 5 milioni e mezzo di euro ai danni della stessa Fondazione”.

I due avrebbero acquistato nello stesso giorno un immobile per 3 milioni e 771 mila euro per rivenderlo all’ente a 9 milioni e 271mila euro.  “Preciso – aveva spiegato Simone il 3 febbraio scorso – che i 5.5 milioni di euro sono stati divisi in parti uguali tra me e Daccò”.