Giustizia & Impunità

Caso Belsito, spunta il nome di Brancher L’uomo che riunì Berlusconi e Bossi

Lo storico collaboratore di Fininvest, ministro per 17 giorni e condannato in via definitiva per appropriazione indebita e ricettazione secondo l'accusa ha ricevuto almeno 150mila euro da Bonet, uomo di fiducia dell'ex tesoriere leghista

Spunta anche il nome di Aldo Brancher nell’inchiesta sull’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito. Secondo quanto rivela l’Espresso Brancher, vicinissimo a Silvio Berlusconi dai tempi della Fininvest, personalità di collegamento tra i partiti dell’ex presidente del Consiglio e il Carroccio, avrebbe ricevuto almeno 150mila euro da Stefano Bonet, detto lo “shampato”, imprenditore veneto indagato insieme a Belsito. Brancher, condannato definitivamente per appropriazione indebita e ricettazione, ha fatto registrare anche un record per essere stato aver guidato un ministero della Repubblica per il periodo più breve della storia: 17 giorni. Gli furono date da Berlusconi, nell’estate del 2010, le deleghe all’attuazione del federalismo. Giusto il tempo di chiedere il legittimo impedimento al suo processo perché “doveva riorganizzare il ministero” (fu smentito dal Quirinale che segnalò che il suo era un ministero senza portafoglio e quindi non c’era nessuna struttura da riorganizzare). A quel punto Brancher rinunciò al legittimo impedimento e, travolto dalle polemiche, si dimise.

Come spiega l’Espresso Brancher, ex sacerdote, già nella Fininvest negli anni Ottanta: arrestato per mazzette all’ex ministro De Lorenzo e al Psi di Craxi, resta tre mesi a San Vittore: i giudici lo accusano di coprire i vertici del Biscione, ma lui giura di aver fatto tutto da solo. Quindi risarcisce 300 milioni di lire e conquista la prescrizione.

E’ lui a riavvicinare Berlusconi e Bossi in vista delle elezioni del 2001, dopo lo strappo del 1994. Brancher diventa parlamentare e smette di pagare: da allora le tangenti le incassa. Il banchiere Giampiero Fiorani confessa di aver “comprato il suo appoggio politico” versandogli “almeno 827 mila euro”. Fiorani aggiunge di avergli consegnato “anche una busta di soldi per Roberto Calderoli, che aspettava nell’altra stanza”. Il ministro leghista però nega – racconta ancora l’Espresso – ed è proprio Brancher, smentendo Fiorani, a far assolvere Calderoli.

Nel marzo 2011 si vede confermare in Cassazione la condanna a due anni (coperti dall’indulto) per i soldi rubati alla Banca Popolare di Lodi. Tre settimane dopo, Berlusconi e Tremonti lo nominano al vertice di un nuovo ente parastatale, chiamato Odi, con 160 milioni di euro da distribuire tra i comuni di confine con il Trentino. A rivelarlo fu proprio l’Espresso, che nell’agosto scorso documentò anche il suo legame con l’allora sconosciuto Bonet: Brancher lo presenta ai sindaci veneti come il “consulente privato” che con la sua società Po.la.re. può aiutarli a “ottenere fondi pubblici”. L’inchiesta giornalistica svela anche un aggancio con le feste pirotecniche organizzate da Brancher come presidente dell’associazione dei comuni del Lago di Garda. Ora si scopre che proprio Bonet con la sua Po.la.re. è sotto accusa nell’inchiesta Belsito come regista di una truffa napoletana che, attraverso finti progetti di ricerca, avrebbe garantito indebiti rimborsi statali a società come la Siram.