I killer di un agguato di camorra incastrati dal sistema interno che loro stessi avevano piazzato all'interno della loro roccaforte: le telecamere hanno ripreso tutto, dalla preparazione fino all'avvenuta esecuzione della vittima
I Gionta lo hanno chiamato per stanarlo, perché così potranno seguirlo e ammazzarlo senza difficoltà, in pieno giorno, alle 13.30 circa, a poca distanza dal Tribunale, lungo via Nazionale a Torre del Greco. Quell’omicidio è un favore del clan di Torre Annunziata ai Birra-Iacomino di Ercolano, la cosca degli Ascione-Papale. Merlino viene inseguito e ucciso con due proiettili calibro 9 nella regione scapolare destra. Le telecamere interne di Palazzo Fienga riprendono anche il ritorno del commando e le manifestazioni di giubilo del clan per l’omicidio appena compiuto. Scene che secondo il Gip di Napoli, Antonella Terzi, firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare a carico degli 11 presunti responsabili dell’omicidio (già in carcere per altri reati), meritano un solo aggettivo: “Raccapriccianti”.
Gli autori dell’assassinio di Merlino sarebbero probabilmente rimasti ignoti per sempre se i Gionta – scrive il Gip – “non avessero offerto su un piatto d’argento la prova documentale della loro colpevolezza”. In quell’hard disk. Nascosto dietro a un muro eretto nella roccaforte camorristica. La cui stuccatura di colore diverso insospettisce i carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata, agli ordini del capitano Alessandro Amadei, che il 19 novembre 2009 stanno compiendo una perquisizione. Un militare decide di martellare e bucare il muro. E scopre il sistema di videosorveglianza, connesso a una rete di cavi video ramificata e ben nascosta all’interno delle pareti del fabbricato. Con una operazione di riversaggio dei file, e conversione, le immagini diventano visibili anche sui comuni personal computer. E sono ora memorizzate in un dvd agli atti dell’inchiesta della Dda di Napoli.