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India, sospese le trattative per la liberazione dei due turisti italiani

la decisione è stata presa dal governo dell'Orissa - uno degli stati più poveri dell'India, nell'est del Paese, grande metà dell'Italia e con poco meno di 42 milioni di abitanti - dopo che i guerriglieri maoisti nei giorni scorsi hanno ucciso uno poliziotto e soprattutto dopo il sequestro, avvenuto questa mattina, di un membro del parlamento locale

Si complica la vicenda dei due turisti italiani rapiti dai guerriglieri maoisti nello stato indiano dell’Orissa. Il principale negoziatore incaricato dal governo locale di trattare con i guerriglieri ha infatti detto oggi che “il dialogo è sospeso”. Secondo Un Behera, la decisione è stata presa dal governo dell’Orissa – uno degli stati più poveri dell’India, nell’est del Paese, grande metà dell’Italia e con poco meno di 42 milioni di abitanti – dopo che i guerriglieri maoisti nei giorni scorsi hanno ucciso uno poliziotto e soprattutto dopo il sequestro, avvenuto questa mattina, di un membro del parlamento locale. Quest’ultimo sequestro non è stato rivendicato dai guerriglieri, ma per il governo dell’Orissa non ci sono dubbi: “Due episodi sfortunati hanno deteriorato il clima di dialogo con i delegati dei maoisti – ha detto Behera in una conferenza stampa a Bubanheswar, capitale dell’Orissa – Per questo abbiamo deciso di sospendere le trattative, fino a nuovo annuncio”.

Non dissimile la comunicazione diffusa dai due delegati dei maoisti, B.D. Sharma e Dandapani Mohanty: “Abbiamo la sensazione che questa sia diventata la parodia di un negoziato di pace per cui abbiamo suggerito che si andasse verso la sospensione delle trattative”.

Fino a questo momento, invece, tutto sembrava avviato nella direzione giusta, tanto che in un precedente comunicato i delegati maoisti avevano lasciato intendere ieri sera che la trattativa per la liberazione di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo avrebbe potuto concludersi addirittura oggi. Poi il sequestro del deputato Jhina Hikaka ha fatto precipitare la situazione. Hikaka è stato rapito nella stessa zona dove sono stati sequestrati i due italiani, ma il suo rapimento potrebbe essere una iniziativa “autonoma” di un gruppo locale della guerriglia, almeno a giudicare dalle reazioni che ha provocato. Secondo il Times of India, infatti, i due delegati alla trattativa con il governo, hanno rivolto un appello ai guerriglieri affinché liberino immediatamente sia il deputato sia i due italiani.

Inoltre, secondo l’emittente indiana Times Now, anche il presunto leader della guerriglia maoista nell’Orissa, Sabyasachi Panda, avrebbe lanciato un appello per il rilascio immediato del deputato, avvenuto in un momento sbagliato proprio viste le trattative per i due italiani. Tra le 13 richieste dei guerriglieri c’è anche la liberazione di cinque detenuti maoisti dalle prigioni dell’Orissa, tra essi, la moglie di Panda, Subhashree. Anche per facilitare le trattative, Panda aveva dichiarato un cessate il fuoco, che però non è stato rispettato da almeno uno dei gruppi della guerriglia. Panda ha criticato il governo locale per non essere riuscito ancora a rispettare le condizione poste dai maoisti per il rilascio di Bosusco e Colangelo, ma il chief minister (governatore) dello stato, Naveen Patnaik, ha detto le trattative potrebbero riprendere presto.

Da quello che risulta alla polizia dell’Orissa, ha detto Patnaik, al rapimento del deputato avrebbero preso parte un centinaio di guerriglieri e la polizia locale, assieme alle unità paramilitari, ha lanciato una caccia all’uomo per individuare i guerriglieri. “Non ci risulta che sia stata fatta alcuna rivendicazione – ha detto il capo della polizia Jadin Pradhan ai media locali – Né che sia stata avanza alcuna richiesta, ma sospettiamo che siano stati i maoisti”. Hikaka, che è dello stesso partito del chief minister, viaggiava assieme alla sua scorta in una zona a cinquecento chilometri a sud dalla capitale dello Stato. Paolo Bosusco e Claudio Colangelo sono stati rapiti il 17 marzo scorso e due degli ultimatum posti dai guerriglieri sono già scaduti senza che ci fosse però alcuna conseguenza.

di Joseph Zarlingo