Diritti

Messico: l’omofobia si combatte anche sul bus

Essere gay a Città del Messico non è esattamente una passeggiata di salute, considerato l’ambientino machista, le continue offese omofobe di gran lunga più comuni che in Italia, l’omosessualità vista come una malattia, una disgrazia, una condanna.

È per questo che nella città più popolosa d’America si fa educazione sessuale e di genere nei mezzi pubblici. Nel Metrobus, orgoglio del trasporto su gomma cittadino, che trasporta ogni giorno centinaia di migliaia di persone, negli schermi su cui passano canzoni pop e messaggi pubblicitari, vengono trasmessi clip di educazione civica al rispetto della diversità. Si spiega, con tanto di interviste a esperti, come il concetto di normalità sia molto più ampio di quello che si crede, transgender e transessuali raccontano la loro storia, si ricorda come la laicità e il rispetto siano un valore.

Potrà sembrare un dettaglio, ma è anche attraverso queste piccole accortezze che si percepisce lo sforzo di un paese di superare l’arretratezza e di combattere l’ottusità. Comparare gli interventi televisivi di personaggi come Giovanardi o Scilipoti, che sviliscono continuamente l’intelligenza e contribuiscono all’arretratezza sociale e culturale del nostro paese, con queste piccole perle di educazione civica mette in evidenza una volta di più la deriva fascistoide del nostro paese e lo sforzo a volte sovrumano di un paese come il Messico, considerato per molti aspetti un inferno, con le sue violenze, la sua corruzione, i suoi 50mila morti ammazzati, che almeno ci prova, e ci prova nei luoghi pubblici, nei luoghi dove le persone trascorrono ore della giornata, e ci prova nella forma, oltre che nella sostanza.

È impensabile, nella capitale del secondo paese con il maggior numero di cattolici al mondo, che nei mezzi di comunicazione figure pubbliche facciano affermazioni e “provocazioni” così offensive che ricordano così da vicino le argomentazioni naziste.

Mi è capitato di pensare a questo proprio ieri, vedendo un notiziario, in cui si parlava dell’imminente arrivo del Papa in terra messicana. Sarà una coincidenza, sarà perché alla sua età e nelle sue condizioni fisiche non è consigliabile soggiornare in una città a 2200 metri di altezza, ma Joseph Ratzinger non metterà piede nella capitale, in cui i gay si possono sposare e le donne possono abortire. Farà quindi il suo viaggio pastorale nella parte più retrograda, conservatrice e fondamentalista del Paese, lo stato di Guanajuato, dove incontrerà persone più affini ai discorsi che sente in Italia, magari accompagnato proprio da Giovanardi e Scilipoti, nella veste di paladini delle sane tradizioni e dei valori che fanno dell’Italia il paradiso in cui tutti vorrebbero vivere. Tranne gli italiani.