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India, i sequestratori degli italiani trattano ma fissano un nuovo ultimatum

I rapitori vogliono risposte entro domani sera. Oggi hanno annunciato il cessate il fuoco unilaterale e designato tre mediatori, dopo aver fatto recapitare un documento con 13 condizioni al governo locale. Nel messaggio il tour operator Bosusco viene accusato di sfruttare le ricchezze della zona per il proprio tornaconto

Paolo Bosusco, uno dei due italiani rapiti dai maoisti in India

Il governo dell’Orissa ha ricevuto dai ribelli maoisti un documento con 13 condizioni da adempiere per il rilascio di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, i due turisti italiani rapiti in India mercoledì scorso da gruppi combattenti maoisti. Si tratta di un primo contatto, dopo alcune ore di silenzio, tra diplomazia indiana e guerriglieri dopo l’ultimatum dei sequestratori e il successivo appello del chief minister Naveen Patnaik, il capo del governo della regione, che dalle tv locali ha chiesto ai rapitori di rilasciare gli italiani. Il documento segue proprio la disponibilità di Patnaik a trattare.

I maoisti hanno annunciato il cessate il fuoco unilaterale in Orissa e designato tre mediatori che si occuperanno del rapimento di Bosusco e Colangelo, tuttavia i ribelli hanno spostato a domani sera l’ultimatum – sospeso da domenica sera – per l’accettazione delle 13 richieste per il rilascio dei due italiani. Come avevano fatto una prima volta dopo il rapimento i rapitori hanno fissato una scadenza molto vicina per le loro richieste, rinnovandolo di appena 48 ore.

Nel messaggio, secondo una fonte dell’Ansa, i sequestratori rivolgono un appello ai guerriglieri che operano negli Stati indiani confinanti con l’Orissa a non usare violenza. I mediatori sarebbero Narayan Sanyal, leader maoista in carcere nello Stato di Jharkhand; Dandapani Mohanty, già nel ruolo in un sequestro del 2001, e Biswapriya Kanungo, avvocato ed attivista per i diritti umani.

Le 13 condizioni per il rilascio. Molte delle 13 richieste avanzate dai sequestratori, secondo quanto riporta il quotidiano Hindustantimes riguardano il rilascio di persone arrestate o sotto processo nell’ambito dello scontro tra polizia e ribelli comunisti, con una lunga lista di nomi di appartenenti al Partito indiano comunista o leader dei cosiddetti “movimenti contro la requisizione della terra”. Tra le altre condizioni i maoisti hanno chiesto che le tribù non siano “merce per i turisti e le aree tribali non sono fatte per il turismo: il governo statale deve annunciarlo chiaramente e deve arrestare e punire chi viola certe regole”, “fermare l’operazione Green Hunt (l’offensiva lanciata alla fine del 2009 dalle truppe governative contro le postazioni dei maoisti in cinque Stati, tra cui l’Orissa, cosa che il governo ha già annunciato di aver fatto), “smantellare immediatamente tutti i posti di polizia, tranne le stazioni già esistenti e creare un’atmosfera favorevole al dialogo sui problemi della popolazione”, “ritirare l’interdizione del Partito comunista indiano e di tutte le altre organizzazioni del popolo, “non demolire lo statuto speciale delle tribù e garantire lo stesso statuto speciale a quelle tribù che ne sono ancora prive”, “fornire acqua potabile a tutti i villaggi dell’Orissa, irrigazione a tutte le terre, strutture mediche e ospedaliere gratuite. Fornire istruzione gratis a tutti gli studenti fino alle superiori”.

Terzi: “L’obiettivo è l’incolumità degli ostaggi”. L’ “assoluta necessità” che ogni iniziativa assunta da parte indiana abbia come “obiettivo prioritario anzitutto la tutela della sicurezza e dell’incolumità” dei due cittadini italiani rapiti in India è stata sottolineata, in una conversazione telefonica, dal ministro degli esteri Giulio Terzi al collega di New Delhi Krishna. Durante il colloquio telefonico, si è appreso ancora alla Farnesina, il ministro Krishna ha aggiornato il titolare della Farnesina sugli ultimi sviluppi sul rapimento dei nostri due connazionali nello stato indiano dell’Orissa, confermando il massimo impegno delle autorità indiane, a livello federale e statale, per una positiva soluzione del caso. I due ministri hanno convenuto di mantenersi in stretto contatto.

Le condizioni dei rapitori. Emerge, intanto, che i maoisti avrebbero chiesto di stabilire un immediato divieto di ingresso per turisti e stranieri nella zone tribali. Lo scrive The Times of India, che fa anche un importante aggiornamento dello stato della trattativa: secondo fonti locali il governo dell’Orissa sarebbe già in contatto con un mediatore per continuare il negoziato e i maoisti hanno confermato che entrambi gli ostaggi stanno bene. Quel che è certo è che le autorità dello Stato hanno assicurato di aver intensificato gli sforzi per il rilascio degli ostaggi. Oltre alla disponibilità al dialogo, peraltro, il governo centrale ha ordinato a New Delhi la sospensione delle attività militari anti-guerriglia nell’ambito dell’operazione Green Hunt, lanciata tempo fa proprio nei confronti dei ribelli. Ma questi hanno posto sul tavolo un pacchetto di 13 richieste per giungere al rilascio di Bosusco e Colangelo, fra cui la liberazione di tre leader del Partito comunista dell’India: Gananath Patra, Subhashree Panda (moglie del leader in Orissa, Sabyasachi) e Junus Pradhan.

I maoisti per portare avanti il negoziato starebbero facendo pressione sul governo perché venga aperto una zona di transito ‘safe’ per i guerriglieri. I guerriglieri – che hanno fermato i due italiani mentre fotografavano donne che facevano il bagno in un fiume – accusano i turisti di trattare le popolazioni locali “come scimmie”. Nell’elenco di richieste presentate al governo per il rilascio dei due ostaggi, il tour operator Bosusco viene accusato di sfruttare le ricchezze della zona per il proprio tornaconto.

L’ambasciatore: “Il governo locale fa sul serio”. “Ho la sensazione che ci sia davvero la volontà di un forte impegno da parte del governo locale e questo mi conforta” ha spiegato con ottimismo, in un’intervista al Messaggero, l’ambasciatore italiano a Nuova Delhi Giacomo Sanfelice, che si dice “fiducioso” sulla trattativa avviata con i maoisti che hanno rivendicato il rapimento dei due italiani. “Questi gruppi di opposizione armata hanno sempre seguito e rispettato un modello di trattativa, cosa che ci è stata confermata dalle autorità dell’Orissa- aggiunge Sanfelice – Il chief minister mi ha assicurato che l’offerta del governo ai maoisti di una pubblica trattativa è il passo fondamentale per avviare il dialogo”.

“Spaventati, ma stanno bene”. I due italiani rapiti dai ribelli maoisti Naxaliti a Kandhamal, nello Stato indiano del’Orissa, sono “spaventati ma stanno bene”: lo ha assicurato uno dei due indiani presi in ostaggio con loro, il 28enne Santosh Maharana, che poi e’ stato rilasciato insieme al suo connazionale. “I maoisti ci hanno trattato bene: non ci hanno picchiato e ci hanno anche dato cibo da mangiare”, ha detto alla stampa indiana l’ostaggio rilasciato. “Entrambi i turisti italiani sono spaventati ma stanno bene e hanno rivolto un appello, attraverso la nostra voce, perche’ sia garantito velocemente il loro rilascio”. Entrambi gli indiani sono adesso liberi, mentre Paolo Bosusco e Claudio Colangelo rimangono nelle mani dei maoisti.

I vescovi di Orissa: “Liberateli”. Un appello ai rapitori è arrivato anche dai vescovi dell’Orissa chiedono il“rilascio immediato” e “senza violenza” dei due italiani rapiti dai ribelli maoisti. Monsignor John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar e presidente della Conferenza episcopale cattolica dell’Orissa, lancia un appello tramite l’agenzia missionaria Asianews: “Speriamo che la macchina del governo e le persone di buona volontà facciano il possibile per liberare gli ostaggi – afferma – Le nostre preghiere più sincere vanno alle due vittime italiane e alle loro famiglie”. Tra gli altri leader cristiani, Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians, definisce il sequestro “un gesto odioso” ed esorta le autorità dell’Orissa ad adottare “tutte le misure necessarie” per liberare i due rapiti. Tuttavia nota che il rapimento “solleva molte domande sulla situazione di ordine pubblico in quest’area, dove i disordini all’interno delle comunità sono molto comuni”. Il distretto di Kandhamal infatti è stato teatro dei sanguinosi pogrom anticristiani del 2008, perpetrati da gruppi del movimento ultranazionalista indù del Sangh Parivar. Sostenuti dal governo del Bharatiya Janata Party, questi gruppi hanno rivolto le loro violenze soprattutto sui tribali e dalit cristiani.