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Olanda, nuovo scandalo pedofili nella Chiesa “Le vittime dei religiosi venivano castrate”

Un giornale di Rotterdam sostiene di avere prova di una decina di casi. Ma il rapporto di una commissione sugli abusi sessuali non ha parlato né di questo né delle coperture di un primo ministro degli anni Sessanta. Così della vicenda si occuperà il Parlamento

Wim Deetman, capo della commissione d'inchiesta che in Olanda ha indagato sugli abusi sessuali sui minori da parte di preti e monaci

La Chiesa cattolica torna sotto i riflettori dei media per i casi di pedofilia. A riaprire una storia che sembra non avere mai fine è stato questa volta il quotidiano olandese Nrc Handelsblad. Il giornale di Rotterdam sostiene di aver raccolto prove che indicano la responsabilità della Chiesa olandese in una decina di casi di castrazione di minori avvenuti negli anni Cinquanta. Della vicenda si occuperà ora anche il Parlamento.

La prossima settimana i deputati olandesi interrogheranno e ascolteranno Weim Deetman, capo della commissione d’inchiesta indipendente che ha indagato per quasi due anni sui casi di abusi sessuali avvenuti nel Paese, ma che nel suo rapporto conclusivo non ha fatto alcun cenno a episodi di castrazione. Le prove più evidenti – documenti giudiziari, referti medici, lettere di avvocati e corrispondenza privata – che sarebbero state raccolte dal quotidiano riguardano la vicenda di Henk Heithuis, un sedicenne che nel 1956 denunciò alla polizia di aver subito abusi da parte di preti. Ma successivamente, secondo la ricostruzione del giornale, il giovane fu affidato a un ospedale psichiatrico cattolico dove venne castrato apparentemente a causa del suo comportamento omosessuale. Episodi analoghi sarebbero avvenuti con l’intento di scoraggiare altre vittime a denunciare gli abusi subiti.

Per Nrc Handelsblad, la commissione Deetman, istituita su iniziativa della stessa Chiesa cattolica, sarebbe venuta a conoscenza delle castrazioni nel 2010. Nel denunciare che circa 800 tra preti e monaci si sono resi responsabili di abusi su minori affidati alle loro cure tra il 1945 e il 1985, ha però omesso di farvi esplicito riferimento. Come avrebbe “dimenticato” di parlare della vicenda di Vic Marijnen, rampante politico cattolico che nel 1963 sarebbe poi diventato primo ministro. E che nel 1958 si adoperò per evitare che alcuni preti accusati di aver commesso abusi sessuali su bambini finissero in prigione. Lo stesso Marijnen, ricorda il giornale di Rotterdam,  era il responsabile della casa per l’infanzia dove Heithuis e altri ragazzi subirono violenze fino al 1959.

La commissione Deetman si è difesa dalle accuse sostenendo di non aver inserito nel suo rapporto alcun riferimento a casi di castrazione di minori vittime di abusi perchè aveva elementi troppo scarsi per procedere ad ulteriori indagini. E di non aver parlato del caso Marijnen perchè “troppo facilmente identificabile” (nel documento, in nome della privacy, molte identità sono rimaste anonime). Tutto ciò ha riaperto il dibattito sulla necessità di svolgere un’inchiesta parlamentare sugli abusi sessuali, così come avvenuto in Irlanda e Belgio. Una prospettiva a cui il governo di minoranza di Mark Rutte formato da conservatori e cristiano-democratici (con il sostegno esterno dello xenofobo Wim Wilders) si è però finora opposto.