Società

Anti-salutismo: <br> un dibattito superato

Mi è capitato recentemente di partecipare ad un talk show televisivo insieme a Pierangelo Dacrema, autore del libro “Fumo, bevo e mangio molta carne”.

Dacrema di mestiere fa l’economista ma in questo caso si avventura in un nuovo territorio, con un libro dal titolo e dai contenuti provocatori che è una sorta di ribellione istintiva a quello che lui percepisce come un insopportabile e invadente attacco dei talebani della salute alle sue scelte di vita.

Pur non condividendone l’impostazione di base credo che il libro di Dacrema possa essere uno spunto interessante per innalzare il livello della discussione sulla salute che è senza dubbio un argomento più complesso di come spesso viene descritto dal dibattito ormai superato tra salutismo e anti-salutismo. Oltre ad invocare, maggiore tolleranza e atteggiamenti meno dogmatici e giudicanti da parte di chi promuove una vita sana, Dacrema mette in gioco giustamente il concetto di piacere che rimane il primum movens della maggior parte delle nostre scelte. E’ senza dubbio vero che le scelte che non portano ad un certo grado di piacere possono diventare sacrifici intollerabili nel tempo ma allo stesso tempo è sbagliato supporre che vivere in modo più sano possibile significhi non godersi la vita. Scegliere la salute non equivale a rinunciare ad ogni piacere ma semplicemente a cambiare la scala delle proprie priorità per passare da un piacere immediato ad uno a lungo termine, da una veloce scarica di energia ad un’energia sostenibile sul piano individuale e collettivo. Un pò come abbandonare fonti di energia inquinanti per abbracciare la pulizia delle rinnovabili, senza per questo dover rinunciare all’energia stessa.

La tosse dopo aver fumato troppo il giorno prima, il mal di testa dopo aver bevuto eccessivamente alla serata con gli amici o l’incidente in macchina dopo aver goduto dell’ebrezza della velocità sono esempi di piaceri immediati seguiti da successivi dispiaceri di gravità variabile. L’elenco potrebbe essere molto più lungo.

Un altro argomento frequente di chi non vuole sentire parlare di prevenzione è che non vale la pena fare alcun sacrificio perché tanto prima o poi moriamo tutti. Meglio vivere come si vuole, ci dicono, e morire prima. Peccato però che di mezzo ci sia la malattia non necessariamente la morte. Una variabile non da poco che può farci entrare in una spirale di sofferenze.

La verità è che la nostra impotenza di fronte alla morte ci obbliga ad accettarla ma non ci permette affatto di scegliere come morire e tantomeno di cosa ammalarci. Non badare alla propria salute non equivale affatto ad essere più liberi ma aumenta semplicemente il rischio di ammalarsi e un malato è certamente meno libero di una persona sana di fare ciò che vuole.

Il menefreghismo e la leggerezza nei confronti della malattia tengono solo fino a quando siamo sani. Poi franano e lasciano il posto in tutti alla paura e alla disperazione. E a questo proposito viene da chiedersi se qualcuno dei sostenitori della “non-salute” sia in grado di rinunciare alle cure nel momento del bisogno per rimanere fedele al proprio ideale di una vita godereccia che assomiglia al gioco d’azzardo. Se così fosse sarebbe per lo meno un modo coerente di non incidere sui costi della sanità pagata da tutti, anche da coloro che si sforzano di rimanere sani.

Si certo, ci sono anche persone che fumano, bevono e mangiano male per tutta la vita  che non si ammalano e muoiono felici. Così come ce ne sono altre attente e consapevoli che si ammalano. E’ un altro argomento frequente di chi deride i tentativi di migliorare la salute degli altri. Per rimanere all’esempio automobilistico, sarebbe come sostenere che le cinture di sicurezza non servono perché alcuni guidano tutta la vita senza e non si ammazzano o altri si ammazzano per avendo la cintura. Un argomento assurdo che contrappone singoli casi fortunati  o sfortunati a una mole impressionante di dati statistici. Insomma il dibattito tra salutismo e anti-salutismo è fondamentalmente inutile e fondato su argomenti piuttosto insensati. Meglio sarebbe discutere di come rendere le scelte di vita sana più semplici, naturali e soprattutto piacevoli per tutti puntando su una seria educazione alla salute a partire dai giovani.