Cronaca

‘Ndrangheta, proteggevano il boss Condello: 17 fermi. Ma lui riesce a fuggire di nuovo

Tra gli arrestati 6 donne accusate a vario titolo di aver agevolato la sua latitanza: la convivente, le due cugine, tre prestanome. L'operazione è la continuazione di 'Reggio nord' condotta dai carabinieri il 5 ottobre 2011, nel corso della quale furono individuati una parte degli interessi economici della cosca

Il matriarcato in chiave mafiosa. L’operazione “Lancio” scattata a Reggio Calabria stamattina all’alba ha spalancato le porte del carcere alle mogli di due boss e ad altre quattro donne ritenute vicine alla cosca Condello. I carabinieri del Raggruppamento operativo speciale hanno eseguito 18 provvedimenti di fermo contro la consorteria mafiosa di Archi. Al centro dell’inchiesta c’è la cintura di favoreggiatori che, da oltre 20 anni, consente al latitante Domenico Condello, detto “Micu u pacciu”, di sfuggire alla giustizia. Mico Condello, infatti, il cugino del più noto mammasantissima Pasquale conosciuto non a caso con il soprannome del “Supremo”. L’operazione, coordinata dai sostituti procuratori della Dda Giuseppe Lombardo e Rocco Cosentino, punta a sradicare gli interessi economici e imprenditoriali di una delle storiche famiglie di ‘ndrangheta.

“Micu u pacciu” è l’unico ricercato della città inserito nella lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia. Accusato dell’omicidio di Paolo De Stefano, consumato all’inizio della seconda guerra di mafia, Domenico Condello deve scontare l’ergastolo ed è considerato il reggente della cosca dopo l’arresto del “Supremo”.

In manette sono finite Margherita Tegano (moglie di Mico Condello) e Giuseppa Condello (moglie del boss Nino Imerti, detto “Nano feroce”), Caterina Condello, Mariangela Amato e Maddalena Martino. Un’altra arrestata, Giuseppa Controneo, secondo gli inquirenti aveva la disponibilità di un casolare nella zona di Spontone (non lontano dal rione reggino di Catona) dove presumibilmente per diverso tempo si sarebbe rifugiato “Micu u pacciu”.

Seguendo il fiancheggiatore Bruno Tegano, infatti, il Ros era riuscito nel gennaio 2011 a individuare il casolare dove si nascondeva Domenico Condello. Al momento del blitz, però, gli uomini del colonnello Russo avevano trovato il rifugio ancora “caldo”. 
Del boss erano rimasti solo i vestiti: circa 300 capi d’abbigliamento mai usati e che, adesso, i carabinieri, hanno consegnato all’Opera “Don Orione” di Reggio.

I militari, inoltre, sono riusciti a estrapolare il profilo genetico del ricercato che, confrontato con quello del padre (finito agli arresti domiciliari), ha confermato la presenza di Condello in quell’immobile

Il casolare era nella disponibilità di Giuseppa Cotroneo, suocera di Massimo Pascale, (segretario amministrativo dell’ufficio di Gabinetto del presidente della Regione Giuseppe Scopelliti) e dell’assessore comunale all’Urbanistica Luigi Tuccio (ex coordinatore del Popolo della libertà). Lo stesso che nei mesi scorsi è balzato agli onori della cronaca per aver dato del “comunista ebreo” a Roberto Benigni.

L’assessore comunale è il compagno di Giampiera Nocera (dalla quale ha avuto un figlio). Quest’ultima, figlia di Giuseppa Cotroneo, è uno degli avvocati esterni che hanno ricevuto più incarichi dal Comune di Reggio oltre che gli auguri, il giorno della laurea in giurisprudenza, da parte del boss Mico Condello e della moglie Margherita Tegano. I carabinieri, infatti, hanno trovato un bigliettino, firmato “Mimmo e Margherita”, con il quale si complimentavano con la compagna del politico che, in passato, era stata nominata consigliere di amministrazione della società mista “Fata Morgana”, il cui 37% delle quote erano del Comune di Reggio Calabria.

Ritornando all’operazione “Lancio”, gli investigatori hanno dovuto fare i conti con tutta una serie di accorgimenti adottati dai fiancheggiatori del boss. L’inchiesta ha dimostrato come le donne hanno un ruolo importante nella cosca Condello. Per quanto riguarda l’intestazione fittizia di beni, infatti, è stato accertato che l’esercizio commerciale “Pane pizza e fantasie” era in mano Giuseppe e Maddalena Martino, zii materni del boss di Archi. La moglie del boss “Nano feroce”, Giuseppa Condello, invece, curava i rapporti con studi di consulenza commerciale e istituti di credito, impartendo le direttive alle due cognate Margherita Tegano e Caterina Condello. In questo modo, “Micu u pacciu” avrebbe gestito negli ultimi 20 anni gli interessi del clan attraverso i vari soggetti “cerniera” a conoscenza dei suoi spostamenti.