Economia & Lobby

Il default si fa, <br> ma non si dice

L’atteggiamento della stampa internazionale sulla Grecia è imbarazzante: la più grande “ristrutturazione del debito” nella storia, pari a circa cinque volte il default argentino (fonte Il Sole24Ore) e i giornali che fanno? Titolano: la Grecia è salva, default scongiurato (o varianti sul tema).

Ora, perché mai quello argentino fosse un fallimento e quello greco no, è un mistero che solamente la lobby europea dei governi “tecnici” – insieme a quella dei giornali entusiasti degli stessi “tecnici” – potrà chiarire. Anche perché Moody’s, una delle temutissime agenzie di rating, ha detto chiaramente che quello greco è un fallimento (e non è che le agenzie di rating si debbano riprendere solo quando occorre far terrorismo psicologico per far accettare le misure lacrime e sangue); non solo: il fatto che siano scattati anche i Credit default swap (ovvero una sorta di “assicurazione”, o se preferite di titolo speculativo pagabile solamente in caso di “default”, appunto) non fa che dimostrare la tesi di Moody’s: la Grecia ha dichiarato fallimento.

La si metta come si vuole, si giochi pure con le parole. Il punto è che se un debitore riduce unilateralmente il proprio debito nei confronti dei creditori (sì, certo, c’è stata l’adesione “volontaria” dei privati, e poi per la quota non raggiunta sono scattate le Cac – Clausole di Adesione Collettiva (*) – che costringeranno anche chi non ha aderito “volontariamente” ad accettare di dimezzare i propri crediti), si sta evidentemente dichiarando insolvente. Sta dichiarando fallimento.

La Grecia ha fatto default, anche se non si può dire. Perché? Ma perché è necessario che l’immagine del governo tecnico resti immacolata. E’ necessario non “spaventare” i cittadini europei. E poi far credere che ora sia tutto a posto: i privati riceveranno un po’ meno dal Governo greco per le loro obbligazioni (la metà, a dire il vero) a breve, medio e lungo termine e nel frattempo l’Eurogruppo farà arrivare nelle casse greche altri 130 miliardi di euro, dopo i 110 concessi due anni fa.

Insomma, si salva il debitore che non ha potuto pagare prestandogli altri soldi.

Un po’ come quelle subdole finanziarie che prestano i soldi anche ai cattivi pagatori già protestati, che entrano in un circolo vizioso che finirà per strozzarli. Con meccanismi simili, «le banche», scrive Zygmunt Bauman in Vite che non possiamo permetterci, «hanno ottenuto quello che volevano: una razza di eterni debitori che vive in una condizione di «indebitaento» che si autoperpetua e che solo chiedendo altri prestiti può realisticamente (ma temporaneamente) ottenere una sospensione della pena».

La Grecia sembra essere proprio nella stessa situazione. E non ha potuto nemmeno dichiarare il proprio fallimento e provare a ripartire, come fece l’Argentina.

(*) Da LaVoce.info: «una curiosità: nelle stesse ore in cui si negoziava il “coinvolgimento del settore privato”, la Bce faceva una operazione, concordata con il governo greco, grazie alla quale i titoli in suo possesso venivano sostituiti con altri titoli immuni da eventuali Cac».