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Africa, tre ostaggi italiani ancora nelle mani dei rapitori in Algeria e Tanzania

Sono Rossella Urru, Maria Sandra Mariani e Bruno Pellizzari. L'eurodeputato David Sassoli: "Chiediamo al Parlamento europeo di mobilitarsi e attivarsi per tutti i cittadini sequestrai all'estero"

La cooperante italiana Rossella Urru

Dopo l’uccisione di Franco Lamolinara, l’ingegnere di 47 anni rapito il 12 maggio in Nigeria insieme al collega britannico Cristopher Mc Manus e morto durante un blitz per liberarli, restano altri tre italiani ancora nelle mani dei gruppi armati in diverse parti dell’Africa.

L’ultima italiana sequestrata in ordine di tempo è Rossella Urru. La giovane cooperante del Cisp (Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli) ha 29 anni ed è originaria della provincia di Oristano. Studiosa del mondo arabo, è stata sequestrata tra il 22 e il 23 ottobre nel campo Rabboni del Fronte Polisario in Algeria insieme a due cooperanti spagnoli. Sabato erano circolate indiscrezioni su una sua liberazione, poi smentite.

Prima di lei, nel sud dell’Algeria era stata rapita Maria Sandra Mariani. La 53enne di Firenze è stata sequestrata il 2 febbraio scorso, mentre si trovava in viaggio turistico nel Sahara algerino. “Sono nelle mani di al Qaeda”, ha detto in un messaggio diffuso dalla tv Al-Arabiya. Un altro italiano di cui si sono perse le tracce è Bruno Pellizzari, rapito dai pirati somali il 10 ottobre 2010 con la compagna sudafricana Deborah Calitz. Lo skipper italiano, sequestrato mentre lavorava su uno yatch a largo della costa della Tanzania, viveva da anni in Sudafrica.

A ricordare gli altri ostaggi italiani ancora nelle mani dei rapitori all’estero è intervenuto l’eurodeputato David Sassoli che ha annunciato: “La prossima settimana a Strasburgo chiederemo tramite il Parlamento alle istituzioni europee di mobilitarsi, di non spegnere i riflettori e di attivarsi per la protezione degli italiani e di tutti i cittadini europei sequestrati in tante regioni del mondo” perché “è necessario compiere ogni sforzo per riportare quelle persone alle loro famiglie”.