Saturno

L’orrore dell’uomo<br> Recensione dell’ultimo romanzo di King

Il 22 novembre del 1963 l’America, e con lei tutto il mondo, visse un momento storico molto importante, uno spartiacque che, molto probabilmente, cambiò il corso degli eventi.

Alle ore 12:30, a Dallas, il presidente John Fitzgerald Kennedy venne assassinato da Lee Harvey Oswald. La storia è, purtroppo, nota a tutti e molti hanno in mente le terribili immagini in diretta, mentre l’auto del presidente sfilava per le vie della città. Un solo istante può cambiare la vita di molte persone e segnare così uno spartiacque.

Stephen King, re dell’orrore, parte proprio da questa data e crea il suo ultimo romanzo, tra i più avvincenti scritti dall’americano. Jake Epping, insegnante inglese di 35 anni in una scuola di un piccolo paese nel Maine, viene a conoscenza di un portale temporale all’interno della dispensa del ristorante di un suo amico, Al Templeton. Chiunque attraverserà il portale si ritroverà nello stesso luogo, ma al 9 settembre del 1958, alle ore 11.58.

Che cosa spinge i due amici a intraprendere un viaggio indietro nel tempo? La curiosità di conoscere e vivere un’età completamente diversa dal presente (il 2012) o qualcosa di più grande? I protagonisti, quindi l’autore, si chiedono che cosa si potrebbe fare di una possibilità così grande: tornare indietro nel passato e cambiarlo. Così King instaura il romanzo non solo sulla possibilità di rivivere eventi storici e cambiarli, ma anche sulla possibilità di fare piccoli cambiamenti per cancellare le sofferenze di chi ha subito delle violenze.

Jake Epping viaggia nel tempo con un obiettivo: conoscere il futuro assassino di Kennedy, capire le sue motivazioni e fermarlo prima che passi alla storia. Ma, come scrive King, il passato non vuole cambiare, non vuole essere modificato, e non sarà facile per Jake, anche perché in quel passato troverà il vero amore e il significato di una vita serena e tranquilla, tra amici veri.

King ci riporta nel Maine, ci riporta nel suo mondo, nelle sue storie: ci fa conoscere nuovi personaggi, descrivendoli come sa fare, al punto da farceli amare o odiare, al punto da voler sapere a tutti i costi quale sarà il loro destino. Il mondo fantastico di King si ritrova quando Jake passerà alcuni giorni a Derry, origine del male puro, origine di quel capolavoro che è IT, origine, forse, di tutte le storie di amore e amicizia, che si armonizzano con ogni nuovo romanzo.

Non ci sono mostri, esseri infernali, creature maligne; manca l’orrore puro, ma questa volta King ci mostra un orrore diverso, quello che macchia l’uomo, che lo rende una bestia. Jake prova a porre rimedio all’orrore dell’assassinio del 22 novembre e non solo, perché, se Lee Harvey Oswald è passato alla storia, molti altri crimini non hanno avuto la stessa risonanza, ma hanno lasciato un segno indelebile sugli innocenti. Jake dovrà quindi difendere anche le persone che ha conosciuto dal 1958, persone con cui stringe forti legami e che non vuole perdere, anche se dovrà ritornare al suo tempo, al presente. Una dura battaglia, perché per ogni cambiamento il corso degli eventi, così come lo conosciamo, potrebbe rivoluzionarsi.
Il libro non è stato tradotto da Tullio Dobner, ma da Wu Ming 1 (Roberto Bui, che fa parte del collettivo di scrittori Wu Ming). Certo Tullio Dobner è da sempre il traduttore del Re, ma la nuova traduzione è altrettanto buona e riesce a trasmettere lo stile di King, in tutte le sue forme.

Daniele Colombi

Stephen King (traduzione Wu Ming 1)
22/11/’63
Sperling&Kupfler
2011