Cronaca

Ecco chi sceglie il prossimo Papa

Curiale, italiana, bianca. L’immagine di Chiesa riflessa dai ventidue nuovi cardinali, cui Benedetto XVI ha imposto ieri la berretta rossa nel corso di una cerimonia solenne in San Pietro, è talmente occidentale da risultare imbarazzante. Non è questione delle singole persone. Tolti i quattro cardinali ultraottantenni honoris causa fra cui l’insigne studioso di antropologia religiosa, il belga Julien Ries, la mappa degli altri diciotto porporati destinati ad entrare nel futuro conclave è totalmente squilibrata a favore della Chiesa di un tempo: eurocentrica con le sue propaggini nelle Americhe.

Dei diciotto nuovi cardinali 8 sono membri della Curia, 7 italiani e 16 euro-americani. Solo uno è cinese, il vescovo di Hong Kong John Tong Hon, e l’altro è indiano: l’arcivescovo maggiore dei cattolici siro-malabaresi George Alencherry. Difficile dire se l’impostazione sia frutto di una scelta di Benedetto XVI o di pressioni del Segretario di Stato Bertone. Alla fine ha poca importanza. Il risultato è un collegio di elettori del futuro pontefice nel quale gli italiani hanno trenta esponenti, un quarto del totale – quasi rappresentassero trecento milioni di cattolici – e l’Europa ha di nuovo saldamente la maggioranza: sessantasette su centoventi. Quando invece il fulcro del cattolicesimo è ormai nell’America del Sud e in Africa. Sette anni dopo il suo avvento al trono papale Benedetto XVI costruisce dunque un collegio cardinalizio decisamente in controtendenza rispetto all’universalismo della Chiesa cattolica. Quando si tratterà di scegliere il successore, gli uomini di Curia e gli italiani costituiranno la forza determinante.

Curiali ed ex curiali saranno nel futuro conclave ben quarantaquattro. È il segno di una involuzione generale, che sembra caratterizzare l’attuale pontificato. Il fatto non ha provocato solo stupore e sgomento tra chi teme una fossilizzazione dell’istituzione ecclesiale, ma persino in quel cattolicesimo popolare moderato che ammira la spiritualità di Ratzinger. Esiste in Italia un blog influente di ammiratori e difensori ad oltranza di Benedetto XVI, che denuncia quotidianamente le cosiddette aggressioni alla Chiesa e al Papa. Si chiama “Il blog degli amici di Papa Ratzinger”. Ecco come la sua animatrice “Raffaella” ha commentato l’elenco dei neoporporati: “Troppi italiani e soprattutto troppi curiali! Sono molto delusa di non vedere porpore assegnate all’America Latina e soprattutto all’Africa, il continente in cui la fede è viva. Perchè non concedere il cardinalato ad arcivescovi meritevoli e far saltare qualche turno alla Curia? … Non vorrei che passasse il messaggio che per diventare cardinali bisogna passare dalla curia perché sarebbe un ritorno indietro”.

C’è un filo che lega i monsignori, che per protestare contro la cattiva gestione mandano all’esterno documenti riservati, e il fortissimo disagio che anima i cattolici delle parrocchie. C’è un filo che lega i gridi di allarme, racchiusi in libri dove si parla di “mal di Chiesa” o del fatto che “manca il respiro”. È il malessere per una direzione di marcia, che non funziona. I cardinali giunti a Roma da tutto il mondo per una riunione straordinaria sulla “nuova evangelizzazione”, che si è svolta venerdì, sanno che la presenza internazionale della Santa Sede ha drammaticamente perso di peso. Al punto che alcune ambasciate di paesi non cattolici (senza alcuna intenzione polemica) riflettono sull’utilità di conservare una residenza presso il Vaticano. I cardinali sanno che il dialogo ecumenico e interreligioso ristagna e che l’attenzione dei media internazionali per il Papa e il Vaticano è crollata. Si parla di “nuova evangelizzazione”, ma non si affrontano problemi strutturali come la crescita sistematica delle parrocchie prive di preti.  Sotto-traccia si sta verificando anche un salasso dell’impegno delle donne cattoliche negli ordini religiosi. Tra il 2004 e il 2009 vi è stato un calo di ben quarantamila unità nelle congregazioni religiose femminili.

Tutto questo non viene affrontato. Prima della sua elezione Joseph Ratzinger aveva delineato una Chiesa non governata “in modo monarchico”. La promessa è stata tradita. Il collegio cardinalizio non viene riunito per partecipare realmente alle decisioni strategiche del pontificato. L’effetto è una grande stagnazione. Velata da dibattiti molto generali. Alla riunione cardinalizia di venerdì il neo-cardinale Timothy Dolan di New York ha suscitato applausi esortando a mostrarsi “sicuri sì, trionfalisti mai” e proponendo di “evangelizzare con il sorriso”. Sono intervenuti ventisette cardinali. Si è parlato un po’ di tutto: dalla Cina alla povertà dell’India, dall’America latina alla secolarizzazione in Europa.

Il Fatto Quotidiano, 19 Febbraio 2012