Politica

‘Zero privilegi Puglia’: raccolta firme dei grillini per tagliare costi del sistema regionale

Già mille in pochi giorni le sottoscrizioni per l'iniziativa del Movimento 5 Stelle contro gli stipendi d'oro della Regione. L'obiettivo è abrogare il vitalizio di 3mila euro al mese dopo appena cinque anni di legislatura, cancellare l'assegno di fine mandato (oltre 100mila euro), sopprimere l'accesso gratuito alle autostrade ed erogare i rimborsi per le spese effettivamente sostenute

Il leader di Sel Nichi Vendola

Ogni anno, ogni cittadino di Puglia spende 12 euro a testa per pagare i propri rappresentanti in consiglio regionale. Quattro euro in più rispetto alla Lombardia. Le stime sono della Uil e mettono immediatamente a nudo il sistema elefantiaco posto in piedi dalla politica pugliese, tanto elefantiaco che il presidente Nichi Vendola continua ad essere uno dei governatori più retribuiti d’Italia, con 12.800 euro al mese. Per questo, ogni sabato pomeriggio, il banchetto continuerà a rimanere sempre lì, in via Sparano, a Bari. E’ quello del Movimento 5 Stelle, impegnato nella raccolta delle 15mila firme necessarie per “Zero privilegi Puglia”, la proposta di legge popolare per il taglio dei costi della politica regionale. E’ corsa contro il tempo, a disposizione ci sono solo altri cinque mesi, ma, a meno di quattro settimane dall’avvio, le sottoscrizioni hanno superato la quota del migliaio.

Di certo, con loro matura uno strappo ancora più forte e irreversibile tra i grillini e il leader di Sel, proprio nella sua terra, il pulpito da cui Vendola continua a sostenere e predicare la necessità di una politica sobria. Ma il Movimento non gli dà tregua, lo punzecchia, alza il tiro, lo mette alla prova. E’ già successo a dicembre, durante una puntata di Servizio Pubblico. Ospite di Michele Santoro non solo il governatore pugliese ma anche Giancarlo Cancellieri, esponente dei grillini di Caltanissetta. Il doppio pomo della discordia è lo stipendio da presidente di Regione e la somma del rimborso elettorale a Sel. “Noi non godiamo di nessun finanziamento pubblico”, risponde seccamente Vendola in onda. Dietro le quinte, però, è costretto a smentirsi: “Io ho Le Fabbriche di Nichi, La Puglia per Vendola, Sinistra ecologia e libertà, tutti luoghi che vogliono mettere in campo buona politica, ma costruire buona politica è costoso”, risponde. Alla fine, “600mila euro è il rimborso di Sel”, dice uno dei collaboratori di Vendola. “Molto di più”, incalzano i grillini.

E’ la nota integrativa al rendiconto 2010 del partito, documento pubblicato da Rovato 5 Stelle, a fissare, senza appello, la cifra: 783mila euro l’anno, che diventano 3.915.005 euro tra il 2010 e il 2014. Fondi, si sa, erogati a prescindere da quanto i partiti spendono esattamente, perché calcolati a forfait (1 euro a votante) per ogni anno e per ogni elezione, sulla base non di quanti vanno alle urne, ma del numero – molto maggiore – degli iscritti nelle liste elettorali della Camera. Un meccanismo moltiplicatore che all’Italia è costato, in quindici anni, un qualcosa come 2.200.000.000 di euro, considerando che il decreto Milleproroghe del 2006 ha introdotto pure quel cavillo per cui il versamento delle quote annuali continua anche in caso di scioglimento anticipato delle Camere.

Insomma, Vendola, per i grillini, non è esente dalla colpa di non rinunciare al finanziamento pubblico ai partiti, pure abrogato con il referendum del ’93, ma in grado di mimetizzarsi, sotto forma di rimborso per le spese elettorali. “Fuori i soldi dalla politica, anche qui”, dicono dal Movimento 5 Stelle. Ma il riferimento non è soltanto a questo. Di mezzo c’è anche lo stipendio da oltre 153mila euro l’anno incassato in qualità di presidente della Regione. “Va quasi tutto a Sel, per me trattengo solo 70mila euro, meno del più fesso notaio del mio paese, che guadagna dieci volte tanto”, si difende Vendola. Anche questo non basta. I grillini fanno le pulci alle norme pugliesi in materia di trattamento economico e previdenziale dei consiglieri regionali ed elaborano, appunto, “Zero privilegi Puglia”. I punti cardine sono chiari e sono simili a quelli già lanciati con le proposte di legge parallele in Lombardia, Lazio, Piemonte, Sicilia e Basilicata. Si chiede il dimezzamento di tutte le indennità fisse mensili, che nel Consiglio barese oscillano tra i 9mila euro di un semplice consigliere e i 12.800 euro del governatore. Si punta all’abrogazione dell’assegno vitalizio di 3mila euro al mese dopo appena cinque anni di legislatura, alla cancellazione dell’assegno di fine mandato che supera i 100mila euro, alla soppressione dell’accesso gratuito alla rete autostradale, si prevede l’erogazione dei rimborsi solo per le spese effettivamente sostenute.

Il tutto per un risparmio stimato in 9milioni di euro all’anno, 45milioni di euro in cinque anni di mandato, più altri 9milioni di euro da conteggiare nel lungo periodo, risultato dell’abolizione del vitalizio. Vendola raccoglierà il guanto di sfida? Per il momento, in sede di approvazione del bilancio regionale 2012, sono state sì stabilite l’abolizione dell’assegno vitalizio, la riduzione delle indennità di fine mandato e perfino la diminuzione del numero dei consiglieri e degli assessori regionali. Tutto, però, rigorosamente a partire dalla prossima legislatura, dal 2015.