Scuola

Inghilterra, le tasse universitarie aumentano <br> Il numero degli studenti scende del 7,4%

Una legge del governo di David Cameron aumenta il tetto per le rette a 9mila sterline. E crollano le preiscrizioni: meno 8,7 considerando solo gli studenti britannici. Tra gli atenei, anche cali del 20-25%, mentre prendono piede le sedi periferiche e le istituzioni straniere, più economiche

Dalla rabbia allo sconforto. Se nel novembre 2010 decine di migliaia di studenti britannici protestarono contro l’aumento delle tasse universitarie, ora pare aver preso piede la rassegnazione. Il numero degli studenti che si sono registrati per il prossimo anno accademico – una sorta di preiscrizione che scadeva il 15 gennaio – è calato in un anno del 7,4 per cento. Il motivo principale? Le tasse universitarie, grazie a una legge del governo Cameron, potranno salire fino a un massimo di 9mila sterline per ogni anno di frequentazione. E molte università hanno già fatto sapere che le applicheranno al rialzo. Così ora si viene a scoprire che tantissimi giovani hanno deciso di non proseguire gli studi. E i dati pubblicati dallo Universities and Colleges Admission Service (Ucas) sono impietosi: considerando i soli studenti britannici, la diminuzione è addirittura dell’8,7 per cento.

Ma ci sono anche altri motivi: un calo della popolazione in età universitaria (di quasi il 2 per cento) e un crescente interesse per l’istruzione tecnica secondaria, per esempio. Tuttavia, i giornali britannici danno apertamente la colpa all’aumento delle tasse voluto da Cameron. I dati dell’Ucas mostrano anche altre linee di tendenza. Il calo è più accentuato fra i ragazzi (meno 8,5 per cento) che fra le ragazze (meno 6,7 per cento). Ancora, calano le preiscrizioni alle materie umanistiche come Lingue straniere, giù del 21,5 per cento, Scienze della comunicazione, in calo del 14,6 per cento, e architettura, meno 16,3 per cento. Tengono invece gli studi in legge, in biologia, in ingegneria e aumentano addirittura le iscrizioni a Medicina e a Scienze infermieristiche.

La rabbia degli studenti inglesi, tuttavia, sembra essere passata. Era il 10 novembre del 2010 quando in cinquantamila protestarono per le strade di Londra, costringendo alle barricate la polizia, occupando simbolicamente la sede dei Tories, i conservatori, e causando problemi persino all’MI5, i servizi segreti del Regno Unito. Di quegli scontri, anche violenti, poco è rimasto in questo gennaio di preiscrizioni. Anche i sindacati studenteschi hanno preferito la scelta del dialogo, rassicurati dalle promesse di Cameron di aumentare il numero dei prestiti concessi ai giovani britannici. La maggior parte degli studenti del regno, infatti, accende un mutuo per poter studiare. Prestito che dovrà essere restituito solo una volta raggiunto uno stipendio di almeno 21mila sterline annue. I più critici fanno notare come comunque siano tutti soldi da dover rendere indietro, prima o poi, facendo delle università inglesi le più care d’Europa. I più favorevoli, invece, sostengono la posizione del governo: senza l’aumento delle tasse, il sistema universitario britannico rischiava il collasso.

Intanto, inizia anche l’emigrazione al contrario. Sono sempre di più gli studenti inglesi che vanno all’estero per completare i propri percorsi scolastici. Soprattutto in Europa del Nord – Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia non prevedono tasse universitarie – ma anche in Francia e in Spagna. Se, come certifica il rapporto Ocse “Education at a glance 2010”, Paesi come l’Olanda e il Portogallo sono ormai a livelli italiani – e il Belpaese si piazza in mezzo alla classifica europea, con una media di 1.200 dollari ad anno accademico – nelle università di Madrid e Barcellona si paga in media un terzo di meno rispetto agli atenei del resto del continente. In Francia – altro Paese scelto dagli studenti inglesi – la tassazione è in base al reddito della famiglia, mentre le cose vanno ancora meglio in Germania, dove c’è una grande differenza da regione a regione, ma dove si può arrivare a pagare anche soltanto 200 euro a semestre.

A Londra, nel mentre, tutto tace. Mentre le proteste studentesche paiono essersi definitivamente sopite, le università della capitale puntano tutto sulla pubblicità. Ma il calo, in questo 2012, è stato anche a due cifre. La City University ha avuto una diminuzione di preiscrizioni del 21,6 per cento, la Goldsmiths del 23. Aumenta invece l’interesse per gli atenei decentrati, come quello di Glasgow, che ha registrato un aumento dell’11 per cento, o di Edimburgo, più 3,9 per cento. Il NUS – National Union of Students, potente sindacato degli studenti – punta tutto in queste ultime settimane su una campagna per rendere retribuiti gli stage e i tirocini. Ma è una goccia nel mare.