Politica

Berlusconi: “Più gay ci sono meglio è <br> In giro meno competizione”

Intervistato dal periodico americano 'The Atlantic', l'ex premier parla della sua vita privata: "non ho nulla di cui chiedere perdono: tutto quello che ho fatto era assolutamente normale, legittimo". Poi l'attacco ai giudici: "I magistrati sono in grado di vanificare il lavoro di 1000 parlamentari e dell’intero governo per due anni"

“Berlusconi in inverno”. Si intitola così la lunghissima intervista rilasciata al periodico americano The Atlantic dall’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Un “Berlusconi quasi “inedito”, scrive il giornalista Philip Delves Broughton “in tuta, scarpe da ginnastica, più robusto di quanto appaia in tv, con le borse sotto gli occhi”, incontrato a fine gennaio a Palazzo Grazioli. Ma un Berlusconi sempre uguale a se stesso nell’uso di un repertorio di battute ben noto agli italiani: “Più che un playboy, sono play-uomo”, dice sottolineando: “L’unica cosa di cui non mi hanno accusato è di essere gay”. E comunque, tiene a precisare il Cavaliere, non “ho nulla contro gli omossessuali”, anche perché “più ce ne sono, minore è la competizione”.

“Sono dispiaciuto”, spiega ancora Berlusconi in quasi dieci pagine di intervista, pubblicata sull’online della rivista, per le ripercussioni ma “non ho nulla di cui chiedere perdono: tutto quello che ho fatto era assolutamente normale, legittimo”. L’ex premier ripercorre tutta la sua storia politica: dalla discesa in campo per arginare il rischio del “comunismo”, al suo passato di “imprenditore” – e “non di business-man” tiene a precisare – fino al chiodo fisso dei giudici. Primi tra tutti quelli costituzionali: “Qualsiasi magistrato può impugnare qualsiasi legge presso la Corte costituzionale e rovesciarla”, dice insistendo sul fatto che di quei “15 giudici, 11 sono del centrosinistra” e “in grado di vanificare il lavoro di 1000 parlamentari e dell’intero governo per due anni”.

“Questa è l’architettura costituzionale dell’Italia” stigmatizza durante l’incontro in cui l’autore dell’intervista descrive un ex premier che sembra aver mal digerito l’uscita di scena legata a quelle accuse di non aver saputo affrontare la situazione economica del paese che i mercati davano verso il default: “Le cose non stavano così, non erano così gravi”, insiste. E torna a ricordare l’alto debito del paese ma anche la “ricchezza” delle famiglie, rilanciando il suo cavallo di battaglia, quello del risparmio privato: “Lo Stato italiano è in debito, ma gli italiani, le famiglie e le aziende sono ricche”.