Politica

Stretta agli stipendi dei dirigenti pubblici<br>E 700 euro netti in meno per i deputati

L’ufficio di presidenza di Montecitorio ha deciso di "ridurre il trattamento economico dei 630 deputati di 1.300 euro lordi". Il provvedimento è "immediatamente operativo", come ha confermato il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione. Ma il rimborso forfettario sui portaborse viene eliminato solo del 50%. Stretta in arrivo per tutti i manager pubblici

Stipendi ridimensionati per i parlamentari, ma non solo. La stretta prevista dal governo Monti riguarda tutti i manager della Pubblica amministrazione: “Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni”. Lo ha stabilito il governo, trasmettendo al presidente del Senato, Renato Schifani, e a quello della Camera, Gianfranco Fini, lo schema di provvedimento sul limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici. E proprio da Montecitorio arriva la prima risposta: l’ufficio di presidenza della Camera ha deciso di “ridurre il trattamento economico dei deputati (tutti e 630) di 1.300 euro lordi“. Il provvedimento è immediatamente operativo, come ha confermato il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione. I deputati avranno quindi un taglio dello stipendio di circa “700 euro netti”. Taglio di un ulteriore 10% per i parlamentari che ricoprono anche incarichi istituzionali. E poi arriva l’obbligo di rendicontare le spese dei portaborse: stop al rimborso a forfait, ma solo per il 50% dei costi. Nessuna giustificazione necessaria per il restante 50% delle spese.

MANAGER – Il trattamento economico complessivo del primo presidente della Corte di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni. In nessun caso l’ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite. Per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita in altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l’incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale. Resta valido il tetto massimo indicato in precedenza. Nelle intenzioni del governo “il contenimento dei costi della burocrazia contribuirà a rafforzare il credito di fiducia che i Paesi dell’Eurozona e gli investitori internazionali decideranno di accordare all’Italia nei mesi a venire”. Una tappa fondamentale sarà anche l’esito del Consiglio europeo di Bruxelles. Per questo motivo Monti ha inviato una bozza del provvedimento, in tempi considerevolmente inferiori a quelli indicati dal decreto-legge approvato dal Parlamento lo scorso dicembre. Ora lo schema di decreto del Presidente del Consiglio sarà sottoposto al parere delle commissioni di Senato e Camera competenti. La Ragioneria generale dello Stato indicherà le modalità di versamento al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, delle risorse rese disponibili dall’applicazione dei limiti retributivi stabiliti dalla norma. Le risorse risparmiate non andranno quindi a coprire altre spese.

DEPUTATI – Sarà di 1.300 euro lordi il taglio alle indennità dei parlamentari. A questi tagli si aggiunge una riduzione del 10% per le indennità dei deputati titolari di incarichi istituzionali, come il Presidente della Camera, i vicepresidenti, i deputati questori, i segretario di Presidenza, i presidenti e membri degli uffici di presidenza degli organi parlamentari. L’Ufficio di presidenza della Camera ha confermato la linea già decisa per i cosiddetti ‘portaborse’: ovvero, le spese sostenute per i rimborsi non saranno più interamente a forfait, ma solo per il 50%. D’ora in avanti, quindi, i deputati dovranno rendicontare quanto spendono per i collaboratori per il 50%, mentre per il restante 50% rimarrà il sistema forfettario. In sostanza, diventa operativo il taglio del rimborso forfettario di 3.690 euro spettante ai deputati per le spese inerenti al cosiddetto ‘rapporto eletto-elettori’. Buttiglione ha però sottolineato che al momento si tratta di “un regime transitorio, è una soluzione provvisoria, contiamo presto di fare una legge sullo statuto del collaboratore parlamentare”.

E probabili novità in vista anche al Senato. Il Consiglio di Presidenza di Palazzo Madama è convocato per domani, martedì 31 gennaio alle ore 15, per le decisioni sul trattamento previdenziale e le competenze dei Senatori. All’ordine del giorno anche la ratifica del decreto firmato dal Presidente del Senato, Renato Schifani, giovedi’ 22 dicembre 2011, con il quale era stato disposto il recepimento immediato per i dipendenti di Palazzo Madama, a partire dal 1° gennaio 2012, dei punti essenziali della riforma pensionistica prevista dal decreto-legge sulla manovra economica. In particolare, il provvedimento introduce il metodo contributivo pro rata per tutti i dipendenti e rende effettivo il prelievo di solidarieta’ del 15% sulle pensioni per la parte eccedente i 200 mila euro annui lordi, gia’ applicato sulle pensioni pagate a gennaio.