Diritti

Aiuti alle coppie gay<br> a Milano: e il Pd?

Nei giorni scorsi abbiamo assistito all’ennesima bagarre inutile al Comune di Milano. Il pomo della discordia è, manco a dirlo, la scelta della giunta Pisapia di concedere aiuti anticrisi anche alle coppie dello stesso sesso. Non ci si stupisce che a seguito di tale decisione sia scoppiato l’inferno. Quello che disturba, e parecchio, è che gran parte delle polemiche vengano dal Pd.

Ma andiamo con ordine. Il 27 gennaio 2012 gli assessori Pierfrancesco Majorino e Cristina Tajani hanno annunciato di voler estendere gli aiuti anticrisi, destinati a soggetti in difficoltà con reddito inferiore ai 25mila euro e originariamente previsti solo per le coppie sposate, anche alle coppie di conviventi, includendovi quindi anche quelle omosessuali. Si parla di 4 milioni di euro e il contributo per ciascun individuo, se non ho capito male, potrebbe arrivare a 5mila euro.

Apriti cielo! L’Avvenire ha subito accusato Pisapia di violare la Costituzione. E il capogruppo del Pd, Carmela Rozza, insieme alla collega consigliera Marilisa D’Amico, hanno subito preso le distanze: si tratta, dicono, di “una decisione inopportuna e un errore politico. È una fuga in avanti che rischia di dividere e suscitare conflitti, mentre si tratta di un grande tema civile che va approfondito in consiglio comunale“.

Ma non mi dire.

Tanto per fare chiarezza, è bene precisare l’oggetto del provvedimento. Esso si rivolge a persone “in difficoltà occupazionale e per spese connesse all’acquisto della prima casa e dell’affitto”; possono accedervi persone “sposate o coabitanti nello stato di famiglia per sussistenza di vincolo affettivo al primo gennaio 2012″. Prima esso riguardava solo le coppie sposate, ma è stato necessario estendere il bando perché a quello precedente il numero degli aderenti era stato pari a tre. Tre persone sposate che hanno chiesto aiuto. Il numero perfetto.

Capite la consistenza del problema? Le coppie sposate non chiedono aiuto e pertanto, avendo a disposizione tali somme, è bene estendere il bando. Lo si è fatto, giustamente, attingendo a quelle situazioni che si possono ritenere simili a quella delle coppie sposate, cioé le coppie conviventi. Già, perché se ciò che conta è l’accesso a un aiuto statale, bisogna includere, non escludere. E se si decide di includere, occorre farlo rispetto a situazioni simili, per quanto non identiche.

Quelli dell’Avvenire non sanno di che parlano. La Costituzione, infatti, non vieta affatto che si forniscano aiuti ai bisognosi e, in questo, non sancisce alcun privilegio alle coppie sposate. Piacerebbe molto alla Curia che a vedersi conferiti dei fondi fossero quelli che piacciono a loro: le coppie sposate, magari con figli, in difficoltà. E a chi non piacciono i privilegi? Ma i gay e le lesbiche non possono sposarsi, e la Corte costituzionale nella sentenza n. 138/2010 ha stabilito a chiare lettere – udite udite! – che occorre riconoscere una “omogeneità di trattamento tra le coppie omosessuali e quelle coniugate in relazione a singole situazioni” senza che ciò implichi uno svilimento dell’istituto del matrimonio. Ciò che il Comune di Milano tiene a sottolineare, col provvedimento Tajani-Majorino, è che per esso non fa alcuna differenza se c’è un pezzo di carta che sancisce il matrimonio: è sufficiente che si versi in stato di bisogno e che si sia legati da un vincolo affettivo. E’ l’affetto che si riconosce, non altro: dire che tale riconoscimento è contro la Costituzione significa, ancora una volta, dire che l’affetto omosessuale è qualcosa di inferiore rispetto a quello eterosessuale e che, in fondo, gay e lesbiche sono degli outsiders, fuori dalla Costituzione.

E invece, se ne faccia una ragione l’Avvenire, non è così. Anche le persone omosessuali, il loro legame, il loro affetto, sono perfettamente in linea con la nostra Costituzione. Che piaccia oppure no.

La Costituzione, manco a dirlo, riconosce sì e tutela la famiglia fondata sul matrimonio, ma rifiuta ogni ideologia della famiglia, che definisce infatti come “società naturale“. La Costituzione è stata scritta in quel modo – forse non perfetto ma pur sempre chiaro nella sua ragion d’essere – proprio per evitare che persone come i membri della Curia o Avvenire venissero a dire ad altri cittadini come dovrebbero formare la loro famiglia. La Costituzione è inclusiva, non esclusiva.

Un’altra precisazione. Dispiace vedere che le resistenze a questo provvedimento vengono proprio dal Pd, che parla a mezzo della propria capogruppo. Chi protesta vorrebbe che la cosa sia discussa in Consiglio comunale, senza “fughe in avanti“. Occorrerebbe, in particolare, attendere i ritmi delle deliberazioni consigliari, che – ma guarda che caso! – farebbero slittare il provvedimento dopo l’estate, cioé dopo la visita del Papa per il raduno mondiale delle famiglie.

Vista così, tutto ciò sembrerebbe significare che per qualcuno del Pd milanese conta di più non turbare il Papa piuttosto che assicurare i diritti delle persone. Sicuramente sbaglio a vederla così, perché il Pd non è un partito confessionale, ma un partito progressista che si muove in linea con le evoluzioni del socialismo europeo. Giusto?

Sulla necessità di un dibattito, dico solo due cose. Primo, sul principio di uguaglianza non può esserci dibattito, perché tale principio è sancito proprio per evitare che la maggioranza popolare o politica stabilisca delle linee di confine tra chi è ammesso a determinati diritti e chi ne è escluso. E’ nella natura stessa dell’uguaglianza sottrarsi ad ogni dibattito popolare. Abbiamo già visto cosa succede quando si fanno sondaggi o referendum su certi temi.

Secondo, mi spiace contraddire le due consigliere del Pd che si sono schierate contro il provvedimento Tajani-Majorino, ma di discussioni ne abbiamo viste e sentite già troppe. Sappiamo già cosa ci diranno: che dobbiamo aspettare, che bisogna evitare di creare un clima di conflitto, che non bisogna turbare i cattolici, che le coppie omosessuali offendono il sentimento religioso della gente e bla bla bla.

Quello che più seriamente mi preoccupa della vicenda non è il fatto che qualcuno davvero pensi, agitando la Costituzione, che essa imponga ai Comuni di dare soldi in aiuto solo a chi è sposato, bensì il fatto che lo pensi anche chi in campagna elettorale ha promesso di portare avanti gli interessi delle persone omosessuali e ha preso i loro voti.

Le due posizioni non sono politicamente diverse. Che differenza c’è tra chi ti prende a cazzotti e chi fa finta di non vederti?