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Egitto, la protesta contro la tv pubblica: “Voce del regime”

Tahrir non si svuota, dopo la grande manifestazione del 25 gennaio, anniversario della rivoluzione, decine di migliaia di persone presidiano la piazza. Si è però arrivati a un punto di rottura tra i Fratelli Musulmani e gli altri manifestanti. Gli islamici, con il partito Giustizia e Libertà, hanno ottenuto la maggioranza dei seggi alla camera bassa e si apprestano a fare un altro pieno di voti alle elezioni della Shura. Per molti cittadini, il movimento è diventato il braccio dello Scaf, la giunta militare che guida il Paese dalla caduta di Mubarak. Nonostante le divisione interna la lotta non si ferma: un nuovo movimento, Occupy Maspero, chiede il cambio dei vertici della tv pubblica. Decine di cortei hanno sfilato per la città, durante tutta la giornata di venerdì, per arrivare sotto la sede centrale delle televisione nazionale. Nonostante la rivoluzione l’Egitto ha subito una notevole riduzione della libertà di espressione nell’ultimo anno perdendo 39 posti nell’indice redatto da Reporter senza Frontiere, mentre la Tunisia del dopo Ben Alì è salita di 30  di Cosimo Caridi