Politica

Napolitano firma il decreto liberalizzazioni

A quattro giorni dalla presentazione del decreto liberalizzazioni, arriva la firma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha ravvisato quindi i criteri di “urgenza” e “necessità” del provvedimento. Ora entro 60 giorni dovrà essere convertito in legge dal Parlamento, altrimenti decadrà. La ricognizione del Capo dello Stato era cominciata sul testo grezzo arrivato dopo il consiglio dei ministri, durato quasi nove ore, ed è stata perfezionata dopo l’invio del testo formalizzato dalla ragioneria generale dello Stato.

Il premier Mario Monti, oggi a Bruxelles per l’Ecofin, ha dichiarato che le liberalizzazioni sono una “roba vera” e che, con i sacrifici di tutti, arriveranno i risultati. Il governo sta mettendo in campo riforme strutturali e se, come nel caso delle pensioni,”è stato costretto ad agire in tempi rapidi”, l’intenzione ora è quella di procedere “spediti”, ma con le dovute consultazioni, sul mercato del lavoro. Il Presidente del consiglio ha poi fatto il punto sulla sua azione di politica economica. Lo ha fatto partendo dalla difesa delle liberalizzazioni e dello spirito che, in piena emergenza per i blocchi dei tir, deve essere ribadito con fermezza: “le misure sono un esercizio di sacrificio che riguarda tutti e ciò che ha frenato la crescita economica italiana e che rende precaria la situazione dei giovani è una mentalità secondo cui l’interesse delle categorie viene prima dell’interesse generale”. Le riforme messe in campo, ha insistito, “chiedono un immediato contributo importante ai settori e alle professioni interessate” ma in questo momento “tutti gli italiani fanno sforzi, e se ci mettiamo insieme i sacrifici sono più equamente distribuiti” e “i risultati si vedranno”. Entrando nel merito, e concedendosi una licenza nel linguaggio, ha rivendicato come nel provvedimento approvato dal Cdm sulle liberalizzazioni ci sia “roba vera”. Il tema è l’impatto delle misure sul pil e, in questo senso, Monti ha fatto riferimento a uno studio di Bankitalia che stima nell’11% l’impatto nel medio lungo periodo, con un impatto del 5% nei primi tre anni, nel caso in cui si riesca a portare al livello europeo la differenza del margine di profitto tra servizi e manufatturiero.