Diritti

La mia vita prima e dopo la Circolare Guéant

«Ora sono un clandestino e non ho altra scelta che rientrare in Marocco». A dircelo è Nabil Sebti, 25 anni, laureato all’HEC – una delle migliori università d’Europa – e fondatore di due imprese. È una delle tante vittime dell’ormai famosa Circolare Guéant, il provvedimento che, imponendo maggiori controlli sulle richieste di permesso di lavoro avanzate dagli studenti extracomunitari, punta a ridurre l’immigrazione legale in Francia del 10%. Nabil è anche il portavoce del Collectif du 31 mai – il cui nome deriva dalla data di entrata in vigore della Circolare – che da mesi si oppone all’iniziativa del governo. Lo abbiamo incontrato durante una delle manifestazioni di protesta del collettivo.

Nabil, che ne è oggi della tua carriera?
È semplice. Sono laureato all’HEC con specializzazione in marketing e ho fondato due imprese, una mentre ero ancora studente e un’altra alla fine degli studi. Oggi mi ritrovo a dover vendere la mia quota della prima impresa e a chiudere la seconda. Vado di continuo in prefettura per chiedere i titoli di soggiorno necessari per restare in Francia, ma mi mettono i bastoni tra le ruote, si rifiutano di aiutarmi. Questa Circolare mi ha preso tutto. Non mi restano che gli amici.

Qual è il senso di questa Circolare?
La Francia sta attraversando una crisi. Ci sono molti disoccupati, come dice giustamente anche lo stesso Guéant. Ma come si può pretendere di risolvere il problema mandando a casa meno di diecimila laureati? Ditemi se è logico: l’80% dei disoccupati in Francia non sono laureati o non hanno finito gli studi e tu mandi a casa proprio i più titolati, solo perché non sono francesi. Purtroppo abbiamo la sfortuna di essere capitati in campagna elettorale, ma questa propaganda del governo mente ai francesi e non fa altro che alimentare un sentimento di odio verso gli stranieri. Si vuole far credere che se in Francia c’è disoccupazione è colpa degli immigrati.

Qual è l’obiettivo del Collectif du 31 mai?
Il nostro obiettivo è certamente di difendere i diritti dei laureati extracomunitari, ma anche quello di sensibilizzare i francesi. Io ho degli amici francesi, e mi dicono che si vergognano. Bene, significa che c’è una crisi di coscienza. Ma non si tratta solo di provare vergogna. Bisogna passare all’azione. Questi politici hanno creato una democrazia senza voce. Hanno sottratto alla Francia il fondamento della sua esistenza, gli strumenti che permettono a una democrazia di funzionare.

Pensi che questa Circolare sia solo il primo passo verso un progetto politico più ampio?
Certo. Basta guardare il decreto del 6 settembre, che non colpisce i laureati, ma gli studenti. È la riprova che ci troviamo di fronte all’evidenza di un movimento che dagli studenti si sposta verso i laureati, fino poi a chiudere definitivamente le porte agli stranieri.

In cosa consiste questo decreto?
Quando si è studenti stranieri bisogna attestare di avere le risorse finanziarie sufficienti per vivere in Francia. Ebbene, hanno aumentato di 200 euro il montante previsto dalla legge, che ora è di circa 615 euro al mese. Cosa significa? Se siete ricchi, siete i benvenuti, altrimenti tornate da dove siete venuti.

Anche all’estero i governi si comportano come qui in Francia?
Nessun altro paese ha al momento cambiato rotta. Anzi, la Germania, il Canada e l’Australia, addirittura, aprono le frontiere! È chiaro che in futuro i neo diplomati vorranno andare in Canada. Quindi peggio per la Francia. In questa storia ci perdono tutti: le imprese, gli istituti scolastici, la cultura e la reputazione della Francia.

Nabil è rientrato a Casablanca lo scorso 27 dicembre, e il collettivo di protesta dovrà fare a meno della sua forte personalità. Ma la lotta continua. Mercoledì scorso il Senato della Repubblica, chiamato a votare su delle modifiche “a margine” apportate alla Circolare – che ne avrebbero “addolcito” i contenuti, ma senza convincere i manifestanti – ha adottato la risoluzione del senatore Bariza Khiari (Partito Socialista), che ha denunciato le “devastazioni” che tale iniziativa arrecherebbe alla Francia. La luce alla fine del tunnel?

Federico Iarlori

parigi@ilfattoquotidiano.it

Foto: Davide Riccardo Weber (Vai alla galleria)