Cronaca

“Spettacolo blasfemo”: bufera cattolica<br/>contro l’opera di Castellucci di scena a Milano

'Sul concetto di volto nel figlio di Dio' è in programma al Parenti dal 24 al 28 gennaio: sulle minacce alla direttrice del teatro indaga la Digos, mentre la questura del capoluogo lombardo ha vietato il sit-in di Militia Christi. Sulla questione, da registrare anche l'intervento ufficiale del Vaticano

Le proteste 'francesi' contro Romeo Castellucci e la sua opera

Dopo Parigi, Milano. Dopo il Theatre de la Ville, il Franco Parenti. Lo spettacolo Sul concetto di volto nel figlio di Dio di Romeo Castellucci ormai è un caso. Non solo ‘culturale’ e religioso, ma anche giudiziario, visto che l’offensiva del gruppo cattolico oltranzista di Militia Christi ha spinto le Digos di Roma e Milano ad occuparsi del caso. C’è un precedente, del resto, che non lascia ben sperare. Era lo scorso ottobre, infatti, quando nella capitale francese la messa in scena dello spettacolo di Castellucci (uno degli artisti italiani più importanti nel panorama mondiale) scatenò la reazione dei ‘devoti’, per una deriva violenta che finì non in terza pagina, ma nella cronaca nera. Ragazzi incatenati davanti al teatro, strade adiacenti militarizzate, risse, manganelli e proteste ufficiali di alcuni vescovi d’Oltralpe.

Ora Sul concetto di volto nel figlio di Dio è in Italia. Con tutto ciò che comporta. Dal 24 gennaio sarà in programmazione al teatro Franco Parenti del capoluogo lombardo, ma le proteste del mondo cattolico e le minacce di quello ultra-cattolico sono iniziate ben prima. Sui siti a tema, ad esempio, sono state annunciate messe ad hoc nei giorni delle proiezioni. Ma questo è il minimo. La direttrice del Parenti, la regista ebrea Ruth Shammah, è finita nel mirino dei gruppi lefebvriani e antisemiti: svastiche sul suo volto nei blog e telefonate minatorie. Anche per questo motivo, la Shammah è stata costretta ad annullare sia la conferenza stampa di presentazione della piéce (in programma dal 24 al 28 gennaio) sia l’incontro-dibattito sui limiti della libertà di espressione organizzato per oggi. “Credevo che la tradizione cattolica fosse più tollerante – ha detto la direttrice del Parenti – Stiamo dando troppa importanza ad uno spettacolo che mi dicono sia molto emozionante”. Militia Christi, a sua volta, ha annunciato per il 24 gennaio un sit-in di protesta davanti al teatro, ricevendo il niet della questura meneghina, la quale ha motivato la sua decisione con il fatto che via Pier Lombardo – la strada su cui si affaccia il Parenti – è troppo stretta. Ai manifestanti, invece, è stato concesso di portare ‘solo’ uno striscione all’ingresso – che sarà comunque semi blindato per evitare degenerazioni violente – e di traslocare in piazza Libia, ovvero a due isolati dal teatro.

I gruppi cattolici, del resto, oltre a inondare di proteste i portali istituzionali di enti religiosi e laici, hanno scritto anche al sindaco Pisapia, a cui è stato chiesto di prendere posizione contro le offese al mondo cattolico contenute nello spettacolo ‘blasfemo’ di Castellucci. La risposta, però, è arrivata dall’assessore alla Cultura di Milano, Stefano Boeri, che ha confermato la sua posizione, ovvero quella di “appoggiare la volontà della direzione del teatro a portare nella nostra città una compagnia e un autore noti in tutto il mondo”.

La questione non si è esaurita con le parole delle istituzioni. E’ di oggi, infatti, la notizia che anche il Vaticano è sceso in campo per protestare contro Sul concetto di volto nel figlio di Dio. “Il Santo Padre auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio, i santi e i simboli religiosi incontri la reazione ferma e composta della comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi pastori”: parole della Segreteria di Stato, scritte in una lettera datata 16 gennaio e che vuole essere la risposta e l’accoglimento di quanto richiesto da padre Giovanni Cavalcoli, del convento bolognese di San Domenico. Il teologo domenicano, infatti, l’8 gennaio aveva inviato al Pontefice una missiva in cui denunciava il contenuto blasfemo dello spettacolo. La lettera vaticana è firmata dall’assessore della Segreteria di Stato, lo statunitense Brian B. Wells.

Il messaggio, però, – specie quando fa riferimento alla reazione ‘ferma e composta’ – rischiava di risultare poco chiaro e, in tal modo, poteva dare il là a forme di protesta non ortodosse. Per questo motivo, alle parole di monsignor Wells ha fatto seguito la precisazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che ha spento sul nascere la polemica. “Il senso della lettera proveniente dalla Segreteria di Stato – ha spiegato padre Lombardi – è molto chiaro. Prendendo atto del fatto che si rappresenta un’opera che risulta offensiva delle convinzioni religiose dei cristiani, la lettera allarga il discorso ed auspica che ogni mancanza di rispetto di questa natura incontri la reazione ferma e composta della comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi Pastori”.

Padre Lombardi, inoltre, non ha risparmiato critiche alla direzione del Teatro Parenti. “Il Comunicato dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Milano del 14 gennaio (il primo documento ufficiale di protesta, ndr) – ha precisato padre Lombardi – domandava ‘che sia riconosciuta e rispettata la sensibilità di quanti cittadini milanesi vedono nel Volto di Cristo l’Incarnazione di Dio, la pienezza dell’umano e la ragione della propria esistenza’; continuava ricordando che al momento della programmazione, la direzione del Teatro Parenti ‘avrebbe potuto farsi carico più attentamente’ della ‘dimensione sociale della libertà di espressione’, e concludeva osservando che ‘la preghiera per manifestare il proprio dissenso non può accompagnarsi a eccessi di qualunque tipo, anche solo verbali’. Vi sono elementi sufficienti – ha concluso il direttore della Sala Stampa vaticana – per orientare la valutazione dell’opera, della sua programmazione e delle forme adeguate di manifestazione del dissenso”. La speranza della Santa Sede, quindi, è che queste parole servano ad evitare qualsiasi tipo di deriva nelle proteste, che comunque ci saranno.

In attesa di comprendere cosa accadrà alla ‘prima’, resta il caso e l’apprensione scatenata da un testo che parla di un padre vecchio e debilitato, ormai incontinente, accudito dal figlio che deve pulirlo costantemente dalle feci. E’ la vita di un uomo alla fine. La polemica, però, dipende dal fatto che a far da fondale all’azione scenica è una gigantografia del volto di Cristo che riproduce il Salvator Mundi di Antonello da Messina. Inevitabile, quindi, l’associazione tra le debolezze di un uomo descritto al termine della sua vita e Dio. Il passaggio descritto come “inaccettabile” dai cattolici francesi, tuttavia, nella ‘versione’ italiana ci sarà. Si tratta della scena in cui alcuni giovani lanciano contro l’opera di Antonello da Messina sassi e granate giocattolo.