Cronaca

Duplice omicidio a Roma: gli inquirenti<br/>sulle tracce di due giovani magrebini

La svolta investigativa dall'incrocio del Dna isolato sulla borsa abbandonata, dalle immagini delle telecamere a circuiti chiuso e da alcune testimonianze. L'arresto dei rapinatori sarebbe questione di ore

Gli inquirenti non hanno più dubbi: questione di ore e si chiuderà il cerchio sugli assassini dei due cinesi, padre e la figlioletta di 9 mesi, uccisi mercoledì scorso nel quartiere romano di Tor Pignattara. Le forze dell’ordine, infatti, stanno cercando due ragazzi di origine nord africana, entrambi con precedenti penali e a quanto pare residenti proprio nel quartiere dove si è consumato il duplice omicidio.

La svolta investigativa è stata possibile grazie a tutta una serie di fattori, non ultimi alcuni errori commessi dai malviventi. Fondamentali, inoltre, anche le testimonianze e le tracce raccolte non solo in via Alò Giovannoli, ma anche e soprattutto nel casolare diroccato dove gli autori della rapina hanno abbandonato il bottino. Tra le prove, anche il Dna di un uomo isolato da uno dei reperti (la borsa contenente 16 mila euro o il casco abbandonato da uno degli aggressori), le riprese di una telecamera che ha immortalato la fuga dello scooter con a bordo i due balordi, le testimonianze raccolte a proposito della frequentazione del casolare in cui è stata ritrovata la borsa con il denaro. Proprio il bottino abbandonato avrebbe tradito i rapinatori: su alcune banconote, infatti, sono state rilevate macchie di sangue e potrebbe essere questo uno dei motivi che ha indotto i rapinatori ad abbandonare la refurtiva.

I pm di piazzale Clodio, Pier Filippo Laviani e Maria Teresa Gregori, e i carabinieri del Nucleo Investigativo guidato da Lorenzo Sabatino stanno lavorando per verificare anche se la rapina sia stata finalizzata solo all’appropriazione del denaro oppure se dietro l’agguato alla coppia ci siano state altre motivazioni, magari da collegare al lavoro di money transfer della coppia di cinesi. In tal senso, si è appreso che il 31enne ucciso lavorava per un’agenzia di trasferimento di denaro all’estero gestito da un cingalese e che Zhou Zeng e la moglie non prendevano soldi solo dai loro connazionali, ma anche da altri cittadini stranieri, clandestini e non. Proprio in questa attività, inoltre, potrebbe nascondersi il motivo dell’agguato, con tutta probabilità compiuto da qualcuno che conosceva molto bene le abitudini e i movimenti degli Zeng e che sapeva perfettamente che mercoledì scorso i due avevano con loro una somma davvero consistente di denaro.  Tutte le risposte sul caso, però sono subordinate alla cattura degli assassini: le forze dell’ordine sono fiduciose di chiudere la pratica nelle prossime ore.