Politica

Le promesse elettorali e i brillanti di Berlusconi

Promesse e gioielli. Sono volati regali di spessore l’altra sera alla festa di auguri dei senatori del Pdl, tutti in piedi in un buffet a base di salumi e formaggi, di gran lunga più modesto di quello dell’anno scorso, sempre “attovagliato ” nel salone dell’hotel Minerva di Roma, a due passi da Palazzo Madama, ma d’altra parte meglio non ostentare troppo in tempi cupi.

Il Cavaliere, però, non ha badato a spese, né elettorali, né “brillanti”. E già. Il primo, pesante regalo è arrivato alla fine di un discorso di rito, facendo scrosciare un applauso più che spontaneo, addirittura entusiasta. È stato quando, davanti a Gasparri e Quagliariello, il capogruppo e il suo vice, al presidente della commissione Giustizia, un Filippo Berselli raffreddatissimo e agli ex ministri Nitto Palma, Sacconi e Matteoli, Berlusconi ha spronato le truppe a “darsi da fare perché le elezioni sono alle porte e noi le vinceremo”. Quindi si è spinto più in là: “Dobbiamo cambiare la legge elettorale, certo, ma siccome voi siete stati tra quelli a me più fedeli, i più presenti e non mi avete mai tradito, posso promettere che sarete tutti riconfermati.

Una promessa di valore di certo ben più pesante degli orecchini griffati Recarlo con cui “il Presidente” aveva omaggiato le undici senatrici (non tutte presenti, a dire il vero). Un omaggio “doveroso” per chi “unisce la bellezza all’intelligenza”, si era allargato Roberto Centaro facendo il baciamano a Diana De Feo, più nota come signora Fede. Quest’anno Berlusconi ha voluto chiudere in bellezza il trittico della “parure Italia”, inaugurata nel 2009 con un ciondolo tricolore, proseguita con le fedine tricolori e terminata l’altra sera con gli orecchini tricolori, un piccolo pendant con rubino, diamanti e smeraldo. “Li ha fatti fare apposta per noi”, se li gingillava felice anche Alberta Casellati, “ha fatto lo stesso dono anche alle deputate…”. Meglio sorvolare sul costo finale dell’operazione, specie di questi tempi.

Ma, sorrisi natalizi di circostanza, l’atmosfera più sommessa del solito tradiva un sottofondo di pensieri preoccupati. Il Cavaliere aveva appena parlato di elezioni, ma nessuno – davvero nessuno – gli ha sentito dire che il candidato a Palazzo Chigi per il Pdl sarà Angelino Alfano. “Ci sono le primarie da fare – stigmatizzava Gaetano Quagliariello, tentando di svicolare – è presto per mettere etichette o corone; il partito si dovrà esprimere liberamente…”. Più sfuggente ancora Maurizio Gasparri: “Parlarne ora mi sembra davvero prematuro…”. C’è voluto Filippo Berselli, con la solita franchezza emiliana, a svelare che Alfano potrebbe “anche restare a fare il segretario del partito, che è comunque un ruolo fondamentale, come figura di leader deve ancora lavorare molto…”.

Insomma potrebbe ricandidarsi anche Berlusconi? “Chissà, qualcuno vuole un ricambio generazionale, io faccio il tifo per Marina, ma se vogliamo sperare di vincere davvero, allora toccherà ancora al presidente di sacrificarsi…”. Brutta aria per la carriera di Angelino Alfano. Nessuno, l’altra sera, pareva in vena di scommettere una lira bucata sul suo futuro di leader e premier del Pdl. Neppure – a ben guardare – lo stesso Cavaliere. Che ha continuato a dire per tutta la sera che “dobbiamo rivincere le elezioni e ce la faremo”. Ma non ha mai detto con chi…

Il Fatto Quotidiano, 23 dicembre 2011