Politica

Manovra, Napolitano: “Catastrofe evitata”<br/>Fini: “Rivedere il numero dei parlamentari”

L'assemblea dell'Upi vota un ordine del giorno in cui si chiede lo stralcio dei provvedimenti sugli enti locali. Dibattito nei partiti. Berlusconi: "Monti tenga conto delle indicazioni del Pdl". Pd: "Testo iniquo ma necessario votarlo". Casini: "Sostegno a governo non diventi un teatrino". La Cisl, dopo lo sciopero generale indetto per lunedì prossimo, si dice pronta a una manifestazione

Mario Monti ed Elsa Fornero

“La manovra è arrivata giusto in tempo per evitare la catastrofe”. Giorgio Napolitano accoglie con soddisfazione il provvedimento impostato dal governo. Il Presidente della Repubblica ha voluto esprimere  “grande rispetto per l’impegno, la tensione morale, la fatica che il Governo sta esprimendo in momenti così difficili. Abbiamo un compito duro. Mi sono trovato in un momento di particolarissima, straordinaria difficoltà. In un momento di difficile transizione. Ho creduto di dover fare, nei limiti che la Costituzione mi impone, una scelta che aprisse uno spiraglio migliore per il Paese affidando al Professore Mario Monti di formare questo Governo”.

Napolitano ha inoltre garantito ai sindaci che non saranno toccati in alcun modo, mentre alle proteste avanzate dalle province, che hanno minacciato di ricorrere alla consulta, il Capo dello Stato ha detto di preferire non pronunciarsi. “I sindaci non sono in discussione perché altrimenti sarebbe in discussione l’Italia. Siete l’istituzione fondamentale della Repubblica, ha detto rispondendo al presidente della Provincia di Mantova, Alessandro Pastacci che aveva anche difeso gli amministratori locali “limitati” dal Patto di stabilità. “Resisterò invece dal pronunciarmi sul tema sollevato dal presidente della Provincia”.

Il capo dello Stato, stamani, ha firmato le 104 pagine del decreto legge, che ora andrà in commissione a Montecitorio. Non si placa lo scontro politico interno ai partiti né le rivendicazioni delle province, le più colpite dai tagli. Queste ultime, dopo l’assemblea nazionale di stamattina, hanno approvato un ordine del giorno in cui chiedono lo stralcio del provvedimento che cancella le giunte e riduce i consigli, minacciando di impugnare il provvedimento di fronte alla Corte costituzionale. “Le Province – si legge – si attiveranno fin da subito presso i Consigli regionali delle autonomie locali per richiedere l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale delle norme lesive dell’autonomia politica e istituzionale delle Province”. Di fatto l’intervento era stato inizialmente inserito (domenica pomeriggio) con la scadenza del 30 Aprile 2012 per effettuare il taglio delle Province ma gli uffici tecnici hanno chiarito l’impossibilità momentanea di recepire una data entro cui intervenire perché il personale va riconvertito e si è quindi sottolineata la necessità di un arco di tempo superiore per intervenire. Quindi è stato deciso di indicare nel testo la volontà di tagliare, rimandando però a una nuova legge la definizione dell’intervento.

“La madre di tutte le riforme dovrebbe essere quella in capo al Parlamento, e non al Governo, di rivedere il nostro sistema bicamerale e di conseguenza di rivedere il numero complessivo dei parlamentari”, ha ammonito, Gianfranco Fini, auspicando “ci sia consapevolezza” della necessità della riforma.

Sostegno all’iniziativa dell’Upi è arrivato dal segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero: Vi appoggiamo, perché la vostra è una battaglia per la democrazia. Voi avete la responsabilità – ha affermato Ferrero in un intervento molto applaudito – di spiegare che non è vero che le province sono inutili, come, sento dire, pensa il 90% degli italiani. O voi spiegate che non è così o indirettamente si contribuirà all’ennesima distruzione di una parte importante del Paese”.

Sul fronte sindacale la Cisl, dopo lo sciopero generale di lunedì prossimo, è pronta a mettere in campo anche una grande manifestazione nazionale. E’ il parlamentino della Cisl a d alzare il tiro: “E’ molto grave che il governo si sia sottratto al confronto”, dice l’esecutivo della confederazione di via Po.

Tutt’altra partita quella che si gioca dentro ai partiti: in attesa dell’approvazione definitiva del decreto Monti da parte delle Camere (che secondo il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini avverrà prima di Natale) e di vedere quali rimedi di maggiore “equità” potranno essere aggiunti al testo con degli emendamenti, le forze politiche rispondono alle fibrillazioni e alle insoddisfazioni interne degli ultimi giorni. A partire da Futuro e Libertà con Enzo Raisi che propone di rivedere le esenzioni previste per il Vaticano. “In un momento in cui a tutti vengono chiesti sacrifici enormi per superare il grave momento di difficoltà che attraversa l’Italia, è auspicabile che Governo e Parlamento mettano mano ad una revisione delle esenzioni fiscali di cui beneficiano le attività commerciali del Vaticano, diverse cioè dai luoghi di culto su cui l’esclusione dalla tassazione immobiliare è più che legittima”.

Il Pdl tenta di prendere le distanze dall’esecutivo, criticando alcune decisioni e garantendo comunque il sostegno in aula. Questa mattina l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è intervenuto all’ufficio di presidenza e pur confermando l’appoggio al suo successore ha commentato esplicitamente: “Non faremo mancare il supporto all’esecutivo, ma Monti deve tenere conto di noi”. Berlusconi ha poi cercato di risollevare il morale del suo partito, evidentemente in difficoltà – al suo interno e con l’elettorato: “Se fossimo andati alle elezioni prima ci avrebbero addebitato la colpa della crisi. Ricordiamoci che nel 2006 siamo stati in grado di recuperare 13 punti. Possiamo vincere”, ha detto. Per Berlusconi, il Pdl oggi può contare sul 28,1% dei consensi. Né l’ex premier vuole considerare persa l’alleanza con la Lega: L’ex premier avrebbe spiegato che la presa di distanza di Umberto Bossi è dettata dalla necessita’ di riconquistare il suo elettorato. Ma la Lega, sarebbe stato il ragionamento di Berlusconi, sa che da sola al Nord non vince. Per questo, occorre mantenere i rapporti con il Carroccio, anche sotto il profilo umano ed anche attraverso il lavoro dei capigruppo. In futuro saremo ancora con loro, avrebbe concluso Berlusconi. Mentre il segretario del partito, Angelino Alfano affida a facebook il suo commento: “Troppo dura la botta su casa e pensioni; noi avremmo voluto una manovra un po’ diversa; questa è la manovra economica del Governo Monti. Conclusione: stiamo lavorando per migliorarla”. Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, propone di tassare i beni della Chiesa: “Se fosse per me, che sono un laico, metterei l’Ici sulla Chiesa, o meglio su una parte di beni della Chiesa dedicati ad usi commerciali e non religiosi”.

Anche il Partito democratico discute della manovra e a fine giornata avanza una proposta strutturata. “Quattro sono i temi sui quali intervenire, sia pure nel contesto di un iter parlamentare che si presenta come un sentiero molto stretto”: dai ritocchi al capitolo della manovra sulle pensioni a quello dell’Ici sulla casa, dalla lotta all’evasione agli investimenti per far ripartire la crescita. Il Pd ha pubblicato sul sito del partito il testo che si sofferma sulle modifiche già ottenute dai democratici e su quelle per cui il Pd si batterà in questi giorni.

“Monti non vive su Marte e speriamoche ascolti il Parlamento. La partita dell’equità ha già perso nel primo tempo 4 a 0 durante il governo Berlusconi e ora continua a perdere. Se la manovra non diventa equa è depressiva per il Paese e non è l’interesse di una parte”. Così Stefano Fassina, responsabile economia del Pd, intervenendo ad Agorà su Rai Tre. “Questa manovra ha molti difetti, primo fra tutti l’intervento brutale sulle pensioni di cui non c’era bisogno. Ma inviterei tutti, anche i più critici, compresa la Lega che era al governo e che è responsabile di questa iniquità, ad aspettare. Il partito democratico – ha aggiunto Fassina – si assume la responsabilità di votare la manovra così come ha votato la fiducia al governo Monti. Ma siamo fiduciosi che il Governo ci ascolti e che ascolti anche le parti sociali, ne va dell’interesse del Paese. Non devono ascoltare la voce dei burocrati, ma dei lavoratori”. Sulla stessa linea Anna Finocchiaro: “Io propendo per una concertazione sulle modifiche da apporre alla manovra e una prima parte è già stata fatta ed è stata fruttuosa. Ma noi vorremmo più equità. Un esempio è l’indicizzazione delle pensioni, così come ammorbidire le misure per i lavoratori precoci”.

Chi si avvantaggia delle difficoltà, in questo momento, è l’Udc di Pierferdinando Casini, il più deciso nel sostegno a Monti: “Mai come oggi è chiaro che la politica non si salverà con le furberie. E’ il momento di metterci la faccia e di assumerci tutti in prima persona la responsabilità di quei provvedimenti impopolari che servono urgentemente al Paese”. Così il leader Udc ha replicato sul suo profilo Facebook ai commenti di alcuni amici. “Ho più di una perplessità – aggiunge – sull’atteggiamento che stanno tenendo in queste ore Pd e Pdl: siamo tutti sufficientemente intelligenti per capire che dietro questa loro pantomima c’è solo il rischio di un teatrino”.

Intanto prosegue la campagna della Lega contro la manovra. Avviata a Milano una raccolta firme prima della manifestazione del 15 gennaio. “La manovra di Mario Monti mette pesantemente le mani nelle tasche dei milanesi. Siamo pronti alle barricate per difendere la nostra citta’”, spiega il segretario cittadino del Carroccio, Igor Iezzi. La raccolta firme prenderà il via domani alle 15. “Con questa manovra i banchieri al governo tagliano le pensioni e aumentano le tasse. Per i milanesi, di sola Ici, si ipotizza un rincaro di 234 euro a cui vanno aggiunte le altre tasse come l’addizionale Irpef e il taglio delle pensioni”. “Il governo – aggiunge Iezzi – sta fabbricando nuovi poveri, le lacrime vere sono quelle dei cittadini padani torchiati dal tecno-governo. La Lega Nord inizia una raccolta firme contro questa manovra lacrime e sangue ed e’ pronta ad innalzare barricate contro l’oppressione fiscale del professore-banchiere sostenuto da Bersani e Berlusconi. Milano è in rivolta”.