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Doppio attentato suicida in Afghanistan Almeno 54 vittime, tra cui molti bambini

L'azione dei kamikaze nel giorno dell'Ashura. Il presidente Karzai: "E' la prima volta che un attacco di queste proporzioni avviene durante una festa religiosa: un terrorismo orribile è all'opera nel nostro paese"

L'attacco suicida a Kabul

Due attentati oggi in Afghanistan, a Kabul e Mazar-i-Sharif. Un doppio attacco diretto contro la consistente minoranza sciita, nel giorno dell’Ashura, la festa che ricorda per tutti i musulmani il giorno in cui Noé lasciò l’Arca e quello in cui Moses fu salvato dalle acque del Nilo. Per gli sciiti, però, l’Ashura è una festa particolare: nel 680 Hussein, nipote di Maometto, venne sconfitto nella battaglia di Kerbala, in Iraq, segnando la fine delle pretese dei suoi “sostenitori”, gli sciiti, alla guida della comunità islamica.

Nel giorno dell’Ashura – che in Afghanistan è festa nazionale – gli sciiti vanno in pellegrinaggio nei loro luoghi santi. E proprio in uno di questi, la tomba di Abu-Ul Fazil, a Kabul, c’è stato l’attentato più duro: almeno 50 morti, tra cui molti bambini, investiti dall’esplosione di una bomba, probabilmente attivata da un attentatore suicida, all’ingresso del santuario, nel momento in cui le famiglie si preparavano a pregare e festeggiare. Quasi nello stesso momento, attorno a mezzogiorno ora italiana, un’altra bomba, portata a bordo di una bicicletta è esplosa vicino a una moschea sciita di Mazar-i-Sharif, nel nord dell’Afghanistan, uccidendo 4 persone. Altre 17 sono rimaste ferite.

Secondo il portavoce del ministero della salute afgano, Nourghli Kargar, nell’esplosione di Kabul sono rimaste ferite oltre 150 persone, alcune delle quali in gravissime condizioni. Secondo i media afgani, invece, le vittime sono 60 e i feriti almeno 160.

“E’ la prima volta che un attacco di queste proporzioni avviene durante una festa religiosa – ha detto il presidente afgano Hamid Karzai – Un terrorismo orribile è all’opera nel nostro paese”. Ancora in Germania, per una serie di incontri bilaterali in coda alla conferenza internazionale di Bonn sul futuro dell’Afghanistan, Karzai ha ripetuto che “questi atti codardi non divideranno il popolo dell’Afghanistan”. Chi sia responsabile del duplice attentato non è ancora chiaro. Mohammad Zahir, capo del dipartimento investigativo della polizia di Kabul ha dichiarato alle agenzie di stampa internazionali che nessuno ha ancora rivendicato gli attacchi. La polizia della capitale afgana, inoltre, dice che non lontano dal luogo del primo attentato un altro ordigno è stato individuato prima che esplodesse.

Mohammad Bakir Shaikzada, uno dei principali mullah sciiti di Kabul, ha fatto eco alle parole di Karzai: “Si tratta di un crimine contro tutti i musulmani – ha detto all’Agence France Presse – e noi musulmani non dimentichiamo questi crimini, condotti dai nemici dell’Islam”.

I Talebani, da parte loro, hanno condannato gli attacchi. Zabihullah Mujahid, portavoce dei turbanti neri, ha pubblicato una dichiarazione su uno dei siti web di solito usati per le comunicazioni del movimento armato: “Abbiamo appreso con grande tristezza delle esplosioni a Kabul e a Mazar-i-Sharif – dice il documento – Atti che sono il frutto delle attività inumane e anti-islamiche del nemico”. Chi sia questo ‘nemico’ a cui si riferisce il comunicato, però, i Talebani non lo dicono apertamente. Per quanto la minoranza sciita in Afghanistan abbia subito durante il regime talebano pesantissime discriminazioni e durissime repressioni, i guerriglieri negli ultimi anni hanno raramente colpito gli sciiti in quanto tali. Negli ultimi anni, anzi, la numerosa comunità sciita aveva ripreso a celebrare le proprie ricorrenze con una certa sicurezza. Al contrario, in Iraq, dopo la caduta di Saddam Hussein, uno dei bersagli preferiti della rete locale di Al Qaida, guidata allora dal giordano Abu Mussa al Zarqawi erano proprio i luoghi di culto degli sciiti, che secondo le letture più intransigenti dell’islam sunnita non sono autentici musulmani. Non è escluso quindi che sia proprio il nuovo corso di Al Qaida, adesso guidata dal medico egiziano Ayman al Zawahiri a essere stato inaugurato in modo così sanguinoso, con l’obiettivo di creare ulteriore caos in Afghanistan scavando lungo le faglie religiose. Non diversamente da quanto sta avvenendo nel vicino Pakistan, dove gli sciiti del Belucistan negli ultimi mesi hanno subito una serie di sanguinosi attentati la cui responsabilità finora non è stata mai accertata.

di Joseph Zarlingo