Media & Regime

Rai, Minzolini rinviato a giudizio per peculato<br> E Alfano gli “esprime solidarietà”

La decisione è del gup di Roma Francesco Patrone che ha accolto le istanze del procuratore aggiunto Alberto Caperna. Il processo si terrà l'8 marzo prossimo davanti alla VI sezione penale del Tribunale capitolino. La Rai si costituirà parte civile

Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini è stato rinviato a giudizio per peculato con riferimento all’uso della carta di credito aziendale della Rai utilizzata, secondo l’accusa, in maniera non regolamentare. La decisione è del gup di Roma Francesco Patrone che ha accolto le istanze del procuratore aggiunto Alberto Caperna. Il processo si terrà l’8 marzo prossimo davanti alla VI sezione penale del Tribunale di Roma. Il giornalista è accusato di peculato per avere sforato, in 14 mesi, il budget a sua disposizione per circa 65 mila euro. Tale somma è stata già restituita dal direttore all’azienda.

Non si è fatta attendere la reazione del direttore del Tg1, che ha usato parole dure per descrivere la decisione del giudice. “Sono indignato”, dichiara alle telecamere de ilfattoquotidiano.it e aggiunge “volevano farmi saltare dalla direzione del Tg1 già quando c’era il voto di fiducia al Senato il 14 dicembre 2010 – ha detto Minzolini – Quello che non sopporto di questa vicenda è che vengono utilizzati strumenti del genere per raggiungere l’obiettivo. Questo vi dà l’idea della società di trogloditi in cui viviamo. Mauro Masi (ex dg della Rai) in questa vicenda è stato un pusillanime, uno leggero perché per due anni l’azienda non mi ha contestato nulla”.

L’azienda Rai ha partecipato all’udienza preliminare nella veste di persona offesa, ed ha annunciato che si costituirà parte civile, in attesa del vaglio del giudice dell’udienza preliminare, entro il termine di decadenza previsto dalla legge, che è quello dell’udienza dibattimentale fissata per il prossimo 8 marzo”. I legali Minzolini annunciano battaglia: “Dimostreremo l’insussistenza e l’impossibilità della configurazione del delitto di peculato, in relazione ad alcune spese ritenute ingiustificate e che invece rientrano nell’ambito di consentite spese di rappresentanza”.

Intanto il comitato di redazione del Tg1 prende posizione: ”Ora non ci sono più alibi. L’azienda deve dare risposte chiare e immediate alla redazione del tg1. Il cdr – si legge ancora – non ha aspettato la notizia del rinvio a giudizio per denunciare, ormai da molto tempo, il fallimento del progetto Minzolini, che ha portato gli ascolti del giornale al minimo storico e ha fatto perdere credibilità alla principale testata del servizio pubblico, come sottolineato anche dalla ricerca della Cattolica di Milano”. Molto più “prudente” Attilio Romita (anche lui membro del cdr): “Quanto al rinvio a giudizio di Minzolini, non resta che attendere il corso della giustizia”. Interviene anche l’Aiart, l’associazione di telespettatori cattolici, “per il bene della Rai, Minzolini farebbe bene a dimettersi. Per noi tutti sono innocenti fino a prova contraria, però – scrive l’associazione – sulla principale testata del servizio pubblico non può gravare un macigno così grosso”.

Non la pensa così l’ex ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che esprime solidarietà al direttorissimo: “Minzolini ha sempre svolto con competenza e linearità il suo lavoro, chiarendo prontamente la sua posizione alla Direzione Generale della Rai dalla quale, infatti, non è partita alcuna azione disciplinare nei suoi riguardi. Minzolini ha sempre dato spazio alla cura per l’informazione, prendendo – con equilibrio – le distanze da quanti hanno strumentalmente attaccato il governo Berlusconi e attenendosi solo alla concretezza dei fatti. Auspichiamo che presto la verità sia accertata”.