Cronaca

Cascinazza di Monza, l’affare immobiliare <br> della famiglia Berlusconi rischia di svanire

La variante urbanistica che trasformava l'area agricola in edificabile rischia di naufragare. Dopo la condanna di un consigliere comunale, la maggioranza di centrodestra non ha più i numeri per approvare il Pgt

Doveva essere un’operazione immobiliare favolosa, un terreno acquistato come agricolo che diventava edificabile grazie a una variante urbanistica disegnata dall’ex ministro Paolo Romani mandato come assessore in quel della Brianza dallo stesso ex presidente del Consiglio.

Ma in realtà l’affare Cascinazza, l’area di Monza dove Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, sognava di costruire Milano 4, rischia di diventare solo un grosso grattacapo. Il terreno, che era passato dalla Istedin di Paolo Berlusconi ad altre società in qualche modo collegate, è sempre stato in una zona a rischio esondazione del fiume Lambro. E adesso un comitato spontaneo di cittadini si è formato proprio per fare leva su questo aspetto e chiedere che la previsione sia annullata e che l’area torni ad essere considerata un parco agricolo. Si è presentato ufficialmente oggi l’agguerrito gruppo capitanato da Pietro Marino, ricercatore di agronomia dell’Università di Milano Bicocca deciso ad avanzare una specifica osservazione al Piano urbanistico di Monza che chieda l’eliminazione della previsione edificatoria di 420mila metri cubi di cemento su quell’area.

Il che non preoccuperebbe la maggioranza di Centrodestra monzese che ha adottato il piano, se non avesse appena perso il consigliere decisivo con cui aveva fatto passare un mese e mezzo fa la variante. L’uomo chiave di quella votazione era stato infatti un consigliere entrato nell’Assise del capoluogo di Provincia lombardo sui banchi dell’opposizione che poi era passato in maggioranza. E che da questa settimana è stato sospeso dal Prefetto per sei mesi dai pubblici uffici perché condannato a due anni per concorso in corruzione. Tale Franco Boscarino è stato infatti giudicato colpevole in primo grado dal Tribunale di Monza di aver fatto da tramite per favorire un immobiliarista attivo in Brianza nella corruzione di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Milano (anch’esso condannato) per avere trattamenti di favore.

Un’indagine che, ironia della sorte, era scaturita da un altro filone che vede ancora sul banco degli imputati per reati di natura fiscale tre imprenditori, tra cui Gabriele Sabatini, che sono legati niente meno che alle società proprietarie proprio della Cascinazza. Senza il voto di Boscarino e con una maggioranza ormai traballante, sarà difficile per il centrodestra riuscire ad approvare il piano e a respingere l’osservazione del ricercatore universitario. Non ce ne fosse abbastanza per imbrigliare un’operazione ormai sfortunata, l’opposizione si è anche recata in Procura a denunciare alcuni strani legami tra i proprietari delle aree che venivano favoriti nella Variante al Pgt monzese e che risultavano collegati in qualche modo tutti al terreno della Cascinazza. Dopo trent’anni di tentativi di far diventare edificabile il terreno in questione, la conclusione dell’operazione, insomma, è ancora un lungo percorso ad ostacoli e l’area per il momento è ancora un prato.

di Olga Fassina