Politica

Milano, Pisapia conferma Boeri alla Cultura<br/>Niente Expo e “tutela” del partito

Le deleghe per l'esposizione saranno assegnate a un comitato interassessorile. La crisi sembra dunque rientrata ma entrambi ne escono ridimensionati: il sindaco è stato costretto a fare i conti con il Pd, mentre l'architetto deve cedere l'esclusività sul progetto del 2015

Niente più Expo. Stefano Boeri paga così le sue critiche alla gestione dell’evento da parte di Giuliano Pisapia. Il sindaco, dopo due giorni di consultazioni con assessori e consiglieri di maggioranza, si è chiuso nel suo ufficio di Palazzo Marino e dopo circa un’ora ha deciso di accordare all’architetto una prova d’appello: lo ha confermato assessore a cultura, moda e design. Mentre la delega a Expo sarà assegnata a un comitato interassessorile di cui è presumibile che Boeri farà parte con dei ruoli chiari e ben definiti.

Determinate per la risoluzione del conflitto è stata l’intervista che Boeri ha rilasciato a Repubblica nella quale si è scusato per le critiche rivolte al sindaco, pur rivendicando una propria autonomia. Ma la rottura, già rimandata a luglio, appare ai più semplicemente rinviata: “Aspettiamo che si spengano i riflettori, così potremo affrontare con maggior serenità il rapporto” tra i due, confida uno degli esponenti del Pd che hanno gestito e ricucito la crisi in questi giorni fino a coinvolgere il segretario del partito, Pierluigi Bersani. Il partito che ha candidato alle primarie e poi alle comunali Boeri, di fatto, ha svolto un ruolo chiave nella risoluzione del conflitto, stringendosi intorno al suo capodelegazione e suggerendo al sindaco di non compiere un “errore politico”, ovvero l’estromissione di Boeri dalla giunta.

In cambio il gruppo consiliare a Palazzo Marino ha assicurato al sindaco non solo la piena disponibilità a continuare a condividere le sue posizioni, ma soprattutto a controllare l’operato dell’assessore. “Saremo il primo controllore, rigoroso, della lealtà e del rispetto della collegialità” da parte di Boeri, ha detto il capogruppo democratico Carmela Rozza. Ma il Pd ha invitato Pisapia a far sì che “riparta una nuova fase con più collegialità nelle decisioni e nella comunicazione”. La stessa mancanza di collegialità dunque che il sindaco rimprovera a Boeri, gli è rimproverata oggi dal Pd. Politicamente, dunque, Pisapia deve cedere una parte dell’autonomia decisionale che finora ha rivendicato con forza, sin dalla composizione della giunta, a favore di quel Pd che in Consiglio è determinante per la maggioranza.

Se c’è un vincitore è il popolo Arancione, che in questi giorni ha più volte richiesto l’unità della coalizione che aveva permesso di espugnare Milano e che si è per la prima volta spinto a criticare le posizioni del sindaco. Ne escono ridimensionati Pisapia e Boeri: il primo perché ha dovuto fare i conti per la prima volta con il potere della politica e fosse stato unicamente per lui avrebbe deciso diversamente; l’altro perché perde la titolarità, quanto meno esclusiva, di una parte del suo più recente percorso professionale, quell’Expo del cui masterplan era stato uno dei firmatari e che aveva contribuito a far vincere a Milano.