Politica

Apartheid, il gioco preferito della Lega

Quelli della Lega, come Erode, hanno il terrore dei bambini che non siano di razza pura italiana. Strano, direte voi, visto che dell’Italia a loro non importa niente. Detestano il tricolore, giurano, da ministri, su una cosa chiamata Padania, parlano di secessione che vuol dire ex Yugoslavia. Anzi, più complicata e pericolosa la loro secessione, perché è impossibile. Dunque di che Italia parlano quei tre ex ministri (due inutili, ma uno era ministro dell’Interno, pensate il pericolo che l’Italia ha corso) quando rispondono con violenza e furore, ad una frase del Presidente della Repubblica?
Per capire bene, ricordiamo la frase: “È folle ed è anche assurdo che un bambino nato in Italia da genitori immigrati, che resta, vive, cresce studia in Italia, non sia italiano”.

La frase va ambientata tre volte. La prima, nel contesto di un Capo di Stato che enuncia un principio di buon senso e valore morale. Buon senso perché il bambino di cui stiamo parlando non ha altro Paese che quello in cui è nato, cresciuto, di cui parla la lingua (spesso la sola lingua), in cui è andato a scuola. Di valore morale perché dice che accoglienza e integrazione sono il solo percorso per i nuovi arrivati in un Paese civile. C’è naturalmente una opinione pubblica che riceve i messaggio. È una Italia che si è incattivita e che ha paura. Ma non dedica la sua paura agli immigrati e non ripone le sue speranze di salvezza nella Lega Nord. E in più tende a stare attenta a ciò che dice il presidente della Repubblica. Ma quando il messaggio raggiunge i destinatari, che hanno dedicato anni di devastazione alle leggi, ai regolamenti e alla burocrazia, pur di creare ostacoli a chi veniva per lavorare, e col proprio lavoro ha fatto funzionare in questi anni mezza Italia, dalla raccolta dei pomodori nel Sud alle migliaia di minifabbriche del Nord e specialmente del Nord Est detto “padano”, esplode furore, invettiva, minaccia.

Maroni, come ha sempre fatto mentre, da secessionista, era ministro chiave della Repubblica, ha cambiato la parola. Invece di “immigrato” lui ha fatto finta di avere capito “clandestino”. “Clandestino” è una parola cara alla Lega perché porta, con due passaggi, in prigione. Sembra un gioco da tavolo e invece è una trovata crudele, specialità di brave persone come Maroni, Calderoli, Borghezio. Si fa così. Di qua c’è la burocrazia che farà di tutto per rallentare, procrastinare, negare, rinviare il permesso anche se l’immigrato ha tutte le carte in regola e lavora. Te lo raccontano, umiliati, alcuni prefetti che dicono: “Lei non sa che cosa si adattano a fare certi colleghi per la carriera”. E infatti il prefetto Mosca di Roma, sotto il governo Bossi-Maroni-Berlusconi ha dovuto dimettersi perché ha rifiutato l’idea odiosa delle impronte digitali digitali ai bambini Rom.

Ma nel cosiddetto “pacchetto sicurezza” di Maroni la cui approvazione svergogna il Parlamento italiano, “clandestino” diventa reato. Il reato non dipende dal fare ma dall’essere, come in ogni serio regime razzista. E sei nelle mani di quei poliziotti o padroni (non tutti, e forse non tanti, per fortuna) che stanno al gioco sporco della Lega. Quando sei “clandestino” o vieni rimpatriato dove non sai, o vai in prigione o, altra variante barbara, ti rinchiudono nei centri di identificazione e di espulsione, dove nessuno ti identifica, dove l’ottanta per cento dei detenuti è in regola (lo certificano le periodiche visite di parlamentari radicali e Pd), dove ti tengono per un anno e mezzo senza assistenza legale o sanitaria e senza regole, sorvegliati da poliziotti e soldati che non hanno alcuna preparazione né alcun voglia di fare quel lavoro. Direte che è tutto assurdo.

Ma questo è il mondo della Lega finchè è durato, fondato sulla paura, sul rapporto inesistente tra sicurezza e immigrazione (nel Paese di ‘ndrangheta, mafia e camorra, dove ci sono due morti al giorno di attentati malavitosi a Roma), fondato sul sostegno non gratuito di Berlusconi, a cui i voti leghisti davano ossigeno, e che lui ricambiava dando via libera alla Italia dell’apartheid.

Quelli del mondo di Berlusconi si ricordano anche adesso del dovere di sostenere le barbare assurdità della Lega e il linguaggio deformato dei leghisti. “Napolitano adotta i clandestini” intitola Libero del 23 novembre, facendo subito uso truffaldino della parola “clandestino” come hanno imparato da Maroni, per vedere se si può spaventare qualcuno. “Non vorrei – suggerisce su Il Giornale l’astuto Calderoli – che fosse un cavallo di Troia per concedere il diritto di voto agli immigrati”. E crede di avere annunciato il colmo del colpo di mano, della indecenza, della paura.

Però attenti a ciò che ha da dire Cicchitto: “Se invece di economia vi occupate di diritti, noi potremmo difenderci con la nostra riforma della giustizia”. Conoscendo autori e intenzioni, la minaccia è chiara e malevola. Ma sentite La Russa, che un tempo usava il tricolore come sciarpa. “Questa è la strada per rompere subito e andare dritti alle elezioni”. Pensate: la minaccia inaccettabile sono bambini nati in Italia che diventano italiani. Diciamo che poche parole umane, chiare, quasi ovvie, hanno portato allo scoperto la vera natura del mondo berlusconiano, la vera natura della Lega, incompatibile con un normale livello di civiltà.

Il Fatto Quotidiano, 24 novembre 2011