Cronaca

San Raffaele, Daccò rimane in carcere<br/>Pm: “Un milione di euro rientrò in Italia”

Il Gip ha convalidato il fermo e disposto l'arresto e la custodia cautelare in carcere per l'uomo d'affari arrestato nell'ambito dell'inchiesta sul crac, motivando la decisione con il pericolo di fuga e il pericolo di reiterazione del reato

C’e’ il rischio che possa fuggire e che possa commettere ancora il reato. Per questo il gip di Milano Vincenzo Tutinelli ha convalidato la richiesta di fermo e disposto il carcere per Piero Daccò, il consulente in affari col San Raffaele fermato martedì scorso per concorso in bancarotta nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano sul dissesto del gruppo ospedaliero e nella quale tra gli indagati figura anche don Verzè. Piero Daccò, che vive tra Londra,la Svizzera e il Sud America, è stato fermato nei giorni scorsi quando era di passaggio a Milano e dopo che gli inquirenti hanno scoperto che aveva intenzione di recarsi in Israele. Per questo nel pomeriggio dello scorso 15 novembre è stato fermato per poi essere trasferito nel carcere di Opera.

Intanto dalle indagini spuntano alcune novità in merito al giro di soldi. Come uno strano “passaggio” di un milione di euro proprio il 18 luglio scorso, giorno in cui Mario Cal, braccio destro di don Luigi Verzè, si tolse la vita. C’è anche questo particolare negli atti dell’inchiesta con al centro il San Raffaele. La somma, nel 2008, era stata erogata dal gruppo ospedaliero alla Metodo, società dei costruttori Zammarchi, che l’aveva “girata” a una società austriaca di Piero Daccò. Il giorno del suicidio di Cal, i soldi però, come scrivono i pm, tornarono in Italia, alla Metodo.

”La signora Mariani – scrivono i pm -responsabile amministrativa di Metodo, ha dichiarato che il predetto milione ha fatto rientro in Italia nel mese di luglio 2011 ed ha esibito la documentazione comprovante la restituzione della somma da parte della società austriaca”, ovvero la M.T.B., riconducibile, secondo i pm, a Daccò. “La restituzione a Metodo è stata effettuata – si legge ancora negli atti – dalla società lussemburghese, Dreamlane Finance Sa, per conto della M.T.B.”. E i pm aggiungono: “Si noti che la restituzione a M.T.B. intervenga lo stesso giorno (18 luglio 2011) del drammatico suicidio di Mario Cal”.

Quel milione di euro, che il 24 dicembre 2008 la Fondazione San Raffaele aveva erogato a Metodo e che lo stesso giorno sarebbe stato ‘giratò alla M.T.B. di Daccò, è uno degli episodi di distrazione che i pm Luigi Orsi, Gaetano Ruta e Luara Pedio contestano come distrazione nella bancarotta all’uomo d’affari, in carcere da martedì scorso. Operazione che, secondo i pm, aveva indicata come “fittizia” causale l’anticipo “sull’acquisto di un immobile in Cile” e che invece sarebbe servita a creare ‘fondi nerì. I pm annotano anche che “il denaro che Metodo utilizza viene dalla Fondazione San Raffaele” e che la società di Pierino Zammarchi, anche lui indagato, il giorno prima, il 23 dicembre 2008, aveva ricevuto pure “un consistente accredito di euro 2,46 milioni” derivante “dal pagamento dell’anticipo fatture autorizzato” dal San Raffaele.