Politica

Letta, uomo di quale “istituzione”?

“L’ex sottosegretario alla Presidenza del Governo Berlusconi, Gianni Letta, sta ascoltando in Senato, seduto nei banchi della Tribuna, il discorso programmatico del presidente del Consiglio Mario Monti”. Perché l’agenzia lanciava questo flash? Dov’era la notizia?

Perché a questo non-evento i soliti cinque telegiornali dedicavano immagini, commenti e servizi?

Perché il presidente Napolitano ha voluto concludere la sua dichiarazione, al termine della cerimonia di giuramento del governo Monti, con “uno speciale ringraziamento al dottor Gianni Letta per la continua e sempre scrupolosa collaborazione istituzionale, per la sensibilità, la competenza e lo spirito di servizio con cui ha contribuito a tenere vivo e limpido il rapporto tra il presidente della Repubblica e il governo, nell’interesse generale del paese e della coesione nazionale e sociale”?

Perché, durante la cerimonia della campanella a Palazzo Chigi, il sottosegretario del presidente del Consiglio uscente si è permesso di dare un buffettino al nuovo presidente del Consiglio? Come mai ha ritenuto di poterselo permettere?

Perché per lunghi giorni le trattative per la formazione del governo che dovrebbe salvare l’Italia dal baratro sono state bloccate – e stavano per saltare – a causa della pretesa (di chi?) di imporre a Monti l’Amato di Berlusconi, confermandolo nel ruolo di sottosegretario o assicurandogli un posto comunque di rilievo, magari alla Giustizia o agli Interni, anche a costo di imbarcare nell’impresa, “per bilanciamento politico”, il Letta di Craxi?

Bilanciare cosa, se, come ha ricordato giustamente Bersani, “Amato non è dei nostri”?

Nessuna sorpresa per le fenomenali dichiarazione di Rutelli (al quale peraltro non basta che Monti faccia un governo, che governi per un anno e mezzo, che salvi la nostra economia e i nostri conti, che faccia le riforme e rimetta in moto la crescita, ma si aspetta che “disegni l’Italia nel mondo che cambia”): “Di Letta ce ne vorrebbero tre: Gianni, Enrico e uno per noi del Terzo Polo”. Ai tempi dell’Ulivo, per l’ex-radicale, ex-laico ed ex-centrosinistro Rutelli Letta era “l’uomo che manca a Romano Prodi”.

Nessuna sorpresa per il Pd, dove peraltro militano parecchi ex-fan di Emilio Fede. Letta è l’uomo, insieme alla donna Veronica Lario, che Veltroni ha sempre invidiato al Cavaliere. Sul Corriere Verderami ha ricordato che, per Veltroni e Violante, Letta era “l’uomo da mettere in Costituzione” come “sottosegretario inamovibile nella politica dell’alternanza”. Nessuna sorpresa: loro considerano Letta “dei nostri”. Ma perché anche Francesco Verderami, che conosce le cose e che è uno dei migliori giornalisti politici italiani, si è lasciato coinvolgere nei numerosi, ampi servizi pro-Letta pubblicati dal Corriere della Sera per fare entrare nella testa di tutti che Letta è un uomo “in prestito alle istituzioni, non alla politica” e che “ha fatto il proprio dovere, anche a scapito della propria vita privata”?

Perché De Bortoli ha continuato per mesi a disporre e pubblicare servizi e ritratti pro-Letta, uomo delle istituzioni, anzi istituzione egli stesso?

Perché, ancora dopo l’insediamento di Monti, il cronista del Corriere parla dell’ex sottosegretario di Palazzo Chigi “che faceva così parte integrante dell’istituzione che suona strano pensarlo come un ex”?

Perché sullo stesso Corriere si va in solluchero per il “suo stile”, visto che preferisce non “puntare il dito contro quegli esponenti (in gran parte del Pd) che lo hanno ritenuto troppo vicino a Silvio Berlusconi per poterlo accettare”? Proprio così, poverino: ritenuto troppo vicino a Berlusconi! Ma si può?!

Perché – per chi non l’avesse ancora capito – il Corriere rileva che “non è parlamentare, non ha mai scelto di esserlo per restare fedele al suo profilo di uomo dell’istituzione”?

De Bortoli, Zuccolini (Roberto): ma di quale istituzione? Il Tempo? Il salotto di Maria Angiolillo? La congrega dei Gentiluomini di Sua Santità? Qualche entità più clandestina? O più semplicemente l’istituzione-Berlusconi, di cui ha condiviso e condivide tutto l’immaginabile e l’inimmaginabile da trent’anni?