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Dopo lo sfratto dal parco, Occupy Wall Street si prende la sua rivincita mediatica

Da stamattina, con l'intervento delle squadre di pulizia inviate dal sindaco Bloomberg, l'area è off limits per sacchi a pelo e tende. La parola passa a un giudice. Intanto i ragazzi vengono presi d'assalto dai giornalisti, che li invitano a illustrare le loro ragioni

La polizia sgombera il presidio del gruppo Occupy Wall Street a Zuccotti Park

Per quasi due mesi, il popolare spiazzo alberato a due passi da Wall Street è stato, insieme, la meta obbligata dei giovani disoccupati newyorkesi, dei turisti con la macchina fotografica in mano, dei semplici curiosi. All’interno del parco, gli organizzatori di Occupy Wall Street hanno continuato a offrire qualcosa a tutti, musica e grandi cartelli di protesta per le videocamere, ma anche un ben organizzato ufficio stampa per raccontare la loro battaglia contro la povertà e le ingiustizie sociali e il loro messaggio di tenacia scritto sui visi un po’ stravolti che spuntavano dalle tende.

Da stamattina, al posto delle tende e dei rifugi notturni improvvisati, lo Zuccotti Park ha offerto ai visitatori solo una visione di fredde transenne della polizia, a presidiare uno spazio perfettamente pulito. Le squadre di pulizia, inviate prima dell’alba assieme agli agenti, hanno fatto un lavoro accurato. E la parola è passata a un giudice, che dovrà decidere se e quando i manifestanti  avranno il diritto di tornare nel  parco. Che la vicenda non sia ancora finita, tuttavia, lo si è capito con chiarezza.

Nel cuore della notte, oltre mille poliziotti in pieno assetto antisommossa hanno circondato tutto il vasto spiazzo in cui i giovani si erano accampati dal 17 settembre e le strade circostanti e hanno ordinato agli occupanti delle tende di sgomberare in fretta. I giornalisti sono stati tenuti lontani ed è stato impedito loro di avvicinarsi.

«La città ha stabilito che la continua occupazione dello Zuccotti Park rappresenta un rischio per la salute e la sicurezza anti-incendio», ha spiegato un volantino distribuito dagli agenti, «rimuovete immediatamente tutte le vostre proprietà». Svegliati di soprassalto, gran parte dei manifestanti hanno obbedito senza opporre resistenza, mentre il sito web del movimento trasmetteva il messaggio «Tutto il mondo sta  guardando». Un piccolo gruppo ha deciso di incatenarsi agli alberi e cercare di resistere allo sgombero. «Ci hanno dato venti minuti per raccogliere le nostre cose. E’ stato penoso da guardare», ha raccontato Sam Wood, uno dei manifestanti. L’azione della polizia, che secondo le descrizioni  fatte dai testimoni è stata molto meno pacifica di quanto abbia sostenuto il portavoce della città, Paul Browne, e si è conclusa con un centinaio di arresti.

Da parte sua il sindaco Michael Bloomberg è stato rapido nello spiegare la sua decisione: «I dimostranti, e il pubblico in generale, sono benvenuti quando vogliono esercitare i diritti garantiti dal Primo Emendamento, ma non avranno il permesso di usare tende e sacchi a pelo e dovranno rispettare le regole del parco», ha spiegato in un messaggio inviato a Twitter. «I manifestanti hanno avuto due mesi per occupare il parco con tende e sacchi a pelo, ora dovranno occuparlo con la forza dei  loro argomenti», ha aggiunto.

Che andasse a finire così, in un certo senso, era scontato. Da quando il movimento di protesta di Occupy Wall Street ha cominciato a diffondersi  nelle altre grandi città statunitensi e all’estero, gli incidenti sono stati parecchi e diversi sindaci, ultimo, lunedì, quello di Oakland, California, hanno deciso di far sgomberare con la forza i gruppi che si era accampati negli spazi pubblici e nei parchi.

Anche a New York, che pure è una città generalmente tollerante, la continua presenza dei dimostranti di Occupy Wall Street aveva suscitato nelle ultime settimane le proteste degli abitanti del quartiere e le preoccupazioni della società proprietaria dello Zuccotti Park, la Brookfield Office Properties.

Adesso, indipendentemente da quella che sarà la decisione del giudice, il movimento ha comunque vinto una parte della sua battaglia. Già poche ore dopo l’azione, da un lato, i  giornali conservatori di New York come il New York Post hanno esultato per la cacciata dal parco dei «rumorosi e sporchi» manifestanti. Da parte loro, anche i commentatori più vicini alle posizioni di Occupy Wall Street hanno colto l’occasione per invitare i giovani a approfondire rendere meno generico il loro messaggio.

Il movimento, a sua volta, ha dimostrato di non voler essere facilmente zittito. Già a metà mattinata, diversi dei dimostranti arrestati hanno cominciato a tornare alla spicciolata nella zona e hanno cercato di occupare la vicina Foley Square. «Siamo di nuovo qui e cresciamo – hanno fatto sapere – Non si può far sgomberare un’idea il cui momento è venuto». Zuccotti Park, insomma, è rimasto vuoto. La discussione su una protesta ormai diventata mondiale, tuttavia, è diventata più attuale di prima.

di Gianna Pontecorboli