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Moni Ovadia: “L’eredità di B? Una sottocultura di tette e culi”

Tra i promotori della manifestazione “Riprendiamoci il campo” organizzata a Milano il 12 novembre, l’autore Moni Ovadia legge brani tratti dal “Discorso agli ateniesi” di Pericle, scritto nel 461 a.C. Il trattato sulla democrazia, i cui capisaldi sono giustizia uguale per tutti e senso del bene pubblico, inteso come riconoscimento del merito e non come privilegio, fondamenti delle democrazie occidentali moderne. Prende spunto dai classici per una riflessione su cosa sia la democrazia in Italia oggi. La questione politica quindi è una questione culturale. “Senza un grande lavoro sulla cultura” – ammonisce l’attore – “saremo sempre in balia di populismo e tiranni”. “B. ci ha prima devastati con la sua sottocultura di barzellette, tette e culi, dopodiché vincere politicamente è stata una naturale conseguenza”. “Oggi è dunque un momento di respiro, ma anche malinconico, perché noi avremmo dovuto sconfiggere B. con un voto travolgente, per spazzare via l’eredità del berlusconismo”. Ma ora che B. è caduto, tutto cambierà? “No” ci risponde secco Ovadia “ancora una volta ci appelliamo all’uomo della provvidenza, oggi SuperMario. Non temiamo facili illusioni. Si può parlare di Democrazia quando sono i Mercati finanziari a decidere dei nostri destini?  di Giovannij Lucci