Politica

Berlusconi si è dimesso, ma ora tocca agli italiani

Se un marziano sbarcasse in Italia, senza prima aver letto la Costituzione della Repubblica, penserebbe di trovarsi in un sistema oligarchico, e non in una democrazia. Sentirebbe parlare dappertutto della “Casta”, di quanto i politici siano degli esseri vergognosi, di come non valga assolutamente la pena pagare le tasse allo Stato. Come se i cittadini italiani non avessero eletto i propri rappresentanti liberamente. I marziani avrebbero l’impressione che le leggi del paese siano state imposte da un’entità esterna in contrasto con la volontà popolare. Se fossero sbarcati ai tempi di Tangentopoli, ascoltando gli italiani infuriati contro i loro governanti, avrebbero pensato di assistere al rovesciamento di un regime oligarchico a furor di popolo. Se sbarcassero adesso, penserebbero di assistere al rovesciamento, fra i fischi e le contestazioni, del regime di un Sovrano assoluto impazzito.

Fino a che la mentalità italiana non cambierà, difficilmente le cose potranno cambiare veramente per il meglio. Non vi è stato cambiamento per il meglio dopo Tangentopoli, anzi. Forse non vi sarà cambiamento per il meglio adesso dopo la “caduta” di Berlusconi. E’ vero, molti di coloro i quali si comportavano da lacchè del Sovrano ora lo criticano apertamente, in bello stile trasformistico italico. Persino la Confindustria, prima allineata fedelmente al Sovrano, afferma che così non si può andare avanti. E vorrei vedere: tassi d’interesse così elevati e un sistema finanziario sull’orlo del tracollo non fanno bene alle imprese. Ma sono conseguenze che gli imprenditori di Confindustria avrebbero potuto facilmente prevedere, viste le politiche perseguite dal governo che fino ad un minuto fa essi sostenevano. Bisogna che i cittadini e le imprese trovino normale pagare le tasse, non vogliano più far uso della corruzione, cerchino di contrastare le mafie, abbiano voglia di far andar avanti chi è più bravo, la smettano di favorire gli amici degli amici degli amici.

Forse una severa legge che mandi in galera gli evasori e i corrotti potrebbe forzare questo cambio di mentalità. Ma quale governo avrà la forza di imporre una tale legge? Alle prossime elezioni, milioni e milioni di elettori daranno il voto alle forze politiche che risulteranno più inclini a dare mano libera agli evasori, a fare condoni fiscali e edilizi, a non contrastare più di tanto la corruzione e le mafie. Perché questo è l’interesse principale di milioni di elettori. E un altro tipo di elettori non darà abbastanza forza a schieramenti che pongono questi problemi in cima alla lista delle loro priorità. E infatti dopo Tangentopoli andò proprio cosi. Cademmo dalla padella nella brace. L’evasione, la corruzione e tutte le belle cose derivanti dalla mentalità italiana crebbero fino ai giorni nostri.

L’Italia non è l’unico paese al mondo con questo tipo di problemi. Però, nell’area Euro, la Grecia è l’unico altro paese con un livello simile di evasione fiscale e corruzione, e questo non è di buon auspicio. La corruzione e l’economia sommersa sono diffuse in molti paesi in via di sviluppo, ma in cambio questi hanno degli stipendi medi che sono solo una frazione dei nostri. L’evasione fiscale, la corruzione e le pratiche clientelari impattano negativamente sulla gestione della finanza pubblica di un paese, sulla sua capacità di generare innovazione e la sua competitività internazionale.

Una cosa è sicura: nel mondo globalizzato, come si sta configurando da vent’anni a questa parte, un paese sviluppato che si basa sull’evasione, sulla corruzione e sulla non-meritocrazia è destinato ad essere letteralmente spazzato via dalla concorrenza internazionale. Una gran maggioranza dei suoi cittadini è destinato ad impoverirsi inesorabilmente. L’abbassamento della qualità della vita in Italia è già sotto gli occhi di tutti. Spero che il fattore chiave, a spingere verso un cambio di mentalità, non sarà un ulteriore forte impoverimento di questa maggioranza di cittadini.