Emilia Romagna

Veleni al Sant’Orsola: condannato l’ex professore di oculistica Meduri

Il reato è stato derubricato da estorsione a minacce, ma la condanna è rimasta identica alla richiesta del pubblico ministero: due anni e quattro mesi.

Due anni e quattro mesi. È questa la condanna che i giudici del tribunale di Bologna hanno inflitto dopo dieci ore di camera di consiglio a Renato Meduri, ex professore di oculistica ora in pensione, e alla moglie oculista, Lucia Scorolli, l’unica presente in aula, nel processo per le minacce nel 2007 al collega Emilio Campos. già direttore della prima clinica di oculistica del Sant’Orsola a Bologna e docente ordinario dal 1994.

La pena è la stessa richiesta dal pubblico ministero Enrico Cieri, ma non si tratta però dello stesso reato, derubricato da estorsione aggravata a minacce e violenza a pubblico ufficiale. Sarebbero loro, Meduri e Scorolli, i mandanti, mentre per gli altri due imputati, gli autori materiali, le pene sono state diminuite rispetto alle richieste della Procura. Un anno e sette mesi (contrariamente alla richiesta di un anno e otto mesi) con le attenuanti generiche per Remo Grassetti, broker assicurativo di Macerata ed esperto di arti marziali, e due anni (due anni e quattro mesi la pena richiesta) per Roberto Talarico, autotrasportatore torinese di origini calabresi.

I quattro sono stati condannati, però, non per estorsione, come chiesto dal pm, ma solo per minaccia e violenza a pubblico ufficiale. La corte, presieduta dal giudice Grazia Nart, ha dunque riqualificato il fatto non credendo alla tesi della Procura che vedeva un fine patrimoniale nelle minacce, ma ha al contrario sostenuto la sola intenzione di forzare la volontà dei commissari, che rivestono la funzione di pubblico ufficiale.

La corte ha inoltre condannato gli imputati al risarcimento dei danni in favore delle parti offese. Trenta mila euro per il professor Campos, dieci mila sia per l’Università di Bologna sia per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e venti mila euro per la madre di Campos, anche lei oggetto di minacce.

La sentenza è stata contestuale, cioè già motivata in quaranta pagine depositate dal Tribunale. Le difese ora avranno quindici giorni per impugnare in appello la decisione, come hanno dichiarato di voler fare, oltre all’intenzione espressa di richiedere la sospensiva del risarcimento.

Si dice “parzialmente soddisfatto” l’avvocato Raffaele Della Valle, difensore di Lucia Scorolli, perchè “si è passati dall’estorsione alla minaccia e questo è un passo in avanti. Ci meravigliamo però per l’entità della pena e per una richiesta di risarcimento spropositata”. Mentre Lucia Scorolli, l’unica dei quattro imputati presente in aula, è “amareggiata. Ci dispiace, comunque intanto non sono un estorsore”.

La vicenda che ha portato alla condanna in primo grado risale a circa quattro anni fa. Il processo è ruotato intorno al bando di concorso per professore associato di oftalmologia dell’Alma Mater, al quale partecipò la moglie del professor Meduri, Lucia Scorolli, responsabile quest’ultima dell’unità operativa di oftalmologia del policlinico Sant’Orsola. Il professor Meduri, 74 anni, avrebbe sospettato un intervento di Campos per impedire la vittoria della moglie, le cui credenziali non furono sufficienti ad aggiudicarsi il concorso e a quel punto tra i due medici sarebbero volate parole grosse e le prime intimidazioni. Tra queste la frase “te la farò pagare”, attribuita a Meduri nei confronti di Campos.

La tensione, poi, sarebbe salita ancora, arrivando a minacce vere e proprie e a incursioni nello studio del medico “vittima”. Ci sarebbero stati, inoltre, altri episodi, come i proiettili recapitati all’anziana madre che vive a Trieste e altri bossoli inviati via posta a Campos. Nel frattempo quest’ultimo, a cui venne assegnata una scorta, presentò un esposto da cui presero avvio le investigazioni affidate alla Digos.

Nel corso del processo sono stati sentiti come testimoni nomi eccellenti, come Fabio Roversi Monaco e Pier Ugo Calzolari, ex rettori dell’ateneo bolognese. Ma il nome di Roversi Monaco emerse anche nel corso delle indagini perché Scorolli, in un’intercettazione, aveva parlato di lui come uno dei nemici che cercava di evitare una sua eventuale nomina, facendo poi riferimento all’esistenza di una lobby massonica a lei contraria. Un fatto, questo, che poi la portò a iscriversi a una loggia bolognese, la Hiram, ma senza alcun successo. Roversi Monaco si è sempre detto estraneo alla vicenda, ma cercò di aiutare Campos vista l’amicizia fra i due.