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Vertice Ue, perché Sarkozy non ha molto più da ridere di Berlusconi

Per il presidente francese il vertice di oggi vale molto più delle decisioni politiche che verranno prese. Non solo l'euro, non solo l'Italia e i rapporti complicati con Berlusconi, per l'inquilino dell'Eliseo il successo alla Ue vale un passo fondamentale per la riconferma

Facile sorridere di Berlusconi. Ma in realtà Nicolas Sarkozy di motivi per divertirsi non ne ha così tanti. In patria è in difficoltà, fortissime: da mesi ai minimi nei sondaggi, la sua popolarità si sta ulteriormente deteriorando da quando le primarie socialiste hanno individuato in François Hollande un valido candidato alle presidenziali del 2012. E’ a quell’appuntamento che l’attuale Presidente francese mira e pensa costantemente, anche quando discute di Europa o si divide fra trasferte lampo in Germania e a Bruxelles. E proprio il vertice europeo di oggi può rappresentare per il nostro una possibiltà di risalire la china. O di precipitare ancora di più. Sarkozy si gioca molto del suo futuro. E lo sa.

Drammatizzare, sperando di essere il salvatore – E’ una tecnica che ha già sperimentato a più riprese. A Sarkozy piace accrescere la tensione per poi trionfare sulla scena (meglio se con un’intervista tv, trasmessa contemporaneamente sulle maggiori reti del Paese), proclamando che senza di lui sarebbe andato tutto a rotoli. Ieri sera ha detto che «mai l’Europa è stata così vicina all’esplosione». Già qualche giorno prima aveva sentenziato: «Il destino dell’Europa si gioca in pochi giorni». Sempre con un occhio ai sondaggi, sfortunatamente per lui ancora molto, molto negativi. Se oggi a Bruxelles si concluderà qualcosa, di sicuro salterà sull’occasione per dire che è stato grazie a lui. Se le cose andranno male, avrà perso davvero una bella occasione.

Quei maledetti sondaggi: Hollande vola – Secondo un’inchiesta appena condotta da Viavoice, solo il 33% dei francesi dà fiducia a Sarkozy «per migliorare la situazione economica della Francia». La quota sale al 48% nel caso del candidato socialista alle prossime presidenziali. Ed è il 45% degli intervistati a volere Hollande come Presidente. Appena il 27% punta a Sarkozy. E’ evidente che c’è poco da sorridere. Per questo conta tanto sul vertice di oggi. Il suo decisionismo (talvolta solo apparente) può oggettivamente servire in certi frangenti internazionali, come avvenne per la crisi in Georgia nell’estate 2009 o in quella finanziaria del 2008. Lui, ogni volta, sa «spendere» bene questi successi a Parigi, per compensare le mancate promesse del suo programma elettorale del 2007.

Odore di scandali, ma stavolta c’è qualcosa di più – Da quando era poco più che un ragazzino e diventò a sorpresa sindaco di Neuilly-sur-Seine, sobborgo chic di Parigi, Sarkozy si è creato una rete di amici facoltosi. Ha sempre navigato fra il mondo della politica e quello dei soldi (quando Berlusconi ricorda, un po’ sdegnoso, che fu avvocato di Mediaset a Parigi negli anni ’90, ha ragione: è verissimo). A lungo, grazie a media fin troppo rispettosi e a una magistratura non così indipendente rispetto al potere politico come quella italiana (in Francia l’azione penale non è obbligatoria), i sospetti si sono accumulati sulla sua testa. E basta. Negli ultimi tempi, però, le cose stanno cambiando, grazie alla determinazione di alcuni giornalisti (soprattutto di nuovi siti d’informazione) e al coraggio di certi magistrati. Ad esempio, l’inchiesta sulle presunte tangenti che avrebbe incassato alla metà degli anni 90 per alcune forniture militari al Pakistan (l’affaire Karachi), va avanti, eccome. Proprio ieri, il settimanale L’Express ha indicato che il giudice Renaud Van Ruymbecke sta procedendo a una verifica sul patrimonio immobiliare di Edouard Balladur, in quegli anni «padrino» politico di Sarkozy.

I (difficili) rapporti con Angela – Ultimo motivo per non sorridere: le difficili relazioni con la cancelliera. Siamo davvero lontani anni luce dal reciproco rispetto (e perfino l’affetto) della coppia Mitterrand-Kohl. Sebbene niente trapeli ufficialmente, Sarkozy non sopporta la freddezza e la scarsa flessibilità della tedesca. Quanto a lei, lo scruta come un Berlusconi appena «migliorato». Quando, la scorsa settimana, lui è volato a Francoforte per incontrarla, proprio mentre Carla Bruni dava alla luce la loro figlia, la Merkel gli ha fatto frettolose congratulazioni per il lieto evento. Lui se l’è presa tantissimo. Domenica scorsa, a Bruxelles, Angela ha cercato di recuperare, offrendogli un orsacchiotto di peluche per la nascitura davanti alle telecamere e intrattenendosi subito dopo al telefono con Carlà…

A salvare la situazione ci sono i consiglieri di Sarkozy. E’ una delle differenze fondamentali fra lui e Berlusconi. Nicolas ama circondarsi di imprenditori e di politici di fama anche dubbia. Ma sa che occorrono pure i tecnici, per lavorare sui dossier più complicati. Il suo fiuto per scovare consiglieri preparati è indubbio. Le trattative con la Germania sul futuro dell’euro sono state affidate al direttore del Tesoro, Ramon Fernandez, e al segretario generale dell’Eliseo, Xavier Musca. Soprattutto quest’ultimo, un corso puro e duro, ha un contatto diretto con la Merkel: con lei e il suo entourage parla più spesso dello stesso Sarkozy. Molto del possibile successo del vertice di oggi risiede nelle mani di Fernandez e Musca. Anche il futuro politico del loro Presidente.