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Medvedev: “E’ una bella notizia” <br>Barroso: “Fine dispotismo”

I vertici dell'Ue invitano il Consiglio nazionale transitorio ad avviare "una “transizione democratica, pacifica e trasparente”, mentre il segretario di stato Usa Hilary Clinton frena gli entusiasmi, rilevando come la morte di Gheddafi non porterà necessariamente "la fine dei combattimenti"

La ”riferita morte” di Muhammar Gheddafi “segna la fine di un’era di dispotismo e repressione della quale il popolo libico ha sofferto troppo a lungo”. Così si sono espressi i vertici Ue, Josè Manuel Barroso e Herman Van Rompuy, in una dichiarazione congiunta e hanno poi rivolto un appello al Consiglio nazionale di transizione affinché “persegua un processo di riconciliazione ampio che coinvolga tutti i libici, consentendo una transizione democratica, pacifica e trasparente”. Soddisfatto il premier del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) libico, Mahmoud Jibril: “Aspettavamo da molto tempo questo momento”. Secondo il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, che si trovava in visita a Kabul “la fine di Gheddafi non significa necessariamente la fine dei combattimenti in Libia”, mentre per il primo ministro inglese David Cameron: “Dopo questa notizia, la popolazione libica oggi ha un’opportunità ancora più grande di costruire un futuro democratico e forte”.

Il leader del Cremlino Dmitri Medvedev ha dichiarato: ”Speriamo che ci sia la pace in Libia e che tutti coloro che stanno governando lo Stato, i diversi rappresentanti delle tribù libiche, raggiungano un accordo finale sulla configurazione del potere” e si è auspicato che lo stato “diventi un moderno stato democratico”. Il principe Idris al-Senussi, nipote dell’ultimo re di Libia di cui porta il nome, commenta così la notizia dell’uccisione dell’ex leader libico: “Un’era si è chiusa, ora la Libia può cominciare a pensare al suo futuro”.