Politica

Il discorso di Maroni al Senato: “Tremila incappucciati sono nuovo terrorismo urbano”

Il titolare del Viminale riferisce in aula quanto accaduto sabato scorso a Roma e ricostruisce la composizione del blocco nero. E dice: "Non servono leggi speciali, ma norme specifiche"

Il Ministro dell'interno Roberto Maroni

Un discorso netto, che parte da ciò che è accaduto sabato a Roma per arrivare a quanto potrà accadere in futuro. E il futuro, in tal senso, è dietro l’angolo: domenica in Val Susa c’è la manifestazione dei No Tav. Rischio incidenti altissimo e un dato di fatto: “ci troviamo di fronte ad una nuova forma di terrorismo”. Che va combattuta al più presto. E’ stato un Roberto Maroni preoccupato e determinato al tempo stesso quello che oggi ha riferito al Senato sui fatti di Roma. Se la diagnosi è “terrorismo urbano”, la cura per il ministro dell’Interno “non sono nuove leggi speciali, ma norme specifiche”. E per approvarle il titolare del Viminale ha chiesto l’aiuto di tutte le parti politiche.

Chi erano i violenti – “Tremila incappucciati sono una nuova e inedita forma di terrorismo, che potremmo definire terrorismo urbano. Erano quasi tutti italiani e non c’era nessun black bloc venuto dall’estero. Erano rappresentanti dei collettivi anarchici e dei centri sociali. La guerriglia urbana ha prevalso sugli slogan dei manifestanti pacifici. Volevano una nuova Genova: non ci sono riusciti perché è stato ottimo il lavoro delle forze dell’ordine, che ringrazio”: il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha descritto con queste parole la composizione del cosiddetto blocco nero che ha causato gli scontri di sabato scorso nella capitale: “Tremila antagonisti, 400 anarchici e varie anime, non tutte concordi nell’azione di lotta: Askatasuna Torino, Gramigna Padova, Carc (di Latina, Livorno e Napoli), Corsari Milano, anarchici di Firenze, Acrobax di Roma, Rash (Red and Anarchist skinheads), un gruppo dei Disoccupati organizzati di Napoli, ultras romanisti, in particolare il gruppo dei Feddayn, laziali e di altre squadre italiane, collettivo autonomo Caos Bologna”. Come operano i violenti? Secondo Maroni non ci sono dubbi: “Gruppi anarchici, centri sociali e ultras di estrema destra, allenatisi sia nei tumulti in Grecia che, soprattutto, in Val di Susa, arrivano alla spicciolata, non hanno armi con loro, si confondono con la gente e prendono le armi dalle strade, spranghe e tubi dai cantieri cittadini e utilizzando ciò che trovano”.

Le norme attuali – Il titolare del Viminale, poi, ha sottolineato come le le norme attuali non consentono azioni preventive, così come testimoniato da un episodio ben preciso: il fermo di un’auto i cui occupanti, in procinto di partecipare al corteo, erano in possesso di armi. Sono stati bloccati, ma non potevano essere arrestati perché la legge non lo permette. “Le informazioni sul movimento dei violenti c’erano tutte – ha detto Maroni – ma le norme di legge attuali non consentono di procedere a fermi e arresti di chi è solo sospettato di volere partecipare a violenze di piazza”.

La guerriglia ora per ora – Il ministro dell’Interno in seguito ha ripercorso la giornata di guerriglia urbana, con i primi incidenti, la decisione di non intervenire per non penalizzare il corteo pacifico e l’azione delle forze dell’ordine all’incrocio tra via Labicana e via Merulana, ovvero il primo snodo dove si è potuto intervenire. L’obiettivo dei manifestanti violenti, secondo Maroni, era quello di arrivare ai palazzi del potere. Nel trasferimento dei contingenti, i violenti hanno distrutto tutto, per un bilancio di oltre 5 milioni di euro. “L’intervento delle forze dell’ordine ha disperso i violenti – ha detto Maroni – che si sono ricompattati in piazza San Giovanni, dove nel frattempo era arrivata la testa del corteo. C’erano tremila uomini per garantire la sicurezza e anche gli idranti che non si utilizzavano da oltre vent’anni”.

Rischio in Val di Susa e autunno caldo – Il ministro degli Interni successivamente ha posto l’accento sui rischi di quanto potrà accadere domenica prossima alla manifestazione (“se ci sarà”) in Val Susa. In tal senso Maroni ha ripreso una dichiarazione di uno dei leader di No Tav, Alberto Perino, per sottolineare che potranno esserci scontri violenti e ha chiesto agli enti e alla gente da dissociarsi da quelle parole (qui la videointervista della Stampa a Perino). In generale, il ministro legge in questo clima la preparazione a un “autunno caldo”. Maroni, poi, ha annunciato lo stanziamento straordinario di 60 milioni di euro per l’ordine pubblico entro la fine del 2011.

No leggi speciali, ma norme specifiche – “C’è una nuova entità da combattere: gli anarco-insurrezionalisti. Non ci vogliono leggi speciali, ma norme specifiche: estensione all’arresto in flagranza differita, come accade nelle manifestazioni sportive; provvedimento di polizia preventiva sulla scia del Daspo o di quanto fatto in Inghilterra da Blair; aggravanti speciali su reati comuni quando avvengono in piazza; obbligo per gli organizzatori a presentare idonee garanzie patrimoniali  atte a coprire eventuali danni”. Maroni, poi, ha chiesto collaborazione a tutte le parti politiche per garantire il diritto di manifestare e, soprattutto, quello ad avere città sicure. Ricapitolando, quindi, la proposta di Maroni prevede: arresto in flagranza differita, Daspo anche per i cortei, uno specifico reato associativo per chi esercita violenza aggravata nelle manifestazioni, maggiori tutele giuridiche per gli operatori di polizia e l’arresto obbligatorio per chi in prossimità delle manifestazioni viene trovato in possesso di veri e propri kit di guerriglia urbana. Gli anarchici, ha sottolineato Maroni “sono poco strutturati, è quindi difficile dimostrare il vincolo associativo. E’ con questa realtà che, senza ricorrere a leggi speciali, bisogna fare i conti da qui in avanti”.

La proposta di Roberto Maroni è stata salutata con grande soddisfazione dal sottosegretario Carlo Giovanardi, che ritiene giusta la pseudo fideiussione che deve versare chi organizza una manifestazione. Mentre l’aula discute, fuori da Montecitorio monta la protesta dei sindacati di polizia, che manifestano contro i tagli alla sicurezza.

QUI IL RESOCONTO STENOGRAFICO DELL’INTERVENTO DI MARONI E DEL DIBATTITO AL SENATO