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Fini: “Bossi lascerà Berlusconi, andremo <br/>a votare a marzo del 2012. Con il Porcellum””

Intervistato da La Stampa, il presidente della Camera si dice sicuro delle elezioni anticipate e distilla giudizi durissimi sul premier: "Vivacchierà fino a Natale per fare altre leggi ad personam". E il candidato del Pdl "sarà ancora lui"

Bossi mollerà Berlusconi e andremo a votare a marzo 2012. Così il Cavaliere avrà il tempo di approvare qualche legge ad personam per risolvere i suoi guai giudiziari. A dirlo non è un indignado in piazza, ma la terza carica dello Stato, il presidente della Camera Gianfranco Fini. “Berlusconi è il primo a sapere che c’è una grande distanza tra le cose che ha promesso e quelle che ha realizzato”, afferma Fini in un’intervista a Marcello Sorgi su La Stampa. “Proverà a vivacchiare fino a Natale, farà di tutto per ottenere l’approvazione di nuove leggi ad personam, poi andrà alle elezioni. Presto, molto prima di quanto ci si possa aspettare. Sarà Bossi a staccare la spina. Andremo alle urne a marzo 2012″. E’ uno scenario che circola sottotraccia anche tra i dirigenti leghisti: Umberto Bossi vuole rompere con il Cavaliere, assicurandosi però le elezioni subito, senza passare per governi tecnici o “di decantazione” che dir si voglia.

Secondo Fini, andremo alle urne con un anno d’anticipo e con la vecchia legge elettorale: “Si voterà con l’attuale legge per rinviare il referendum. Tutti hanno capito che andrà così. Un presidente della Camera in versione oracolare si spinge anche a delineare gli schieramenti della competizione elettorale prossima ventura: “Sono sicuro che saranno tre. La novità sarà il terzo polo che ha grandi potenzialità e potrà intercettare tutto lo scontento che viene dagli elettori del centrodestra e anche parte di quello del centrosinistra”. E probabilmente il candidato del Pdl sarà di nuovo Silvio Berlusconi: “Se non lo chiede lui, sarà il partito a chiederglielo. Non vedo vere alternative nel Pdl”.

L’intervista a La Stampa è infarcita di giudizi drastici sull’ex alleato. Secondo Fini, Berlusconi ”proverà a vivacchiare più o meno fino a Natale e farà di tutto per ottenere l’approvazione di nuove leggi ad personam, indispensabili per trasformare quelli che lo riguardano in processi prêt-à-porter”. Dopo la caduta alla Camera sulla Rendiconto finanziario, “pensavo che l’occasione di un chiarimento fosse arrivata. E non perché ci fosse un obbligo giuridico, che non c’è, alle dimissioni. Ma un atto di sensibilità, un gesto politico, nel rispetto della chiarezza, e di una prassi consolidata, questo c’era da aspettarselo”. E ancora, dice l’ex leader di An, favorevole a un governo di “larghe intese” alternativo al Cavaliere, “confesso che ho trovato insopportabile sentir pronunciare l’accusa di sfascio da chi è riuscito a distruggere in tre anni il suo governo, il suo partito, la sua maggioranza e la credibilità internazionale dell’Italia”. Alla fine il governo ce l’ha fatta di nuovo, “ma in ogni caso, quattro deputati della maggioranza non hanno votato la fiducia” .

Parlano anche i deputati protagonisti del voto di ieri alla Camera. “Non mi hanno offerto niente per farmi cambiare idea”, assicura al Corriere della Sera Michele Pisacane di Popolo e Territorio, che in sostanza ha fornito al centrodestra il voto numero 316, quindi la maggioranza assoluta. Certo “non vedendomi arrivare qualcuno del Pdl era un po’ agitato. So che hanno chiamato il mio compagno di partito, il ministro Saverio Romano, ma lui che mi conosce ha risposto: ‘Michele sa cosa deve fare’”.

E Luciano Sardelli, protagonista di convulse consultazioni con il premier per tutta la mattinata? “Ho resistito al grande seduttore”,seguendo “finalmente la mia coscienza”, spiega a Repubblica e al Messaggero. Perchè “non sopportavo più che la gente mi gridasse ‘vergogna, venduto’…”. Ma che cosa gli ha detto Berlusconi in quelle ore di passione? “L’ha messa sul piano personale”, affermando che trovava “incomprensibile il mio atteggiamento, visto il nostro legame”. Ma la risposta, racconta ancora Sardelli, è stata: “Guarda, ti sto facendo un favore perché se cade questo governo che ha enormi problemi e poca forza, ti liberi di un peso. Gli ho detto: ‘Presidente, se lasci il governo trovi la pace. Sarai ricordato come un grande statista che per il bene comune ha sacrificato la poltrona’”.