Lavoro & Precari

Ci salveranno centinaia di giovani imprenditori?

Illustrazione sulle intelligenze per il Cna NextTra qualche ora a Bologna inizierà il meeting dei giovani imprenditori Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) denominato Cna Next. L’appuntamento è informale e aperto alla cittadinanza (da oggi pomeriggio al teatro Comunale di Bologna, con un programma molto ricco), e già questa è una bella notizia. E poi è un incontro che ha un nome apparentemente un po’ bislacco, ma che sa di futuro (almeno per il nostro ingessato Paese): ci si occuperà di intelligenze collettive, di “organismi”, di fare impresa e di fare Rete.

Io qualche domanda ce l’ho per questi giovani imprenditori (tutti sotto i quarant’anni, e questa è un’altra bella notizia). Vorrei sapere come immaginano di poter fare impresa in un momento così delicato e con una rappresentanza politica inesistente. Vorrei chiedere come riusciranno a coniugare una necessaria internazionalizzazione e una flessibilità intelligente con la tutela dei diritti dei lavoratori, requisiti fondamentale per un Paese avanzato quale (dovrebbe essere) il nostro. Vorrei interrogarli su come si combinano da noi il coraggio, la ricerca, l’intraprendenza, i privilegi e le posizioni di rendita, in un puzzle coi tasselli ancora messi in ordine sparso.

Però io ci credo in questi giovani imprenditori, soprattutto se riusciranno a capire quanto sia strategico oggi divenire nuovi artigiani digitali, valorizzare il capitale umano e il profitto.

Il 13 settembre scorso in un pezzo sul Corriere intitolatoChi ci salverà? Migliaia di giovani imprenditori così dichiarava Edoardo Nesi, vincitore del Premio Strega con Storia della mia gente, a proposito della necessità di crescere con imprese piccoli e capitani coraggiosi:

“Abbiamo bisogno di nuiove aziende. Aziende che usino la globalizzazione anziché subirla, che ricordino la cruda lezione del declino del manifatturiero e siano capaci di superarla e sublimarla. Aziende che producano soltanto prodotti impossibili da fabbricare a prezzi ridicolmente più bassi in Cina o in India o in Vietnam. Aziende diversissime tra loro: aziende senza neanche una macchina, che producano e vendano idee ed esistano soltanto su Internet, oppure aziende artigianali che però sappiano mettere in comunione l’artigianato delle mani con un nuovo artigianato del pensiero. Aziende future tutte da inventare, libere di non doversi limitare a innovare l’esistente, ma protese a creare il nuovo”.