Politica

Legge elettorale, Maroni: “Impressionato da firme per referendum, si deve procedere”

VARESE – Leghista sì, ma con moderazione. È un Maroni più istituzionale che mai quello che questa mattina ha risposto alle domande dei giornalisti davanti al santuario di Santa Maria del Monte a Varese, in occasione della ricorrenza di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato. Lascia ad altri le polemiche con il Capo dello Stato sull’esistenza del popolo padano. Dice di aver apprezzato le parole di Diego Della Valle, commenta favorevolmente il dato sulla raccolta di firme per il referendum sul sistema elettorale e apre al dialogo con Confindustria, confessando un po’ di nostalgia per il periodo in cui ha fatto il ministro del Welfare.

In particolare, in merito alle parole di Giorgio Napolitano ha detto “Ha risposto oggi la Padania, quindi non ho nulla da aggiungere”, e poi ha precisato: “Io non commento le parole dei rappresentanti delle istituzioni, men che meno del Capo dello Stato, prendo atto e basta, io sono il ministro dell’interno”. Del resto “Sono opinioni note, non è la prima volta, quindi non mi pare ci siano grandi novità”.

Sulla questione del referendum il ministro non ha usato mezzi termini: “Sono rimasto impressionato dal numero di firme raccolte in così poco tempo, quindi è un segnale forte che va ascoltato e credo che si debba procedere al referendum. Non so se il parlamento si metterà a riformare la legge elettorale, ma se riforma la legge elettorale dovrebbe riformarla nel senso del referendum”.

Roberto Maroni, poi, ha dedicato un commento alle parole di Diego Della Valle, apparse nelle pagine pubblicitarie di molti giornali. “Sono parole pesanti, ma che con il dovuto distinguo che lui fa sono anche io penso, almeno parzialmente condivisibili. Conosco Della Valle, lo stimo, è un grande imprenditore e ha le sue opinioni ma ha anche il coraggio di esprimerle pubblicamente cosa che non tutti fanno e gli riconosco quindi questo merito. Siccome non fa di tutta l’erba un fascio, mi pare che sia almeno una cosa da prendere in considerazione. Un grido d’allarme che viene da un imprenditore che tiene alto nel mondo il made in Italy e che non possiamo liquidare semplicemente come mi pare abbia fatto la Bindi con una battutaccia”.

C’è stato spazio anche per un commento sul manifesto delle imprese. Il ministro leghista, pur ribadendo le chiusure del Carroccio sulla questione della revisione delle pensioni di anzianità, ha espresso un’apertura sugli altri temi proposti: “si può discutere su tutti i punti, tranne uno, quello delle pensioni di anzianità perché questo è il chiodo fisso di Confindustria, io non sono d’accordo perché c’è un rapporto della Commissione Europea che dice che il sistema previdenziale italiano è stabile nel rapporto sul Pil fino al 2060, anzi diminuisce, quindi di tutto c’è bisogno tranne che di intervenire sul sistema delle pensioni di anzianità. È una cosa ideologica. Sugli altri punti mi pare che la richiesta di discussione sia sacrosanta, non compete a me naturalmente, essendo il ministro dell’interno, però un po’ di nostalgia di quando facevo il ministro del welfare ce l’ho”.

Sempre in tema di imprenditori, non è passata inosservata l’assenza di relatori del mondo politico all’assemblea dei giovani industriali di Capri. Una circostanza su cui Maroni è intervenuto sostenendo che non ci sono rischi di allontanamento dei giovani dalla politica e che, al contrario, sia da interpretare come “un segnale di forte interesse per la politica, di forte critica, la cosa grave sarebbe l’indifferenza. Questo è un segnale forte che dimostra quanta passione ci sia e quanto interesse, è un altro segnale che la classe politica deve ascoltare, non può più chiudersi e arroccarsi nel castello dei palazzi romani. C’è tempo e c’è modo per recuperare il rapporto con i cittadini, bisogna darsi una bella mossa, ma la parte responsabile della classe politica sono certo che è pronta a fare la mossa giusta”.