Politica

Romano si salva e va Berlusconi <br/> Di Pietro: “Voto di scambio, come tra mafiosi”

La Camera respinge la mozione di sfiducia per il ministro delle Politiche agricole. Che in Aula dice: ''Quello che un tempo era l'ordine giudiziario ormai ha soverchiato il Parlamento e ne vuole condizionare le scelte”

Il ministro dell'Agricoltura Saverio Romano

“Non ci saranno sorprese”. Umberto Bossi lo aveva garantito: il voto su Saverio Romano è certo, sicura la “salvezza” per il ministro delle politiche agricole accusato di associazione esterna di stampo mafioso. E così è stato: la mozione di sfiducia è stata respinta con 315 voti, favorevoli 294. Polemiche sull’astensione dei Radicali, inattesa. Tanto che il Pd sta valutando l’espulsione. “E’ stato un comportamento incomprensibile e intollerabile”, ha detto il capogruppo Dario Franceschini. Comunque il risultato era annunciato. Incassata la vittoria, Romano è andato da Silvio Berlusconi. “Ci siamo abbracciati, abbiamo fatto i conti, 315 più gli assenti giustificati, la maggioranza è di 325”, ha riferito.

Ma bastava ascoltare il suo intervento in aula per capire quanta il ministro era certo del risultato a suo favore. Quasi una sfida. Tanto da attaccare la magistratura, sostenendo che “vuole sostituirsi al Parlamento”, e da definire “odiosa” la mozione di sfiducia nei suoi confronti. Ma l’autodifesa è arrivata soltanto dopo i messaggi di solidarietà ricevuti dalla maggioranza. In particolar modo della Lega. Bossi, entrando a Montecitorio, ha sostenuto che Romano “bisogna giudicarlo come ministro. Un magistrato voleva assolverlo – conclude – poi è stato rinviato a giudizio, sono beghe tra magistrati”. La posizione della Lega era già stata annunciata dal ministro dell’Interno giorni fa, suscitando numerose polemiche. Ma Roberto Maroni era stato chiarissimo: “No alla sfiducia”.

Tutt’altra linea dunque rispetto al voto espresso su Alfonso Papa, quando il Carroccio votò per aprire al deputato le porte di Poggio Reale. La posizione è dunque cambiata. E Romano ha apprezzato il gesto, tanto da ringraziare Roberto Calderoli in aula, poco prima del voto. I due hanno avuto un breve colloquio, tra sorrisi e cordiali strette di mano. Ma se di sorprese non ne arriveranno dalla Lega, potrebbero regalarle i cattolici della maggioranza, capitanati dall’ormai frondista Beppe Pisanu, presidente della commissione antimafia, fortemente critico con l’esecutivo.

Come l’opposizione, ovviamente. Secondo Antonio Di Pietro “alla Camera, su Romano, ci si sta preparando ad un voto di scambio, così come si fa tra i mafiosi. Lui resta al governo e loro in cambio restano attaccati alle loro poltrone. Questa la chiamo collusione”, ha detto il leader dell’Idv. “Evidentemente – aggiunge – i consigli comunali o regionali si possono sciogliere per mafia, il consiglio dei ministri, no”. E durante il suo intervento Di Pietro definisce “codardo” il ministro Maroni perché assente in aula. Per il Partito Democratico è intervenuto Antonello Soro. “Oggi chiediamo di allontanare l’ombra della mafia dal governo della nostra Repubblica. Per questo voteremo a favore della mozione di sfiducia sul ministro Romano”, ha detto.

Futuro e Libertà ha attaccato in aula a Montecitorio il governo con la satira. Non sua, però, dal momento che il copyright è del vignettista Vauro che oggi su Il Fatto Quotidiano ha prodotto una mega vignetta, una parodia del Quarto Stato del pittore Pellizza da Volpedo, adattandone, per così dire, il nome all’attualità politico-scandalistica di queste settimane, in Patonza da Volpedo. Titolo della vignetta: “Il porno stato”. E i deputati di Fli si fanno sentire quando in aula interviene Silvano Moffa, ex futurista passato ai Responsabili, a cui gridano “venduto”. Ma i momenti di tensione, le grida, i cori sono stati numerosi.

A difesa della maggioranza è intervenuto Sandro Bondi. L’ex ministro alla Cultura, da tempo in silenzio, ha ritrovato il verbo per difendere il collega Romano. “Sono solidale con il ministro Saverio Romano che soffre le conseguenze di una giustizia malata e di una politica che ha completamente smarrito quel confronto duro ma rispettoso della dignita’ delle persone che in passato aveva mantenuto. Solo chi ha subito questo trattamento può comprendere l’amarezza e la delusione verso questa degradazione della politica”, ha detto Bondi.

Romano è poi intervenuto in aula. “L’ordine giudiziario ha soverchiato il Parlamento e ne vuole condizionare le scelte”, ha detto il ministro delle politiche agricole tentando di sminuire le inchieste a suo carico come “le storie dei soliti pentiti”. Il Parlamento, ha aggiunto, ha perso la sua centralità a vantaggio di altri poteri, come quello mediatico. “Io infatti sono stato oggetto di una campagna di aggressione che non auguro a nessuno. Piena, oltretutto, di grossolane inesattezze. In questi mesi mi è stato tolto l’onore, perché i processi sono stati trasferiti in aule improprie, nelle piazze e in Parlamento”, ha detto. “Può un provvedimento giudiziario istruttorio, quale che sia, incidere sulla tenuta di un governo senza che di quel provvedimento nessuno debba rispondere?”. Romano ha lamentato di essere stato tenuto “per anni sulla graticola” da un organo, la magistratura “che non ha nessuna responsabilità”. E comunque, ha aggiunto, la mozione di sfiducia chiesta nei suoi confronti è “odiosa”, ha detto. “Mi sarei aspettato un atto ispettivo”, per capire “come mai un uomo che svolge una funzione pubblica possa essere stato tenuto otto anni sulla graticola”.

Intanto all’esterno di Montecitorio una manifestazione del Popolo Viola e Articolo 21 invoca “Fuori la mafia dallo Stato”. Alle 15.30 era prevista una catena umana, al momento posticipata. “La gente è a lavoro – Gianfranco Mascia, volto storico del Popolo Viola – e poi, diciamocelo chiaramente, è anche un po’ stufa di sbattere contro un muro di gomma eretto da istituzioni che non ascoltano i cittadini. Non ci sentiamo affatto rappresentati da un parlamento e da parlamentari – incalza Mascia, megafono alla mano – che difendono le poltrone piuttosto che gli interessi degli italiani”. Intanto i manifestanti sventolano cartelli di protesta: “Italiani ostaggio del Parlamento”, “Napolitano pensaci tu…”, “Ieri Milanese oggi Romano…” “superlavoro per i servi di Berlusconi”. Ma il più “bacchettato” nel sit-in davanti a Montecitorio appare il Carroccio: “Lega Nord mafia doc”, “Carroccio colluso”, si legge su alcuni dei tanti cartelli anti-Lega. “Se confermeranno la fiducia a Romano – annuncia Mascia – acquisteremo cannoli siciliani da offrire ai parlamentari che passeranno di qua”.