Cronaca

Perché laviamo i piedi alla Marcia della Pace

E’ rivoluzionario fare i pediluvi a chi ha marciato per la pace? Vorrei parlarvi della politica, del corpo, delle sensazioni, delle emozioni e del perché da 17 anni B. ce le suona.

Domenica mattina saremo alla Rocca di Assisi, dove c’è il traguardo della Marcia della Pace.
Come già abbiamo fatto più volte negli anni scorsi noi parteciperemo alla manifestazione con i nostri abiti da clown, i nostri tamburi, i corni, distribuendo limonate biologiche e, muniti di bacinelle di acqua fresca, massaggeremo con unguenti miracolosi a base di essenze preziose, i piedi affaticati dei manifestanti.
La Marcia della Pace è una prova fisicamente impegnativa, si tratta di camminare da Perugia a Assisi, e ci dà grande soddisfazione vedere i sorrisi entusiasti di chi mette i piedi in ammollo.
Ma questa nostra pratica podalica ha anche un significato simbolico, è un modo di comunicare che le lotte, per essere vincenti, devono contenere momenti di festa, di gioco, di arte, di piacere.
E’ possibile organizzare un grande movimento progressista senza occuparsi di organizzare il modo di far mangiare bene i progressisti?
Ti prego di prendere veramente in considerazione questa domanda.
La qualità dei panini che si mangiano durante i cortei ha un effetto diretto sull’efficacia della manifestazione?
Il panino stantio con la fetta di prosciutto ai polifosfati è il nemico da battere nello scontro con il governo delle destre isteriche?

Negli ani ’70 il movimento di contestazione si spaccò sullo slogan “tutto è politica”.
I leninisti ci dicevano che prima dovevamo costruire il socialismo e poi avremmo potuto occuparci delle disuguaglianze tra uomini e donne (che sono una contraddizione “in seno al popolo”).
Le femministe risposero che non si può pensare di costruire un mondo migliore se non si impara a far l’amore in modo diverso.
La sessualità, il modo di nascere, l’educazione dei bambini, la cultura del tempo libero, il cibo, l’arte, il gioco, la socialità, la qualità dei consumi non sono condimenti secondari. Sono l’anima del processo di formazione di persone capaci di inventare il cambiamento. Non cambi il mondo se non cambi la tua cultura, la tua testa, il tuo olfatto.
Quest’idea in questi decenni si è grandemente diffusa ma ancora è poco messa in pratica dai partiti e dai movimenti politici.
Negli ultimi anni ho partecipato a molte riunioni di formazioni ecopacifiste. Si passa un gran tempo a discutere del programma, del modo di garantire democrazia interna e partecipazione ma ci si pone poco il problema di come inventare metodi di lotta e di comunicazione capaci di emozionare, divertire, scioccare e bucare così il muro della censura dei media.

E questo è doppiamente assurdo perché internet ci mette a disposizione strumenti di comunicazione formidabili.
Due ragazzi, con una telecamera da 50 euro e un foglio di carta sono usciti per strada. Uno s’è appeso al collo la scritta “Abbracci gratis” e ha iniziato ad abbracciare i passanti mentre l’altro riprendeva. Hanno messo il video su You Tube che in pochi giorni ha superato il milione di download.


Ne è nato un movimento mondiale, di gente che si ritrova per distribuire abbracci gratis (anche noi lo abbiamo fatto, è veramente divertente).
Dire che vogliamo più amicizia e affetto tra gli esseri umani non basta: devi inventarti un modo pazzesco, capace di far arrivare un’emozione a milioni di persone. Sennò sono solo chiacchiere impotenti.

Sinceramente mi altero un poco quando sento qualcuno che dice “la nostra lotta è fallita perché le tv non ci hanno dato spazio perché sono nelle mani dei caimani”.
Che le tv siano in mano alla feccia dell’umanità lo devi dare per scontato se vuoi migliorare il mondo.
L’abilità dei ribelli deve per forza essere quella di inventarsi modi di comunicare fuori dal coro.
Ma per farlo bisognerebbe organizzare gruppi creativi che si dedicano a inventare azioni spettacolari. Invece si passano mesi a discutere di teorie, sottilizzando sulle sfumature ideologiche, le raffinatezze teoriche, con gran sfoggio di leader e di scissioni assurde, e poi, quando si decide cosa fare in concreto, si prende la prima idea che viene in testa senza dar vita a un vero processo creativo, senza coinvolgere la gente nella cosa più importante da decidere: come si fa a realizzare un’iniziativa vincente?

E’ ora di dirlo che per 17 anni siamo stati sconfitti da un esercito di maghi della comunicazione falsificata, perché loro lavoravano 20 ore al giorno per fregarci in modo geniale mentre noi disprezzavamo la ricerca delle forme efficaci per raccontare le nostre ragioni, buone e giuste.

Non puoi parlarmi della rivoluzione se non mi baci in maniera rivoluzionaria.
Non puoi vincere una rivoluzione se non inventi un modo straordinario per farmi provare emozioni.
Il resto sono chiacchiere fumose.