Diritti

Per la Rai il matrimonio gay non esiste

Ci sono cose che non vorremmo vedere. Ad esempio, violenze tra le mura domestiche, scene di stupri, casi giudiziari di violenze sui bambini. La televisione, però, è piena di queste cose. Volete vedere un’intera serie televisiva nella quale la madre finisce a letto col fidanzato della figlia e si fa mettere incinta? O nella quale la stessa donna cade in un’isola deserta col figlio dell’attuale marito e, dopo aver mangiato bacche allucinogene, crede di aver fatto sesso con lui? O nella quale sempre la stessa donna riesce a sposarsi padre, figlio, fratello di questi? Accendete Canale5 dopo l’edizione del telegiornale dell’una e guardate Beautiful.

Non occorre analizzare l’intero palinsesto televisivo per rendersi conto che la televisione moderna è diventata una massa informe di cose che non vorremmo vedere. E chi osanna la libertà di informazione e di comunicazione, sacrosanta per carità, risponde di solito che è sufficiente cambiare canale. God save the zapping, insomma.

Ma per la Rai non funziona così. Nella serie televisiva Un ciclone in convento – che devo dire non amo particolarmente, ma proprio per questo difendo la libertà di zapping – la Rai ha censurato una puntata in cui appariva un matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Due uomini, insomma, che convolano a nozze tra il giubilo delle sorelle del convento. In Germania la puntata è andata in onda regolarmente perché lì le unioni civili le hanno dal 2001 (si chiamano Lebensgemeineschaft, “unioni di vita insieme”), grazie a una legge intitolata “Legge sulla fine delle discriminazioni per le persone omosessuali“.

In Italia, dove non abbiamo niente, neanche uno straccio di legge contro l’omofobia, c’è pure la censura. Perché questo è, censura. Su che base, non è dato sapere. La possiamo solo immaginare: difesa della morale, dei bambini, della famiglia… Tutte giustificazioni ridicole che non troverebbero neppure la minima considerazione in un paese civile, quale non è evidentemente il nostro.

La difesa della morale è ridicola. Essere gay e amare una persona del proprio sesso non ha nulla a che fare con la caratura morale. Si può essere gay e contemporaneamente brave persone. Dico l’ovvio, ma molti non la pensano così. Evidentemente non sanno di che parlano. Sulla difesa dei bambini c’è poco da dire: le unioni civili e i matrimoni omosessuali esistono in tantissimi paesi occidentali e sono quindi una realtà. Da quando una televisione può censurare una realtà? E che dire delle realtà di Beautiful, messa nell’ora in cui i giovani tornano da scuola? E che dire di Lasko, tanto per dirne uno, un monaco che salta e tira colpi di karate e respinge le pallottole lanciando in aria un coltello? E’ educativo? E le autopsie di Csi all’ora di cena? Tanti pesi, tante misure, quindi. In Italia parlare di unioni civili e omosessualità è ancora un tabù, questa è la verità.

E finiamola con la storia della difesa della famiglia. Se due uomini o due donne si sposano, mica cambia qualcosa per gli eterosessuali, che continueranno a sposarsi con chi desiderano. E continueranno a fare figli anche se i loro amici gay si sposano. La “famiglia”, richiamata solo per ideologia, è solo un feticcio: uomo, donna e bimbo, magari di razza caucasica, uniti in matrimonio. Una “famiglia” che però nella società convive con altre forme, anche loro “famiglie”, di persone legate dall’amore e dalla condivisione. Questa è la verità.

Mi piace ricordare spesso la frase di Hannah Arendt: “La società ha inventato la discriminazione quale arma per uccidere senza spargimento di sangue“. Il silenzio è la prima forma di discriminazione. Non parliamo di ciò che non ci piace, anche se c’è, è lì e in altri paesi impegna le discussioni dei parlamenti. La censura della Rai è l’ombra gettata su ciò che non conosciamo o non vogliamo conoscere, ma che pure esiste. Se non vi piace, cambiate canale.

E chiedetevi cosa succederà quando anche a Beautiful comparirà un personaggio gay.