Politica

Crisi, da Tremonti nessuna ricetta <br/> Anche Bossi boccia l’intervento

Bersani: "Fate pagare a chi avete regalato in questi anni". Casini: "Cominciate dall'abolizione delle province"

Tremonti riferisce davanti alle Commissioni Affari costituzionali e bilancio

Un intervento “troppo fumoso”. La sonora bocciatura arriva da Umberto Bossi. Il leader del Carroccio non usa mezzi termini per commentare l’intervento di Giulio Tremonti alle commissioni congiunte, di Camera e Senato, Affari costituzionale e Bilancio sulla crisi. “Tremonti non ha ancora deciso. Lui e il premier non hanno ancora deciso”. Certo è “che se si toccano le pensioni non si toccano i ricchi ma si colpiscono i poveri”.

Il senatùr si è poi riunito con Roberto Calderoli, i capigruppo e il presidente della commissione Bilancio della Camera Giancarlo Giorgetti. A loro si è poi aggiunto anche Tremonti. Bossi ha sottolineato come le difficoltà degli ultimi giorni a suo avviso siano solo “un tentativo per far cadere il governo”. Temo, ha detto, “che la lettera” inviata dalla Bce “sia stata fatta a Roma”.  Un “tentativo di far saltare il governo”. Un tentativo, gli viene chiesto, che arriva da parte interna o internazionale? E’ l’Europa che spinge troppo? “No”, risponde Bossi secondo il quale “Draghi da qui è andato in Europa ma è sempre a Roma”.

In aula, intanto, Tremonti riferiva alle commissioni congiunte. Diritto di licenziare, tassare di più le rendite, taglio degli stipendi dei dipendenti statali, piena privatizzazione dei servizi pubblici, accorpamento alle domeniche delle festività non religiose, riduzione costi della politica: sono alcune delle proposte avanzate dal ministro dell’economia.

“Il decreto che pone il pareggio di bilancio al 2014 è stato votato alla Camera a metà luglio scorso. Da allora i fatti hanno modificato il corso delle nostre attività, tanto che siamo qua”. Da quando abbiamo scritto la manovra, ha proseguito, “la crisi ha preso un corso diverso, non ancora finito e non facile da prevedere nella sua dinamica. Io non sono accreditabile per formule ottimistiche, casomai per prudenza “La prospettiva era diversa quando era stato costruito il decreto di bilancio. Per inciso “la data del pareggio di bilancio nel 2014 non l’abbiamo inventata noi, è in tutti i documenti europei e prevedeva un percorso progressivo”, ha voluto sottolineare il titolare di via XX Settembre. E oggi, ha detto, arriva “l’indicazione di anticipare la manovra”. E poi ha annunciato la necessità di attuare “una manovra molto forte subito, sul 2012″. Sul lato della crescita serve ”la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali, dei servizi professionali e la privatizzazione su larga scala dei servizi locali”.

Tremonti entra nel dettaglio dei contenuti della lettera Bce all’Italia, richiesti a gran voce da partiti e parti sociali, ancora ieri nel corso dell’incontro a palazzo Chigi. In quella lettera ci sono anche “suggerimenti che riguardano le pensioni di anzianità, le donne nel settore privato, e si formula anche l’ipotesi di tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici”. Ma, puntualizza Tremonti, “anche questo, non è detto che debba essere oggetto dell’attivita’ del governo italiano”.

Al termine dell’intervento di Tremonti si è aperto il dibattito. Il primo a prendere la parola è stato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. “Chi ha di più deve dare di più”, ha detto. “Per fare una legge costituzionale ci in tempo da record ci vogliono sei mesi, non so se abbiamo sei settimane o sei giorni. Noi non dovevamo arrivare qui, non c’era ragione nei fondamentali dell’Italia per cui essere cosi’ esposti nella bufera mondiale. L’economia doveva essere gestita con qualche riforma e la gestione della spesa pubblica. Questo non toglie nulla alla nostra responsabilità e al contributo che daremo”. Per Bersani dunque “la situazione politica italiana e’ nel cuore della crisi, non possiamo essere zittiti su questo: come mai in Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna si è cambiato il governo? Il tema riguarda la possibilità di chiamare il maggior numero di forze a collaborare”. Terzo punto: “Se non facciamo una seconda Maastricht a uno a uno ci mangiano tutti”.

Secondo Pierferdinando Casini “il commissariamento di cui parlano i giornali è un dato di fatto: dobbiamo avere la capacità di capire che noi siamo stati commissariati e non abbiamo armi per opporci al commissariamento, noi dobbiamo prendere atto che il commissariamento c’è”, ha detto il leader dell’Udc. “E voglio dire a tutti i colleghi della opposizione di cui faccio convintamente parte stiamo attenti perché il commissariamento non riguarda solo il governo, ma tutto il sistema politico”. Per Casini “è chiaro che da questa porta stretta o bassa dobbiamo passarci tutti. Un sacrificio comune si prospetta per il nostro paese. Quando ci apprestiamo tutti assieme a questo dibattito e parliamo della situazione economica che stiamo vivendo ci dividiamo in due grandi aree: una che sostiene che l’Italia è nelle condizioni degli altri paesi e chi come me pensa che noi siamo una situazione particolare, esiste una condizione di difficoltà particolare per l’Italia”.